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Alexandria Ocasio-Cortez è il futuro della politica americana

La 28enne candidata alle primarie di New York del Partito Democratico ha appena sconfitto uno dei politici più potenti di Washington. E per molti osservatori è solo l'inizio

Il futuro del Partito Democratico è improvvisamente più chiaro.

Lo scorso martedì Alexandria Ocasio-Cortez, 28enne dei Democratic Socialists of America e per la prima volta candidata alle elezioni, ha sconfitto Joe Crowley, una delle figure più importanti del partito democratico a Washington. Anzi, non l’ha sconfitto, l’ha calpestato: con l’88% dei voti già conteggiati, la Cortez è in testa con 4mila preferenze.

La sconfitta di Crowley è stata già definita la “versione democratica” del disastro di Eric Cantor, all’epoca leader della maggioranza repubblicana, distrutto in cabina elettorale da un oscuro professore d’economia. Non è il paragone perfetto, certo, ma è comunque utile a capire questa storia: sia Crowley che Cantor erano considerati ottimi candidati alla carica di speaker della Camera, ed entrambi avevano un rapporto privilegiato con l’ala corporate dei rispettivi partiti, soprattutto per quanto riguarda l’alta finanza.

Pensavo che l’unico modo per vincere le elezioni fosse avere un grosso conto in banca, grande influenza sociale, potere dinastico… e io non avevo nessuna di queste cose

Ma mentre Cantor è stato sconfitto a sorpresa, Crowley aveva investito molto denaro nelle ultime settimane di campagna elettorale, e sapeva da mesi che avrebbe dovuto confrontarsi con un avversario da non sottovalutare. La Ocasio-Cortez rappresenta il volto nuovo della politica progressista, un gruppo che continua a crescere nella corrente più di sinistra del Partito Democratico. È una giovane donna di colore con un programma che propone sanità per tutti, l’abolizione del Dipartimento per l’immigrazione e delle frontiere, la protezione dei Dreamers (i migranti arrivati illegalmente in America da bambini, ndt) e un “sistema di finanziamento delle campagne elettorali più trasparente”.

Nessuno avrebbe potuto immaginare una piattaforma più liberal. Neanche Bernie Sanders in persona (la Cortez era tra gli organizzatori della sua campagna del 2016), che martedì sera ha detto: «Si è messa contro tutto l’establishment democratico del suo distretto, e ha vinto. Ha dimostrato ancora una volta cosa possono fare i progressisti che partono dal territorio».

Il centro della sua narrazione politica, comunque, è il concetto secondo cui gli uomini e le donne – sia nel 14esimo distretto di New York che altrove – sarebbero stati estromessi dalla politica dall’elite ricca e ammanicata. Come Crowley, che ha rappresentato il 14esimo per due decenni. La Cortez l’ha vissuto in prima persona e non aveva intenzione di candidarsi, poi un gruppo legato a Sanders, Brand New Congress, l’ha reclutata.

Foto via Facebook

«Avevo escluso la possibilità di candidarmi perché mi sentivo già esclusa dalla politica», ha detto a The Cut. «Pensavo che l’unico modo per vincere le elezioni fosse avere un grosso conto in banca, grande influenza sociale, potere dinastico… e io non avevo nessuna di queste cose».

Poi, negli ultimi giorni di campagna elettorale, ha diffuso uno spot che siamo sicuri girerà parecchio nel prossimo futuro. È il miglior video in stile “Ecco perché mi sono candidata” che vedrete per molto, molto tempo. «Ho lavorato con donne incinta, servito ai tavoli, insegnato in classe, fare politica non era nei piani», dice accompagnata da immagini di New York e dei suoi abitanti di colore, giovani e vecchi. «Ma dopo 20 anni con gli stessi rappresentanti, dobbiamo chiederci: who has New York been changing for?».

La risposta, almeno secondo la maggioranza dei 27mila elettori che hanno votato martedì, è chiara. Non per noi. E così hanno mandato a casa uno dei democratici più potenti di Washington e l’hanno rimpiazzato con una candidata che non poteva essere più diversa di così. E che ha il volto del futuro.

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