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Giorgia Meloni non pronuncerà mai la parola “antifascista”

Il discutibile comunicato che la premier ha dedicato alle Fosse Ardeatine ha scatenato le reazioni della sinistra, che sta parlando di "riscrittura della Storia". La verità è solo una: pretendere che Meloni elogi la Resistenza è un po' come chiedere al Papa di prendere posizione in favore della procreazione assistita. Non accadrà mai

Foto di Riccardo Fabi/NurPhoto via Getty Images

Oggi si celebra il 79esimo anniversario dell’eccidio della Fosse Ardeatine, quando 335 civili e militari italiani, prigionieri politici, ebrei o detenuti comuni, vennero trucidati dalle truppe di occupazione tedesche come rappresaglia per l’attentato di Via Rasella del giorno prima, in cui persero la vita 33 soldati tedeschi.

La premier Giorgia Meloni ha dedicato alla commemorazione un comunicato che, subito dopo la sua diffusione, ha innescato la polemichetta di giornata. Meloni ha scritto che, settantanove anni fa, «335 italiani furono uccisi solo perché italiani», scatenando le reazioni della sinistra, che in queste ore stanno attaccando il revisionismo storico meloniano.

«No, presidente Meloni: 335 persone non furono trucidate dai nazifascisti alle Fosse Ardeatine solo perché erano italiani. Perché erano italiani e antifascisti, ebrei, partigiani. Un giorno o l’altro riuscirà a scrivere quella parola? Antifascista», ha scritto giustamente su Twitter il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni.

A stretto giro è arrivata anche la replica dell’Anpi: «Certo, erano italiani, ma furono scelti in base a una selezione che colpiva gli antifascisti, i resistenti, gli oppositori politici». Da Bruxelles, Meloni ha spiegato di averli «definiti italiani. Che vuol dire, gli antifascisti non sono italiani? Mi pare che sia onnicomprensivo storicamente».

A prescindere dalle facili indignazioni, però, la verità è solo e soltanto una: dobbiamo farci il callo. Ogni volta in cui entrerà in ballo un tema delicatissimo come quello della memoria collettiva assisteremo allo stesso, identico stallo alla messicana. Meloni non elogerà mai l’antifascismo, non si sperticherà mai in applausi per le gesta della Resistenza, non esporrà mai la bibliografia di Beppe Fenoglio alle sue spalle: parliamo di pretese ai confini dell’utopia.

Nessuno, dentro il suo partito, si è mai definito antifascista. La scuola di formazione politica di Fratelli d’Italia, e prima di Alleanza Nazionale, ha un’impronta smaccatamente nostalgica: pretendere da Meloni una condanna esplicita di questo retroterra culturale è un po’ come chiedere al Papa di prendere pubblicamente posizione in favore della procreazione assistita. Guardiamoci in faccia: non accadrà mai.

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