Dopo le polemiche nei confronti di Beatrice Venezi, contestata da alcune associazioni francesi che hanno chiesto di rimuoverla dalla direzione dell’Orchestra Filarmonica per i balletti di Natale e Capodanno a Nizza con l’accusa di «neofascismo», un altro direttore d’orchestra sta facendo parlare di sé per motivi politici.
Oggi il maestro Alberto Veronesi, figlio del famoso oncologo Umberto, ha infatti pubblicato una lettera sul quotidiano Libero per parlare del suo licenziamento dal Puccini Festival, la manifestazione che si svolge ogni estate a Torre del Lago, dove Giacomo Puccini visse per oltre trent’anni componendo molte delle sue opere. Veronesi ha scritto di essere stato estromesso dalla manifestazione perché «anticomunista», dichiarando che gli organizzatori «Hanno tradito Puccini» e che «a loro interessa solo l’ideologia».
Il direttore d’orchestra ha raccontato anche che «il presidente del Puccini Festival» «ha organizzato una Bohème dove i protagonisti fanno il pugno chiuso per tutta l’opera. E chi non si allinea viene licenziato» e che «questo affezionato membro del Comitato Celebrazioni non intende celebrare Puccini, di cui non gli frega nulla. Ma celebrare la sua fede politica di sinistra». «È giusto obbligare comparse e coristi ad alzare il pugno chiuso? Forse sì, ma allora devi organizzare anche una regia con idee opposte, perché se decidi di fare propaganda politica non puoi sottrarti alle leggi della par condicio», ha scritto il musicista alla fine della lettera.
Veronesi ha un passato in politica molto radicato: si è candidato con il Partito Democratico e con Azione prima di approdare in Fratelli d’Italia in occasione delle regionali in Lombardia dello scorso febbraio. Venerdì scorso il maestro ha diretto La bohème con una benda sugli occhi in segno di protesta contro l’allestimento dell’opera che richiama esplicitamente il Sessantotto e che per questo motivo, a sua detta, tradisce «ogni visione e spirito pucciniano». Il pubblico lo ha contestato platealmente, ma il maestro ha rivendicato la sua scelta scagliandosi contro quella che ha etichettato come una politicizzazione dell’opera di Puccini da parte del regista Christophe Gayral. Nelle ore successive Vittorio Sgarbi si è intestato il gesto: «È un’idea mia e lui ha fatto bene a seguirla», ha detto il sottosegretario alla Cultura. Veronesi l’ha però smentito un’intervista a La Stampa: «Con tutta la stima che ho per lui, la benda è idea mia. Con l’amico Sgarbi nei giorni precedenti abbiamo parlato di questo mio disagio e che volevo fare qualcosa, lui ha convenuto che un gesto fosse necessario ma niente di più».
Nei giorni scorsi l’organizzazione del festival aveva fatto notare che il maestro non aveva protestato all’epoca dell’ingaggio, anche se sapeva della scenografia sessantottina. «Il comunismo sconfitto dalla storia e dalle elezioni riemerge in forma coatta nella forma di una regia lirica. E con un presidente dittatore degno di Pol Pot», ha concluso Veronesi nella sua lettera.