Quando Andrea d'Inghilterra venne cacciato dalla famiglia reale | Rolling Stone Italia
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Quando Andrea d’Inghilterra venne cacciato dalla famiglia reale

Carlo d'Inghilterra non ha mai amato il fratello, troppo brillante e adorato dalla madre Elisabetta. Dopo lo scandalo Epstein l'ha convocato davanti al padre Filippo e l'ha cancellato dal cerchio magico della monarchia

Quando Andrea d’Inghilterra venne cacciato dalla famiglia reale

Il principe Andrea, duca di York, 60 anni (a sinistra), con il fratello Carlo, 71. È stato il fratello maggiore a comunicare al minore la decisione di famiglia dopo lo scoppio dello scandalo Epstein

Foto: Max Mumby/Indigo/Getty Images

Chissà che cosa gli è balenato per la mente in quelle due ore abbondanti di viaggio. Lunedì 2 dicembre dell’anno appena trascorso – freddo tagliente, cielo coperto, natura morta ai lati della strada – il principe Andrea d’Inghilterra, duca di York per volontà della madre Elisabetta II, si mette al volante della sua Bentley Flyng Spur dagli interni color ghiaccio. Percorre i 230 chilometri che separano Royal Lodge, la sua residenza nel comprensorio di Windsor, e Sandringham. Che è sì la tenuta di campagna dove la regina festeggia ogni anno il Natale, ma è anche l’attuale domicilio del principe Filippo: da quando è andato in pensione, nel 2017, ha anche lasciato Londra e quel terribile Buckingham Palace immerso nello smog e fiaccato dagli spifferi.

Il padre ha dunque convocato il figlio. Anzi, i figli. Andrea ancora non sa che è stato invitato per un lunch a tre, tutto maschile, alla presenza del fratello maggiore Carlo. Immagina però che non si tratterà di un meeting spensierato, visti i mala tempora. Il 17 novembre aveva rilasciato quell’intervista a Emily Maitlis per la Bbc in cui maldestramente, e senza alcuna empatia per le vittime, negava ogni ruolo nella tela di assalti sessuali a minorenni intessuta dal suo fraterno amico Jeffrey Epstein. Sarebbe invece andata in onda la sera stessa un’altra intervista- bomba, quella alla sua più accanita accusatrice, Virginia Roberts Giuffre, che statuisce: «Lui sa cosa è successo, io anche. E uno solo di noi sta dicendo la verità».

Andrea varca la soglia, si accomoda in un salottino con carta da parati a tema floreale. Filippo rompe il silenzio: «Devi prenderti la responsabilità di tutto questo». Ma è Carlo, forse per la prima volta, a entrare in scena nelle vesti di capofamiglia e a declamare laconico: «Sei fuori dai giochi». Andrea da quel momento non è più gradito nel consesso reale, almeno a livello pubblico. Ben presto scoprirà di non avere neanche più un ufficio a Buckingham Palace, di essere stato sollevato dai patronati che presiedeva. Di essere ancora un duca, sì, ma senza un ruolo. Dimezzato. Tutto questo lo scoprirà poi. Lì per lì, nel salottino fiorato, dopo la sommaria lettura della sentenza al condannato, cala il silenzio. Carlo si è imposto sul fratello, ponendo fine al conflitto personale che per anni ha logorato il loro rapporto, fratelli coltelli alla corte d’Inghilterra.

Ridanciano, edonista, sprezzante, di dubbie frequentazioni, sociali e amorose. Il principe Andrea ha sempre goduto di ampia libertà di movimento, sia fuori che dentro le mura di Palazzo. È stato, forse lo è ancora, il figlio prediletto di sua maestà. Preferenza che ha origini intime, familiari. Andrea nacque il 19 febbraio 1960 nella Belgian Suite al piano terra di Buckingham Palace, primo figlio generato da un monarca britannico negli ultimi 103 anni. Dettaglio non trascurabile. All’arrivo di Carlo e Anna, nel ’48 e nel ’50, Elisabetta era ancora solo una principessa, ma inghiottita dagli oneri di rappresentanza della corona come erede al trono. I primi due figli erano cresciuti senza la presenza di una madre, affidati al sistema di tate dell’establishment. Con Andrea e poi con Edoardo, nato nel ’64, la regina e Filippo volevano darsi una seconda possibilità per essere genitori se non a tempo pieno, quanto meno presenti. Per la loro seconda famiglia cambiarono le abitudini. La sovrana si concesse persino un periodo di maternità, ai bimbi veniva permesso di trascorrere molto tempo con mamma e papà dai quali venivano coccolati, baciati, vezzeggiati. Soprattutto Andrea fu oggetto di queste attenzioni. Elisabetta voleva così compensare sin dai primi vagiti del terzogenito la sua condizione di “riserva” rispetto al “titolare” Carlo, ben sapendo quanto la sua stessa sorella, Margaret, avesse patito la differenza di attenzione dinastica come secondogenita. Ma il complesso è duro a morire.

Andrea cresce nella bambagia della tolleranza ma nell’indifferenza popolare, fino a quando trovò un pertugio al sole in cui bearsi. Nel 1982 il principe partecipò alle azioni militari durante il conflitto delle Isole Falkland, quando l’Argentina decise di invadere quella porzione di territorio britannico di fronte alle proprie coste. Andrea si ritrovò sul campo, con grande apprensione del Governo che lo voleva al sicuro. Elisabetta, invece, insistette affinché il figlio restasse al suo posto, per poi accoglierlo con tutti gli onori alla fine del conflitto. Si dice che Carlo abbia molto patito l’interventismo del fratello il quale, dal canto suo, per la prima volta si affrancava dall’immagine del “principe dai denti perfetti”, come lo definiva la stampa, e si dimostrava – anche se solo sulla carta – un valoroso combattente al servizio di sua maestà.

La mamma vede ancora in lui il bimbo biondino, carino e affabile. Filippo, invece, ritrova nel terzogenito orami ventenne il vigore machista e seduttivo della sua giovinezza. Come il padre, anche Andrea si dimostra ben presto un incallito e insaziabile rubacuori. Dalla fine degli Anni 70 si dà un gran da fare in un vortice di relazioni con signorine da rotocalco: le attrici Katie Rabett, Finola Hughes e la modella Clare Park. Ma soprattutto appare al fianco di un’apprezzata interprete di pellicole porno soft, Koo Stark, che gli vale l’appellativo di “Randy Andy”, Andrea il libidinoso. La passione tra i due scoppiò nell’isola caraibica di Mustique, con l’iniziale mite approvazione della regina che rinviene in Koo, se non la nobiltà delle origini, quanto meno una certa elegante discrezione verso la stampa. Ma una tiepida approvazione non significa certo consenso alle nozze. Che infatti vengono dissuase fino a provocare la rottura del rapporto.

Bello, dunque. E pure elegante. Ma non una cima. È Diana nei primi Anni 90, quando ormai è in rotta di collisione con tutto il clan Windsor, a consegnare un modesto giudizio del cognato al biografo Andrew Morton. «È sempre stato un tipo sopra le righe», disse di Andrea. «Feste a parte, aveva un solo interesse: trascorrere le giornata davanti ai cartoni animati». Eppure è proprio Diana a dare una svolta alla vita sentimentale del fratello di Carlo, favorendo la sua frequentazione con Sarah, la figlia del maggiore Ronald Ferguson. I due si pigliano perché fatti della stessa pasta: bruciano denaro e inseguono il piacere. E come poteva finire? Andrea la sposa nel 1986, mettendo all’anulare dell’amata un rubino birmano rosso fuoco, come la sua chioma.

Non c’è una foto dei duchi di York che non li ritragga sorridenti, quando non smaccatamente ridanciani. E tra una risata e un party fanno anche due figlie, Beatrice ed Eugenie, nel giro di neanche due anni. Tutto il contrario dei principi di Galles, via via sempre più ombrosi e distaccati l’uno dall’altra. Fergie è molto amata dalla regina. Non solo le è simpatica a pelle, ma apprezza della nuora la sua adorazione per la vita di campagna e i cavalli. L’opposto di Diana. Che, appunto, comincerà a distaccarsi dalla rossa cognata quando Carlo, odiosamente critico, le rinfaccia: «Ma perché non sei come lei?».

Nel 1992 l’idillio tra Andrea e Sarah arriva al capolinea. Non tanto per mancanza d’amore – si erano concessi distrazioni reciproche e mutualmente approvate – quanto per riprovazione familiare. Nell’agosto del 1992, siamo a Balmoral, Fergie scende per la colazione e trova il parentado in silenzio. Si accomoda al suo posto e trova di fronte a sé parecchi etti di carta stampata che la ritraggono mentre, in topless, un miliardario texano le sunge l’alluce destro. Sarah, muta, si alza, chiude in fretta e furia una valigia e se ne va per sempre.

Andrea torna scapolo, e non è una condizione che lo esalta. Per darsi un senso comincia una vita mondanissima, se e giù dagli aerei, in giro per il mondo. Non manca ai coloratissimi party newyorkesi di Heidi Klum, in Thailandia nel 2001 viene fotografato durante una vacanza affollata di ragazze in bikini, poi a certi party a Las Vegas. Sono gli anni in cui il suo nome viene affiancato a quello di Jeffrey Epstein, ma anche a Seif Gheddafi, erede del satrapo libico, e ad alcuni uomini d’affari kazaki. Costruisce una rete di amicizie, soprattutto con l’americano, fatta di scintillanti vacanze in residenze da sogno ai Caraibi e ricambi di ospitalità persino a Windsor, dettaglio che Carlo oggi, alla luce degli scandali emersi, rinfaccia con forza al fratello.

Ma le vere frizioni tra i due eredi di Elisabetta insorgono ben prima della vicenda Epstein. Le prime evidenze risalgono al 1996: l’immagine di Carlo è affossata dal divorzio con Diana. Secondo Tom Bower, biografo dell’erede al trono, «Andrea certamente non è mai stato un sodale di Carlo, ma quest’ultimo addirittura temeva che tramasse contro di lui, cercando di convincere la madre a estrometterlo dalla sua posizione dinastica, così da farsi nominare, in caso di morte di Elisabetta, reggente di William fino al compimento del diciottesimo anno di età». Ricostruzione un po’ astrusa e smentita dai fatti: Elisabetta, a 94 anni, è ancora ben salda sul trono d’Inghilterra. È certo però che Carlo abbia tentato di siglare una tregua con il fratello, offrendogli un non meglio specificato ruolo da collaboratore. Che ovviamente Andrea rifiuta. Carlo sospirerà con il suo biografo: «Il suo problema è che ha sempre voluto essere me».

Un nuovo caso scoppia nel 2011: viene annunciato che Beatrice ed Eugenie di York, all’epoca quinta e sesta nella linea di successione al trono, vengono private della scorta. L’opinione pubblica giudica bonariamente la decisione, non valutando il dramma da cui scaturisce. C’è ovviamente lo zampino di Carlo. Le nipoti non hanno il trono nel loro destino, che si abituino a un trattamento di serie B o meglio da comuni cittadini. Andrea è furioso, si rivolge direttamente alla madre: come è possibile che le uniche principesse di sangue reale – oltre ad Anna – siano trattate in maniera così smaccatamente diversa rispetto a ai cugini William e Harry? Ma la regina non può nulla: dopo anni deve iniziare, anche solo per questioni di progressivo avvicendamento dinastico, a dare spazio alle decisioni del suo primogenito e successore. L’anno successivo sarà chiaro lo scopo di Carlo. Ai festeggiamenti per il Giubileo di diamante della sovrana sulla balconata di Buckingham Palace, accanto a Elisabetta, c’è solo il ramo principale della famiglia: il principe di Galles, la consorte Camilla, William con Kate e Harry. Il messaggio è chiaro: è questo il fulcro della dinastia Windsor. Che i cadetti si rassegnino.

Andrea, frastornato dalle batoste, ripara tra le braccia accudenti della ex moglie Sarah che – anche per mancanza di fondi – è tornata a vivere con lui. Lo scandalo Epstein li sorprende uniti, lei a fargli da scudo e a difenderlo anche pubblicamente. Sempre insieme, anche nell’ultimo frangente che li ha trascinati al limite della bancarotta per la storia dello chalet Helora, fantastica residenza sulle Alpi Svizzere, sette camere da letto, piscina indoor, sauna e spa, che gli York hanno acquistato nel 2014 per una ventina di milioni, dimenticandosi però di pagare l’ultima rata da sei. La parabola del duca festaiolo si conclude così, con una citazione in giudizio per debiti non pagati all’orizzonte. Chissà se Elisabetta interverrà in aiuto del figlio prediletto o applicherà la regola ferrea che le impartì sua nonna, la regina Mary: «Prima vengono la corona e la sua sopravvivenza». Sempre. Anche di fronte all’amore materno.

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