‘LOL – Chi ride è fuori 2’, le pagelle: Guzzanti è il re, ma anche i cortigiani fanno ridere parecchio | Rolling Stone Italia
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‘LOL – Chi ride è fuori 2’, le pagelle: Guzzanti è il re, ma anche i cortigiani fanno ridere parecchio

Corrado sbaraglia tutti, ma il cast è azzeccatissimo e tira fuori quattro puntate esilaranti. Geniale anche il Lillo disturbatore

‘LOL – Chi ride è fuori 2’, le pagelle: Guzzanti è il re, ma anche i cortigiani fanno ridere parecchio

Corrado Guzzanti nell'arena di 'LOL – Chi ride è fuori 2'

Foto: Prime Video

Siamo sinceri, LOL – Chi ride è fuori 2 lo aspettavamo tutti al varco. Dopo aver fatto letteralmente cappottare dalle risate un Paese intero, creato fenomeni di costume (da supereroe come il Lillo Posaman), commerciali (il gadget di Matano, la barretta sonora), musicali (le performance di Elio, le hit di Michela Giraud), ci siamo chiesti tutti di chi fosse il merito. Del format, furbo e rocambolesco? Delle scelte di casting, intelligenti e incastrate benissimo? Dei suoi protagonisti, di chi monta le puntate (geni puri) o dell’epoca infame che stiamo vivendo? Già, perché quando LOL irruppe su Prime Video alla chetichella, venivamo dal lockdown del 2020 ed eravamo in pieno coprifuoco, per tirarci su eravamo passati dalle canzoni stonate ai balconi ai video e meme sui social. Quell’uragano di comicità ci fece ridere in modo compulsivo, dopo tante lacrime, troppa rabbia, dolore e frustrazione. Il dubbio, dopo l’entusiasmo iniziale, ci ha contaminati tutti: erano loro a farci ridere o eravamo noi ad averne disperatamente bisogno? Risposta che non avremo neanche in questa stagione: parte LOL 2 e Putin, un comico fallito, invade l’Ucraina e abbiamo più paura di prima. E vogliamo ridere, per dimenticarcelo. Mentre un altro interrogativo si fa strada: ma non sarà LOL – Chi ride è fuori a portare un po’ sfiga?

Corrado Guzzanti voto: 10

Basterebbe l’entrata in scena. Caschetto nero alla “Valentina Crepax dopo l’incidente”, accappatoio, trolley a forma di Quelo. E la faccia degli altri concorrenti, a metà tra “se lo sapevo, non ci venivo a farmi umiliare” a “maestro (c’è chi lo chiama Papa), posso inginocchiarmi e venerarti?”. Tutti all’annuncio del cast ci siamo detti: ma chi glielo fa fare, ha tutto da perdere. Ma la risposta era dentro di noi, ed era sbajata: ha solo voluto ricordare a tutti che, pure se non ha più voglia di fare i suoi concept program comici che erano veri e propri capolavori televisivi a puntate, unici e inimitabili, rimane il migliore. Mette tutti i suoi personaggi a disposizione dell’improvvisazione, anche sulle battute altrui, fa fuori più colleghi di un camerata di Fascisti su Marte, con Vulvia riesce a farci ridere pure col grado zero della risata (un cazzo disegnato su un muro), riesce a eliminare avversari anche con personaggi conosciutissimi, laddove la sorella Caterina era stata penalizzata proprio dal successo delle sue imitazioni passate. E tutto questo non rubando la scena a nessuno, non sgomitando, raramente stando al centro. Una volta di più Corrado Guzzanti ci ricorda che, se esistesse un Nobel per la comicità, non lo vincerebbe: glielo intitolerebbero proprio.

I montatori di LOL voto: 9

Davide Neglia, Andrea Doniselli, Roberto Baratti, Stefano Balzarelli, Matteo De Grandis. Se la trasmissione è una bomba, un rutilante precipitare nella risata; se a casa, anche da soli, entrate talmente tanto dentro il format che vi sforzate di non ridere e rischiate l’aneurisma, è merito loro. C’è solo un altro talent in cui chi monta è così bravo: MasterChef. E anche lì il dubbio ti viene: ha vinto il migliore? Probabilmente no, perché i migliori sono quelli che prendono quelle 6 ore, quei 10 comici chiusi in un teatro a sfidarsi, e li agitano senza mescolarli regalando una narrazione comica dal ritmo forsennato, con tempi perfetti e irresistibili. Al resto pensa, e non è poco, la regia chirurgica di Alessio Pollacci.

Lillo voto: 8,5

Foto: Federico Guberti/Prime Video

È l’arma di fine mondo di LOL 2. Iniziamo a ridere quando nel corridoio pieno delle memorabilia della prima edizione troviamo il costume di Posaman. Fa ammonire il favorito, dimostra di essere una bomba a orologeria di comicità con quella sua grammatica comica unica, raffinata e popolare, tenera e implacabile. Negli Stati Uniti uno come lui diventerebbe David Letterman e intervisterebbe Barack Obama, vestito da Posaman ovviamente. Da urlo l’incontro da cinema muto con Maccio Capatonda. Lì alcuni spettatori hanno rischiato l’infarto per le troppe risate. Compreso chi scrive.

Virginia Raffaele, Mago Forest voto: 8

Virginia Raffaele e Corrado Guzzanti. Foto Prime Video

Lei fra tutti probabilmente è la stratega più raffinata. Dall’inizio studia gli avversari, soprattutto quelli che non conosce, e decide una tattica da guerrilla. Quando meno te lo aspetti ne punta uno e tira fuori Ornella Vanoni, al ritiro del premio improvvisa una Lunetta Savino che rischia di essere letale persino per Guzzanti, quando viene riposseduta da Lino Banfi. Non lascia al caso neanche l’outfit, studiato per distrarre e colpire: semplice, non eccessivo, ma comunque ferocemente sexy. Perché lei quella sensualità, in scena, ce l’ha naturale. E mentre tu pensi che venderesti l’anima al diavolo perché ti rivolga anche una sola parola, lei ti colpisce a freddo. E ridi. Il suo è un talento completo, quasi inquietante per il livello di eccellenza di imitazioni, improvvisazioni, capacità di adattamento alle situazioni, gestione del corpo e dei movimenti, soprattutto nello sketch in cui diventa Marina Abramović. Pure il Mago Forest è atrocemente sexy – la sua dannazione, tutti pensano sia troppo bello per essere anche bravo – ma se si esclude la sua eroticissima foto osé che DEVE entrare tra le memorabilia di LOL, decide di puntare sulla sua bravura di intrattenitore. Fa una scelta curiosa e pericolosa: si gioca un’entrata in scena geniale (totalmente avvolto dalla plastica con cui si mettono in sicurezza le valigie all’aeroporto) e una quantità di ottime battute all’inizio, a gioco fermo. E tu pensi che sia matto. Invece così fa capire a tutti che sarà lui uno degli avversari da battere. Mette anni di mestiere al servizio della trasmissione: la palestra di Mai dire gol, in cui lui era costretto a ritagliarsi spazi di comicità nel ruolo scomodissimo di presentatore incastrato tra la Gialappa’s e colleghi bravissimi con personaggi iconici, gli torna utile. Lui l’arena la conosce ed è un gladiatore comico geniale, finalmente lo dimostra a tutti. E dopo anni passati a essere bullizzato lì, utilizza quell’arma contro Max Angioni. Che, conoscendo i suoi limiti come Matano con Elio nella prima edizione, accetta di buon grado il massacro.

Fedez e la sigla voto: 7

Di Fedez tutti hanno detto tutto e il contrario di tutto. Comunque la si pensi sul “sa o non sa cantare”, “sa o non sa condurre”, eccetera, qui fa quello che deve fare, e cioè incarnare perfettamente noi che guardiamo la trasmissione, le risate, i disorientamenti, i commenti. Fateci caso, sono gli stessi dei nostri salotti. Cosa che non riesce a Frank Matano, che ride e basta e di fatto fa l’Eddie Murphy di LOL (non riesce a trovarsi un ruolo come ad esempio fa a Italia’s Got Talent, e finisci per sentire la mancanza della Mara Maionchi scazzata dell’anno scorso). Sulla sigla poco da dire: anche noi italiani, se vogliamo, sappiamo fare prodotti televisivi professionali e curati nei dettagli. Come quella sigla, appunto, dalla narrazione semplice e accattivante come la prima, capace di portarti dentro il format in poche decine di secondi.

Maria Di Biase, Gianmarco Pozzoli e Max Angioni voto: 6

Di Biase arriva alla sufficienza per il numero della cheerleader: semplice, fessissimo, ma meraviglioso, come solo la comicità elementare sa essere. Il sospetto è che sia un diesel, ti dà sempre l’impressione che stia per sbocciare e poi si sgonfia nel momento giusto. Come se perdesse il tempo, troppo impegnata a non ridere. Pozzoli inizia alla grande, tra orge e occhi presi alla reception, diverte e si diverte, poi si perde, scompare in mezzo ai giganti, non trova una sua cifra, un modo di stare nella squadra. Ma il talento c’è, e potrebbe essere la sorpresa del gran finale. Il più debole per ora sembra il giovane Angioni, ma si capisce che ha i tempi giusti e potrebbe fare di più. Lo mettono in mezzo da subito e lui è bravo a sfruttare la situazione, ma non riesce sempre a uscirne. Peccato perché con quella voce e quella faccia poteva essere un ottimo Matano sfigato: aspettiamo le puntate finali.

Maccio Capatonda voto: 5

Foto: Federico Guberti/Prime Video

Classico voto che dai a chi avresti voluto premiare con un 110 e lode. Da lui ti aspetti colpi di comicità acrobatica, sketch e battute che rimarranno epici, una sfida all’ultimo sangue con Corrado Guzzanti. Perché è un genio, poco da dire. Ma la sua arte è complessa, sempre in controtempo, necessita di preparazione e struttura narrativa, di un linguaggio preciso. In LOL, dove devi essere altissimo e bassissimo – come lui sa essere – ma in modo estemporaneo ed esplosivo, fa più fatica. Meriterebbe la sufficienza, forse, ma quando il campione ti delude la pagella è sempre più severa. Padre Maronno, perdonami, perché non so quel che scrivo.

Alice Mangioni voto: 4

Come già accaduto nella prima edizione, per una donna che spadroneggia (Michela Giraud nella prima, qui Virginia Raffaele) le altre arrancano. Come il marito Gianmarco Pozzoli non trova il suo posto, il suo ruolo nel programma, ma al contrario di lui non riesce neanche a trovare un exploit degno di tal nome. Peccato perché la ragazza sa fare il suo mestiere maledettamente bene: seguitela, fa parecchio ridere. Ma LOL è anche strategia, capacità di adattamento, voglia di andare oltre se stessi lasciando la propria comfort zone. Viene eliminata per prima, a causa del primo sketch riuscito, quello dello scotch. Battutaccia, mi elimino da solo.

Diana del Bufalo voto: 2

Foto: Prima Video

La battuta più bella la fa fuori dal teatro, quando parla della sua coprolalia. Che attendiamo come Godot, in scena. Le diamo il doppio di quanto si merita per quel talento splendidamente assurdo e inutile di saper dire una parola italiana col labiale inglese. Fighissimo, ma allora la trasmissione giusta per lei era Italia’s Got Talent. Meglio vederla a teatro nel musical Sette spose per sette fratelli dove, insieme al giovanissimo Leonardo Scafati, è mattatrice indiscussa. Qui, invece, non pervenuta.

Tess Masazza voto: 1

L’unica nota stonata di un casting altrimenti impeccabile. Sarebbe stata perfetta se ci fosse stato il pubblico in sala. Come figurazione. Più che un concorrente, è un uditore. Si impegna pure, quando fa il palloncino gigante e poi il mimo triste è pure bravina, ma non è all’altezza. Presenza fondamentalmente inutile, se non per far sperare a ognuno di noi di partecipare un giorno a LOL.