‘Bike to work’: che bello andare al lavoro pedalando (e guadagnando) | Rolling Stone Italia
In ufficio su Due ruote

‘Bike to work’: che bello andare al lavoro pedalando (e guadagnando)

I dipendenti partecipanti all’iniziativa ricevono un compenso aggiuntivo in busta paga quantificato in 20 centesimi per ogni chilometro pedalato, per un massimo di 20 chilometri al giorno e per un massimo di 50 euro al mese. L'obiettivo? Incentivare una buona abitudine e ridurre le emissioni

‘Bike to work’: che bello andare al lavoro pedalando (e guadagnando)

Foto di Michelle Henderson via Unsplash

Andare al lavoro in bicicletta è una pratica sempre più comune, ma non ancora recepita da molte persone che preferiscono usare l’auto anche per minimi spostamenti. Con tutte le conseguenze legate al traffico, all’inquinamento, alle spese per benzina e mantenimento della vettura.

Invece, raggiungere l’ufficio pedalando – a meno che non si lavori in smart, ma ormai, soprattutto a Milano sembra diventata una possibilità remota – fa risparmiare tempo e denaro. Anzi, lo si può pure guadagnare. Il tutto grazie a un progetto che coinvolge 11 città europee di cui Ferrara, città notoriamente popolata da numerose biciclette quasi fossimo ad Amsterdam, è la rappresentane italiana.

Il capoluogo emiliano è stato selezionate per sperimentare soluzioni innovative, smart e sostenibili per la qualità dell’aria. I dipendenti partecipanti all’iniziativa ricevono un compenso aggiuntivo in busta paga quantificato in 20 centesimi per ogni chilometro pedalato, per un massimo di 20 chilometri al giorno e per un massimo di 50 euro al mese.

I dati raccolti dal programma serviranno a quantificare la CO2 risparmiata, i chilometri percorsi dai dipendenti e soprattutto i tragitti più pedalati dai lavoratori. L’iniziativa proseguirà fino al prossimo 13 ottobre. Poi i dati elaborati tracceranno la mappa delle aziende sostenibili e offriranno una panoramica dei guadagni da parte dei ciclisti. Ferrara è una città bike-friendly almeno dal 1905, quando fu delineata la prima pista ciclabile. Ora si contano 12 km di piste. E’ una realtà ampiamente aperta alla cultura della bici. Dove l’iniziativa sta avendo vita facile.

Ma si sta tentando di far pedalare i lavoratori anche altrove. A Legnano, dal 2020, l’amministrazione comunale, grazie a un bando del ministero dei Trasporti, ha messo in palio per chi pedala i CO2 Coin. Monete virtuali, ottenute grazie ai chilometri percorsi, da spendere in 42 negozi in tutta la città. Nel 2022 gli iscritti sono stati 470, con quasi 113mila chilometri percorsi, 117mila chilogrammi di CO2 risparmiati e 21mila euro guadagnati. Ora il Comune vuole estendere il progetto agli studenti: dal bike to work al bike to school. Una sfida ambiziosa è quella di trasferire la cultura del biciclettare per andare in ufficio nella trafficata Milano. L’app “Cycle2Work” organizza periodicamente la bike-challenge: chi si iscrive, diventa automaticamente il “champion” della squadra e può, ovviamente, partecipare alla competizione. Ogni concorrente è invitato a pedalare almeno 10 minuti al giorno, non importa se per il tragitto casa-lavoro, per recarsi a fare la spesa o per svago.

Che sia per andare a lavoro, a scuola, o in qualsiasi luogo, in Svizzera la cultura della bicicletta registra numeri di diversa portata. Come racconta a Rolling Stone Delphine Klopfenstein Broggini, consulente nazionale di Pro Velo Suisse, associazione che promuove il ciclismo a livello europeo : «La sfida bike to work incoraggia molte persone a utilizzare la bicicletta nella vita quotidiana in modo divertente. Rafforza la forma fisica e lo spirito di squadra all’interno dell’azienda ed è un’esperienza comune con un carattere di vero evento. Anche l’ambiente trae beneficio dal passaggio alla mobilità sostenibile. Dalla sua nascita, il bike to work è diventato il più grande evento di promozione della bicicletta e della salute in Svizzera ed è ora un elemento importante della gestione della salute aziendale per molte aziende. Secondo i sondaggi, ogni anno circa il 18% degli 80.000 pendolari passa alla bicicletta e mantiene questa nuova abitudine».

Un’abitudine deve necessariamente essere supportata da interventi infrastrutturali. Se non ci sono piste ciclabili a sufficienza, la pedalata diviene rischiosa. «Le città possono promuovere attivamente l’uso della bicicletta creando importanti condizioni quadro e influenzando positivamente il successo del progetto. Ciò comporta innanzitutto un’infrastruttura orientata alla bicicletta, con una buona rete di piste ciclabili e parcheggi pubblici sicuri. Campagne ed eventi vengono utilizzati per sensibilizzare e informare sui benefici della bicicletta», conclude Broggini.

La strada da percorrere per spostamenti lavorativi sostenibili, a bordo di una bici, è ancora lunga. Ma, pedalata dopo pedalata, comincia a essere percorsa.