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Alla fine è successo: la Corte Suprema americana ha affossato il diritto all’aborto

I giudici costituzionali statunitensi, in maggioranza conservatori, hanno pronunciato una sentenza che elimina il diritto all'aborto a livello federale, ribaltando i principi stabiliti dalla storica "Roe v. Wade" del 1973: una vittoria dei movimenti pro vita e del partito repubblicano che, però, non rispecchia l'orientamento della società americana

Le attiviste pro-aborto Carrie McDonald e Soraya Bata reagiscono alla decisione della Corte Suprema, che ha ribaltato i principi della sentenza 'Roe v. Wade'. Foto di Anna Moneymaker/Getty Images

Alla fine, la temuta ghigliottina sull’aborto da parte della Corte Suprema è arrivata: oggi i giudici costituzionali statunitensi hanno infatti pronunciato una sentenza che elimina il diritto all’aborto a livello federale, ribaltando i principi stabiliti dalla storica “Roe v. Wade” del 1973; una pronuncia che creò un precedente importantissimo riconoscendo il diritto della ricorrente, la texana Norma McCorvey, di interrompere la propria gravidanza. Un progresso civile di portata epocale che, però, è stato cancellato con un colpo di spugna dalla maggioranza conservatrice che domina l’orientamento della Corte. Il più alto organismo della magistratura federale si è infatti espresso in maniera favorevole in merito alla legittimità della legge sull’aborto del Mississippi, uno stato conservatore in cui l’interruzione di gravidanza è vietata dopo le 15 settimane di gestazione nella maggior parte dei casi.

Cosa succederà, adesso? Semplice: in pratica, d’ora in poi ogni singolo stato americano potrà decidere di adottare la legislazione che preferisce, senza essere sottoposto a vincoli o limitazioni a livello federale, proprio come accaduto nel caso del Mississipi: un precedente pericoloso e liberticida che, di fatto, mette a rischio la libertà di scelta di tutte le donne statunitensi.

La decisione era attesa da settimane (una bozza della decisione era stata pubblicata da Politico a maggio) e, nonostante le proteste da parte di una porzione consistente di opinione pubblica, l’esito era scontato: da mesi, infatti, il partito repubblicano porta avanti una lotta senza quartiere contro la Roe v. Wade, e la composizione attuale della Corte – sui 9 giudici che la compongono, 6 sono repubblicani e vicini ai movimenti pro vita – ha agevolato il percorso del verdetto. Anche alcuni rappresentanti americani sono andati in estasi subito dopo la pronuncia: qui, ad esempio, la “pacata” reazione della deputata Marjorie Taylor, accesa sostenitrice di Trump, seguace del culto di QAnon e, ovviamente, antiabortista radicale.

Le motivazioni alla base della sentenza sono state redatte dal giudice Samuel Anthony Jr Alito, storicamente vicino al sottobosco pro-life a stelle e strisce: «La sentenza “Roe v. Wade” è sempre stata sbagliata», ha scritto, «Il ragionamento alla sua base era eccezionalmente debole, e quella decisione ha avuto conseguenze dolorose. È tempo di rispettare la Costituzione e riconsegnare il tema dell’aborto ai rappresentati eletti dalle persone».

A poco più di un’ora dalla decisione, il tratto di strada fuori dal tribunale si è riempito di manifestanti che hanno protestato animatamente contro la sentenza; in piazza, però, hanno sfilato anche i pro-abortisti del “The Pro-Life Generation Votes”, che al contrario applaudito la decisione dei giudici. Il New York Times ha definito la sentenza di oggi una decisione che «trasformerà la vita del Paese, condizionerà la politica nazionale e porterà a un divieto totale di praticare l’interruzione di gravidanza in metà degli stati».

La scelta dei giudici, però, non sembra rispecchiare l’orientamento della società americana nel suo insieme: un sondaggio realizzato a maggio da NPR ha infatti evidenziato che due terzi degli americani non sostengono il ribaltamento della Roe v. Wade – anche se 7 adulti statunitensi su 10 hanno affermato di essere favorevoli a un certo grado di restrizioni sui diritti di aborto. In attesa di ulteriori sviluppi, una cosa è certa: l’aborto è libertà, e la Corte Suprema l’ha soppressa.

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