Antonio Maria Rinaldi, l’economista euroscettico, narcisista e caciarone | Rolling Stone Italia
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Antonio Maria Rinaldi, l’economista euroscettico, narcisista e caciarone

Il professore è sempre in televisione a difendere le posizioni sovraniste nei principali talk show, e la sua storia è il simbolo tanto del declino politico italiano quanto del fenomeno delle reti di estrema destra molto attive sui social.

Antonio Maria Rinaldi, l’economista euroscettico, narcisista e caciarone

Antonio Maria Rinaldi e Matteo Salvini

Foto via Facebook

Vale la pena parlare di Antonio Maria Rinaldi, l’economista sovranista che spopola nei talk show da qualche tempo a questa parte? A primo acchitto verrebbe da rispondere di no, anche perché delle critiche il personaggio ne fa un vanto seguendo lo slogan mussoliniano “molti nemici, molto onore”. Recentemente si vanagloriava del fatto che il commissario europeo Pierre Moscovici l’aveva bloccato su Twitter. Forse il francese l’aveva riconosciuto come un troll. Non c’è da stupirsi. Fargli pubblicità, dunque, non è proprio il caso, tenendo conto poi dell’esposizione mediatica di cui già dispone da quando il governo giallo-verde si è insediato. Ma, a ben vedere, il caso di Rinaldi è interessante in quanto cartina tornasole del declino politico e culturale italiano e della creazione di una serie di reti di estrema destra e nazionaliste-antisistema molto attive sui social.

Un professore sovranista, euroscettico ed arrogante

Romano, 64 anni, laureato in economia alla Luiss negli anni Settanta, Rinaldi passa buona parte della sua vita lavorando per banche italiane e al Servizio Borsa della Consob. Dal 2011 esercita la libera docenza, insegnando gestione aziendale e economia politica alla Link Campus University e all’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti. In questo secondo ateneo, l’estate scorsa non gli viene rinnovato il contratto, ma trova una sponda presso l’università di Vincenzo Scotti, vicina al governo giallo-verde. Secondo Paolo Becchi, l’ex guru 5 Stelle ora in area sovranista-salviniana, la colpa del mancato rinnovo a Chieti è dei “globalisti” che controllano l’università italiana. La teoria del complotto, ahimè, non muore mai, soprattutto di questi tempi.

Nell’ultimo decennio, Rinaldi si è dedicato anema e core alla sua “causa”, ossia la battaglia per l’uscita dell’Italia dall’Euro e il ritorno alla lira. Tutti i problemi si riducono a questo secondo il professore. Con la lira stavamo meglio, la Germania vuole colonizzarci, il nostro debito non è affatto un problema e un lungo eccetera. Anima del blog ScenariEconomici.it, scrive diversi libri, l’ultimo dei quali dal titolo “vagamente” populista “La sovranità appartiene al popolo o allo spread?” Nel 2013 ne era già uscito un altro, “Europa Kaputt. (S)venduti all’Euro”, con presentazione di Paolo Savona, attuale ministro per gli Affari Europei che considera il suo maestro, e postfazione dell’economista no-Euro Alberto Bagnai, attualmente senatore per la Lega di Salvini. Non è un caso che sul suo blog sia stato pubblicato, nel 2015, l’intervento dello stesso Savona sull’evenienza di un piano B per l’Italia che fu al centro delle polemiche nella crisi del maggio scorso, quando Mattarella mise il veto alla nomina di Savona al dicastero dell’Economia.

Già prima della nascita del governo Lega-M5S, Rinaldi viene invitato a programmi radiofonici e talk show, ma è nell’ultimo anno che l’economista sovranista diventa onnipresente. Lo si trova da Giletti e Floris su La7, su Rete 4, su Sky e chi più ne ha più ne metta. Si fa conoscere subito, non tanto per le sue opinioni in materia economica, ma per i suoi modi arroganti. Come notava Fulvio Abbate su Linkiesta, Rinaldi, con quel modo romanesco volutamente accentuato, si propone come il difensore della gente comune dalle élite, in particolare la “tecnocrazia” di Bruxelles. Una specie di tribuno del popolo, piuttosto narcisista ed egocentrico, che spiega, come in un bar del quartiere Prati, i misteri dell’economia. Di questi tempi, si sa, le semplificazioni vanno di moda. E Rinaldi ci sguazza.

Il declino del paese

Come si accennava più sopra, il personaggio è un buon esempio del declino culturale e politico del nostro paese. Non tanto o non solo per le idee che professa, ma per lo spazio che gli si concede. Nulla di nuovo, per carità: basti pensare alla presenza mediatica di Salvini negli anni scorsi. I mass media cercano la polemica e, se possibile, un bello scontro in diretta, con insulti inclusi. Aumenta lo share. Salvini è passato dal 4 a oltre il 30% anche per questo. Si diceva che Vittorio Sgarbi aveva due onorari: con o senza insulti. Con Rinaldi vediamo il prosperare di questa logica. Il che obbliga a riflettere sul ruolo dei mass media nel declino italiano. Non si tratta di censurare nessuno, attenzione: molto più semplicemente la questione è che radio, televisioni e giornali dovrebbero evitare che l’ignoranza dilaghi, invece di favorirla.

La figura di Rinaldi ci mostra però anche dell’altro. Ad esempio, che il cosiddetto blocco sovranista è carente di intellettuali di riferimento. Il caso dei 5 Stelle è da manuale. Mi raccontava un amico giornalista che ha cercato per un mese un economista che difendesse il cossidetto reddito di cittadinanza grillino, ma non ha trovato nessuno tanto che ha dovuto desistere. I pochi economisti considerati in passato vicini al M5S, si pensi a De Masi o Tridico, si sono allontanati e non ne vogliono sapere nulla: figurarsi prendere le difese delle misure economiche dei pentastellati. Questo per dire che il primo che passa con un titolo di laurea va bene. Anzi, benissimo. Se ha pubblicato qualche libro e sa esprimersi correttamente in italiano non ne parliamo. Dunque, benvenuto ad Antonio Maria Rinaldi. Ma la necessità è reciproca perché i mass media non sanno dove sbattere la testa per trovare qualcuno che difenda le posizioni del governo giallo-verde, esclusi ovviamente ministri e deputati. Chi chiamiamo per il contraddittorio? Ah, quel Rinaldi va benissimo. E per di più fa pure un po’ di caciara. Bingo!

Tra Salvini, Fratelli d’Italia e CasaPound

Ma c’è dell’altro. Molto più preoccupante. Il fatto che un docente universitario – per quanto senza cattedra di alcun tipo – rilanci i tweet di personaggi del calibro di Francesca Totolo è qualcosa di vergognoso. Totolo, balzata all’onore delle cronache per aver creato la bufala sulle unghie di Josefa, la migrante salvata in fin di vita quest’estate nel Mediterraneo, collabora con il sito del sovranista Luca Donadel e con il giornale di CasaPound “Il Primato Nazionale”. È famosa per attività di trolling e divulgazione di bufale online. Lo stesso dicasi di Patrizia Rametta, che Rinaldi rituitta sovente. Sul suo profilo, Rametta si definisce visceralmente no Euro e dice di essere responsabile della donne della Lega a Siracusa. Come ha spiegato Alessandro Orlowski, grazie al monitoraggio delle attività su Twitter si scopre che Rametta nel solo mese di agosto 2018  “è stata menzionata ben 63.500 volte. Più del rapper Fedez” ed è stata chiave per il lancio della campagna (tweetstorm) #Foapresidente in riferimento alla proposta di Marcello Foa come presidente Rai. Parliamo, in parole povere, di strumenti della propaganda social della Lega e dei gruppi sovranisti, ben oliati da Luca Morisi. Il fatto che Rinaldi rilanci i tweet di Totolo e Rametta potrebbe sembrare un aneddoto e nulla più. Rinaldi non ha rapporti con questa gente, si dirà. Ma è la stessa Rametta che spiega che nel 2013 aveva conosciuto Rinaldi, insieme a Bagnai, Salvini e al leghista Claudio Borghi in un convegno no Euro a Milano e ne era rimasta affascinata. Il cerchio si stringe. E infatti Rinaldi, Borghi e Bagnai si conoscono bene e si stimano.

Il professore della Link Campus University però non si ferma qui. Le sue connessioni con i gruppi di estrema destra sono costanti. A settembre ha partecipato alla festa nazionale di Fratelli d’Italia e poco prima a quella di CasaPound insieme all’immancabile Diego Fusaro, il filosofo sovranista sedicente marxista. Con i fascisti del terzo millennio sembra che Rinaldi abbia un ottimo rapporto: collabora, come Fusaro, con il loro giornale, “Il Primato Nazionale”, e i dirigenti della formazione neofascista Simone di Stefano e Luca Marsella lo considerano un loro mentore, tanto da partecipare alla presentazione del suo ultimo libro organizzata alla Camera dei Deputati lo scorso mese di luglio. La sala, detto en passant, era stata prenotata dalla grillina Carla Ruocco. Mondi paralleli che si incrociano, relazioni che si stringono sempre di più tra ambienti che fino a qualche tempo fa si ignoravano: il grillismo da battaglia e quello istituzionale, i sovranisti di tutti i colori, il neofascismo, il leghismo salviniano.

Complottismo a go-go

Le relazioni pericolose di Rinaldi non sono una novità dell’ultima ora, conseguenza della formazione del governo giallo-verde. Già prima il professore aveva fondato un partito sovranista dalla vita brevissima, Alternativa per l’Italia, di cui ne era il segretario. Al progetto, fallito miseramente, aveva aderito anche la senatrice ex M5S Paola De Pin, rinomata complottista che si è poi avvicinata a Forza Nuova. Ma in questi ambiti Rinaldi sembra muoversi molto bene, tanto da aver avuto legami con tutto il mondo no-vax e free-vax coordinato da Franco Trinca.

Recentemente, per di più, si è saputo di una riunione tra l’onnipresente Rinaldi e altre figure, come Gioele Magaldi, lo scrittore complottista fissato con il pericolo massonico che cerca di farsi pubblicità con il vittimismo dicendo di essere censurato dai mass media. Secondo lo stesso Magaldi, il gruppetto, deluso dalle concessioni del governo Conte a Bruxelles e da una manovra non espansiva, starebbe tentando di mettere in piedi una nuova formazione politica battezzata per ora “partito che serve all’Italia”. Solo qualche mese fa Rinaldi, che si spende in tivù a favore del duo Salvini-Di Maio, sosteneva che la sedicente “manovra del popolo” sarebbe stata uno “shock per la crescita”. Forse sta cambiando idea. O, più semplicemente, come fatto finora, cerca di tenere un piede in tutte le scarpe, sperando che qualcuno gli offra un posto. O, almeno, lo continuino a chiamare ai talk show. Il narcisismo, si sa, è una brutta bestia. Anche per i sovranisti.

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