Camicie nere, fez e cori fascisti: il raduno di Predappio è un tuffo nel 1922 | Rolling Stone Italia
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Camicie nere, fez e cori fascisti: il raduno di Predappio è un tuffo nel 1922

Nel comune romagnolo, in un clima surreale, circa duemila nostalgici del fascismo stanno celebrando il centenario della Marcia su Roma e tributando il duce al grido di «Camerata Mussolini, presente!»: i video

Camicie nere, fez e cori fascisti: il raduno di Predappio è un tuffo nel 1922

Versi di Faccetta nera urlati a squarciagola, tricolori fieramente sventolanti e l’immancabile «Camerata Mussolini, presente!». Non è l’incipit di un film di Corrado Guzzanti, ma la surreale scenografia che, oggi, ha accompagnato i neofascisti giunti a Predappio per tributare il duce e festeggiare, in una maniera un po’ sui generis, il centenario della Marcia su Roma.

Ironia della sorte, nel giorno in cui il neo ministro Piantedosi ha annunciato il pugno duro contro rave e raduni non organizzati come reazione al free party attualmente in svolgimento a Cittanova, vicino Modena, duemila nostalgici dell’olio di ricino hanno scelto di riunirsi nel comune simbolo della memoria divisa di questo Paese per dare seguito al loro, di “rave”.

Questa mattina è partito un corteo che, dalla cittadina in provincia di Forlì che diede i natali a Mussolini, ha come meta la cripta dove il dittatore è attualmente sepolto. I partecipanti hanno anche optato per un abbigliamento ad hoc perfetto per l’occasione, rievocando un’iconografia ben precisa attraverso lo sfoggio della camicia nera e dell’immancabile fez.

Grande spazio anche alle parole degli illustri eredi: Orsola Mussolini, pronipote del capo del fascismo, ha infatti tributato il suo antenato con un accorato discorso (che potete ascoltare cliccando qui): «Se dopo 100 anni siamo ancora qui è per rendere omaggio a colui che questo Stato volle e al quale non faremo mai mancare la nostra ammirazione», ha chiosato. Rivolgendosi agli Arditi in festa, ha poi detto: «Siete uno spettacolo. Il desiderio mio e di mia sorella Vittoria è portarvi un caloroso ringraziamento per aver organizzato e portato a termine questa manifestazione così sentita. Manifestazione servita a ricordare la marcia di 100 anni fa» che portò il re «a conferire al nostro bisnonno l’incarico di fare il presidente del Consiglio.

Per Mirco Santarelli, a capo degli Arditi di Ravenna, organizzatori dell’evento, la celebrazione di oggi dovrebbe essere considerata alla stregua di «un obbligo morale». Lo ha spiegato in un’intervista concessa al Corriere Romagna: «Nel 1938, anno del maggior consenso del fascismo, l’80% degli italiani quindi 32 milioni di cittadini, erano iscritti al partito fascista. Queste persone hanno seguito in buonissima fede i loro leader: sono andati in guerra, hanno combattuto, sono morti, hanno sofferto, sono stati braccati e uccisi dai partigiani. Insomma, sono persone che hanno dato la loro vita per degli ideali, giusti o sbagliati. Non vedo per quale motivo oggi, la sinistra si scandalizza se andiamo a commemorare queste persone, sono esseri umani. Se è vero che la sinistra si batte tanto per i diritti dei più deboli, perché deve considerare come dei demoni i loro nonni? Perché, alla fine, un parente fascista lo abbiamo avuto tutti. Io vado là a commemorare queste persone».

«Avrei votato per Lucifero se avesse sconfitto la sinistra in Italia. Quindi ho piacere che ci sia il governo Meloni. Se c’è una cosa veramente pessima è la sinistra in Italia, era il mio avversario numero uno. Ha vinto un partito che ha cacciato finalmente dalla politica questi inutili personaggi», ha dichiarato poi Santarelli. Alla domanda se questo esecutivo lo soddisfa, ha espresso qualche perplessità: «Certo, non è quello che rispecchia le mie idee, ma piuttosto che niente…»; – nel suo orizzonte di idee, insomma, il governo Meloni sarebbe è fin troppo moderato, ma abbastanza a destra per coltivare qualche speranza, ad esempio riguardo l’abolizione della legge Mancino. «Sarebbe bellissimo» se venisse cambiata la norma che punisce i crimini d’odio e dell’incitamento all’odio, ha spiegato Santarelli, perché prevede «un reato d’opinione». La legge, prosegue, «è usata come olio di ricino dalle sinistre per far star zitti noi. Nel momento in cui uno mi chiede un’opinione su Mussolini e io, è ovvio, ne parlo bene, rischio di essere denunciato. Una legge che punisce le opinioni delle persone è antidemocratica al 100%». Che dire: oggi a Predappio è andato in scena un altro rave, ma Piantedosi deve essersene dimenticato.