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Francesco Giubilei, Make Conservatism Great Again

31 anni, filotrumpista, è l'intellettuale Millennial di Giorgia Meloni. Ha fondato una casa editrice a 14 anni, lavora nel ministero della Cultura, vuole rendere la destra egemone, legge Gramsci e Alain de Benoist ed è contro le proteste degli studenti per il caro affitti

Foto: Wikimedia Commons

Negli ultimi giorni in Italia ha tenuto banco la protesta degli studenti in tenda e il conseguente dibattito sul caro affitti nelle città italiane: un tema delicato arrivato finalmente all’attenzione di tutte le generazioni. Anche in questo caso (come in molti altri, dal climate change ai diritti civili), si è prodotta una spaccatura molto profonda tra il mondo a misura di boomer e l’universo di Gen Z e millennial.

In risposta alla protesta, il coro dei “Signora mia, i giovani d’oggi…” non si è fatto attendere, come nella canzone degli Ex-Otago: una polarizzazione che sicuramente non ha aiutato a costruire un dialogo costruttivo sul tema. A guardare il sentiment sui social, i due fronti (i giovani e i meno giovani) si sono presentati divisi e rispettivamente compatti. Con qualche eccezione: tra tutti gli interventi, ad attirare l’attenzione è stato quello di Francesco Giubilei, consigliere 31enne del ministero della Cultura, nonché uno dei più giovani rappresentanti della classe dirigente meloniana.

Proprio da lui su Twitter sono arrivati pensieri controversi sugli studenti in protesta: «Se invece di passare le loro giornate a fare il campeggio in tenda fuori dall’università, certi pseudo studenti passassero il tempo a studiare, potrebbero costruirsi un futuro migliore come fanno migliaia di giovani (tanti pendolari) che con sacrificio frequentano l’università».

Tweet subito virale con centinaia di commenti, molti dei quali hanno ricordato a Giubilei una sua intervista del 2010 al Giornale; a domanda del cronista «Concluso il liceo cosa farà?», il giovane risponde: «M’iscriverò a Lettere a Roma». Fin qui nulla di strano (Giubilei è cesenate, quindi fuorisede): i problemi arrivano di fronte alla domanda «L’alloggio come se lo pagherà?», a cui replica: «È un dovere dei genitori, credo». Un dovere non proprio scontato, trasformato subito in meme dal web. Questa polemica ha però definitivamente portato Francesco Giubilei sotto i riflettori, dopo mesi in cui pur essendo un volto abbastanza cavalcato dal partito (soprattutto in nome della sua gioventù), non si era ancora preso del tutto il proscenio.

Ma com’è arrivato fin qui? Per capire meglio chi è Francesco Giubilei, per prima cosa faccio quello che farebbe chiunque nel 2023: chiedo a Chat-GPT. L’Intelligenza Artificiale mi risponde che «Francesco Giubilei è un artista e scultore italiano. Nato nel 1986 a Firenze, Giubilei è noto per la sua maestria nell’arte della scultura e per la sua creatività nell’utilizzo di materiali diversi. Le sue opere spaziano dalla scultura tradizionale in marmo e bronzo a installazioni contemporanee che coinvolgono materiali come il vetro, il legno e il metallo”.[Ritorno a capo del testo][Ritorno a capo del testo] – niente da fare, l’AI mi ha propinato una bio del tutto inventata.

Probabilmente, l’errore è legato al fatto che la sua conoscenza del mondo si ferma al 2021 e due anni fa Giubilei non era ancora arrivato alla ribalta politica. La sua ascesa coincide infatti con la nascita del governo Meloni, di cui Giubilei, oltre a essere consigliere per il ministero della Cultura, è grande sostenitore: lo testimoniano molte opere della sua omonima casa editrice, la Giubilei Regnani. Nel suo catalogo troviamo una serie di saggi dedicati alla galassia conservatrice e curati dallo stesso editore, come Giorgia Meloni. La rivoluzione dei conservatori (2020) o Europa Sovranista (2019).

«Giorgia Meloni», ha dichiarato Giubilei in un’intervista di un anno fa, «ha avuto la capacità di portare Fratelli d’Italia ad essere uno dei principali partiti italiani e ha avuto l’intuizione e il coraggio politico di abbracciare il conservatorismo. Nonostante in Italia esistesse un importante pensiero conservatore in ambito culturale, lo stesso non si può dire in politica poiché non c’è mai stato un grande partito che si definisse conservatore».

Il legame tra la premier e il suo giovane rappresentante è infatti saldo da tempo, con Giubilei che si è spesso impegnato per la causa di FDI: una delle sue ultime apparizioni, come ha raccontato Repubblica qualche giorno fa, è stato all’evento dei conservatori più vicini a Trump, riunitisi a Budapest per una sorta di Internazionale sovranista. Secondo il quotidiano, l’Italia era presente nel programma con almeno cinque partecipanti, tra cui Giubilei, il deputato europeo di Fratelli d’Italia Vincenzo Sofo, e quello della Lega Simone Billi. Un’adesione potenzialmente rischiosa per il governo, visto che l’evento organizzato dalla Conservative Political Action Conference (CPAC) si è mostrato apparentemente ostile all’intervento in supporto dell’Ucraina.

L’attivismo politico non è però l’unico impegno di Giubilei, che è attualmente docente a contratto presso l’Università “Giustino Fortunato” di Benevento; in passato, si è specializzato nel settore umanistico, lavorando a più riprese nel mercato editoriale. Politica, letteratura, cattedra universitaria: unendo i puntini pare evidente come il tentativo sia quello di accreditarsi come una figura ben precisa, l’intellettuale di destra. La sua ambizione è quella di collocarsi nel solco dei Longanesi e dei Montanelli: a Longanesi ha anche dedicato una pubblicazione con la sua casa editrice, Il borghese conservatore.

Può sembrare paradossale, ma un altro riferimento costante nel Giubilei pensiero è Antonio Gramsci, e in particolare le sue lezioni sull’egemonia, intesa come un processo che parte dagli intellettuali e si muove verso il popolo. Del resto, l’obiettivo del giovane filosofo millennial meloniano sembrerebbe essere proprio questo: creare una squadra di intellettuali capace di sfidare la cultura progressista e imporre il dominio di quella conservatrice – non è un caso se la sua casa editrice ha scelto di pubblicare un’ampia antologia di Gramsci sulla Egemonia culturale.

Mentre sto per chiudere il suo curriculum scopro però che non solo ha studiato a Roma e Milano, ma anche a Londra e New York: alcune delle città con gli affitti più cari del globo. Non si può dire che fosse impreparato sull’argomento.

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