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È morto Andrea Purgatori

Aveva 70 anni: giornalista, saggista e sceneggiatore, ha raccontato il terrorismo nazionale e internazionale sulle pagine del 'Corriere della Sera' e condotto inchieste importanti su Ustica e sulla detenzione di Aldo Moro

È morto Andrea Purgatori

Andrea Purgatori al Roma Film Festival del 2022

Foto di Vittorio Zunino Celotto/Getty Images

Il giornalista, sceneggiatore e saggista Andrea Purgatori è morto questa mattina a Roma dopo un ricovero in ospedale: aveva 70 anni. La notizia arriva all’agenzia di stampa Ansa, dai figli Edoardo, Ludovico, Victoria e dalla famiglia rappresentata dallo studio legale Cau.

Purgatori era nato a Roma il 1° febbraio del 1953: dopo aver conseguito un master in giornalismo presso la Columbia University di New York lavorò a lungo come inviato del Corriere della Sera, acquisendo una certa notorietà per le sue inchieste sul terrorismo internazionale e italiano negli “anni di piombo” e sullo stragismo. Autore di reportage, negli ultimi anni aveva condotto con successo il programma di approfondimento culturale Atlantide, in onda su La7. L’anno scorso aveva partecipato al documentario Netflix Vatican Girl, dedicato a uno dei casi che ha seguito maggiormente durante la sua esperienza professionale, ossia la scomparsa di Emanuela Orlandi.

Nel corso della sua lunga carriera, Purgatori ha lavorato moltissimo anche come sceneggiatore: per il cinema ha scritto tra le altre cose Il giudice ragazzino (1994) e L’industriale (2011). Nel 1992 vinse un Nastro d’Argento per il miglior soggetto con Il muro di gomma (1991), documentario dedicato alla strage di Ustica. Fu membro dell’Accademia del Cinema Italiano e dell’Accademia europea del cinema, presidente delle Giornate degli Autori e dal 4 marzo 2015 membro del Consiglio di Gestione della Società Italiana degli Autori ed Editori (SIAE). Purgatori  è anche apparso come attore in più episodi della serie televisiva Boris, nei film di Carlo Verdone Posti in piedi in paradiso (2012) e L’abbiamo fatta grossa (2016), nei film di Alessandro Aronadio Due vite per caso (2010) e Orecchie (2016) e nella serie televisiva 1993 (2017) .

Nel corso della sua carriera giornalistica ha collaborato anche con l’Unità, Le Monde Diplomatique, Vanity Fair e Huffington Post. Nel 1993 gli fu assegnato il Premio Hemingway al giornalismo.