Amici 21: anche le cose belle a un certo punto finiscono. Figuriamoci quelle brutte | Rolling Stone Italia
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Amici 21: anche le cose belle a un certo punto finiscono. Figuriamoci quelle brutte

Penultima puntata del talent, e questa sembra l’unica bella notizia che esce da questo serale

Amici 21: anche le cose belle a un certo punto finiscono. Figuriamoci quelle brutte

Quasi quattro ore di programma per una semifinale che elimina un solo concorrente. Con tanto di teatrino melodrammatico finale, perché un po’ di C’è posta per te fa sempre bene. Ci sono gli estremi per accusare Maria De Filippi di tortura? Questa infinita e inutile semifinale sia la summa di pregi e difetti del programma. No, non è vero, solo dei difetti.

Luigi Strangis voto: 10

Malo Malo Malo. E ti rendi conto che Luigi lo hai sottovalutato, appena ti perfora l’anima, lo stomaco, la testa con quel capolavoro di canzone di Bebe che hai sempre pensato, da cultore di quell’artista meravigliosa e potentissima, non potesse essere eguagliato. Figuriamoci da quel ragazzetto che probabilmente hai capito poco. Mentre non molla una nota, un passaggio di ritmo e con quella canzone ti incendia – e va a fuoco anche il suo viso sempre incline al sorriso, talmente naturale da essere irriverente e sembrare persino strafottente (e invece ha ragione Di Martino, semplicemente si diverte a fare quello che fa) – tu capisci che lui è cresciuto piano piano, in un’evoluzione costante. E dei cantanti, soprattutto i maschi, è l’unico ad aver rischiato, cercato ogni volta di far qualcosa di diverso e più difficile. E allora per qualche voto troppo basso, per qualche battuta troppo cattiva, è giusto pure chiedere scusa. Perché il suo Malo è una delle cose più belle di questa edizione di Amici. Capisci poi che è in stato di grazia – animale da gara, in vista del traguardo trova l’ultimo scatto di reni – quando lo balli, pulendo i fagiolini, mentre canta Julio Iglesias (suonata come se fosse La mia banda suona il rock, ma va bene lo stesso). Quando poi non sbaglia neanche plettro in mano capisci che ieri avrebbe segnato pure in finale di Champions League, se l’avesse giocata.

Michele Esposito voto: 9

È un Professionista. Con la P maiuscola. In mezzo a tanti vorrei ma non posso, potrei ma non voglio, voglio e forse potrò, posso e magari vorrò, cresci bene che ripasso e grandi promesse e altrettanti futuri bidoni, lui è già un danseur étoile. E che debba passare per Amici è una metafora avvilente di un Paese in cui il merito, nemmeno a queste vette di talento, ha la strada spianata. Il nove, però, è anche per la garra. Come un passista – in tempi di Giro d’Italia, consentite la similitudine – si è mangiato tappe e traguardi volanti con esperienza, stile e un viso impassibile alla Indurain. A volte ha esibito un sorriso ironico e sornione, altre ha messo su la faccia cattiva, anzi, peggio, glaciale, per far capire a tutti che contro di lui non c’è storia. Ancor prima di annichilirli con performance sempre perfette. Ma ieri, a un passo dalla finale, ha ballato ancora meglio. Ha alzato l’asticella di una qualità già a un passo dal massimo, si è preso il palco riempiendolo con carisma e autorevolezza. Colonizzandolo fisicamente. Se prima era solo bravissimo, ora è Michele. Perché ci ha anche voluto far vedere quanto è cazzuto. Perché quando il gioco si fa duro, Michele comincia a danzare. E il modo in cui si prende la maglia da finalista è da leader vero. Nessuna sceneggiata, faccia sicura, sorriso soddisfatto e sguardo di chi sta pensando «Mo ce ripigliamm’ tutt’ chell che è ‘o nuost!».

Sissi (Silvia Cesana) voto: 8

Arriva in finale perché in giuria, anche giustamente, non potevano votare Alex. Si erano già scordati chi fosse. Da settimane è la favorita, la più coccolata, la concorrente a cui non si riserverebbe una critica neanche nel caso compisse un reato penale. Giusto, la sua voce è clamorosa e lei è una che non steccherebbe neanche sotto tortura. Anzi, dovrebbero fare come a golf, farla esibire con l’handicap, con uno che le fa il solletico, che prova a distrarla, che prova a tapparle la bocca. Però. Però ha la sindrome Anna Oxa. Finisce per rendere (troppo) omogeneo ogni pezzo che canta, le sue performance a regola d’arte non trovano una loro vera unicità, probabilmente cannibalizzate da quelle corde vocali che brillano di voce propria.

Lorella Cuccarini, Raimondo Tordaro, Rudi Zerbi voto: 7

Essere i maestri per cui non chiederesti un TSO già è un grande merito. Lei ci tiene a ricordarci che a 56 anni e dopo 4 figli sembra mia figlia e io suo nonno. È una macchina da guerra, bravissima nel gestire i ragazzi e valorizzarli, nel riuscire a dar loro uno spazio di crescita e allo stesso tempo proteggerli nella gara. Brava anche ad isolarsi dalla cagnara di Amici, mettere su il miglior sorriso e far finta che i colleghi e le loro beghe e le loro baruffe chiozzotte e coatte semplicemente non esistano. Lui è il braccio armato di Lorella, quello che ogni tanto si sporca le mani, soprattutto nel ridicolizzare con due parole e una faccia basita e indignata Alessandra Celentano. Laddove la Peparini reagisce come una bambina offesa e mette il broncio, lui la tratta come la zia pazza. Rudy è il situazionismo, la comicità, ma anche la competenza (soprattutto sul possibile posizionamento di mercato dei suoi pupilli) e la capacità di farli crescere e anche formarsi oltre la loro comfort zone. Ha trovato negli anni un equilibrio perfetto tra lo stare in tv e divertire (in questo la scuola della Gialappa’s a Sanremo, in radio, gli ha fatto bene) e fare bene il “maestro”. E nel frattempo scegliersi tormentoni e nemiche (prima Arisa ora la Pettinelli) con cui divertire e divertirsi. Al limite del bullismo, va detto.

Serena Carella voto: 6

Todaro con le stories su Instagram che hanno gettato tutti noi nel panico a individuato perfettamente la sua forza: la gioia di ballare, la sua luce negli occhi. Due qualità che ti prendono al di là della sua preparazione e talento che su alcune cose (poche, ma non pochissime) può essere migliorato e affinato. Non a caso ieri, con la paura addosso di uscire sul più bello, ha reso meno. Ma ruba l’occhio anche quando non gira al massimo, sa emozionarti, farti ballare dentro. Pure quando sta ferma. Non fa un figurone alla fine quando le fanno credere che lei e Albe – che stanno insieme – devono decidere chi debba essere eliminato. Lui non ha esitazioni nel sacrificarsi, lei non ha esitazioni nel voler rimanere. Non lo guarda, sarebbe pronta a rinnegarlo tre volte e a dimenticare il suo nome in quindici secondi netti. Quando poi lui esulta perché in finale ci vanno entrambi, lei neanche se lo abbraccia o fa finta di essere contenta o gli dice che magari si sarebbe offerta per uscire anche lei. Per lei sembra solo un rivale in più. Almeno Kate Winslet su quella porta in Titanic si sorbisce tutta la filippica lagnosa di Di Caprio e poi ne parla ai nipoti di quell’accollo micidiale che però le salva la vita. P.S.: Sì, sotto sotto mi fa piacere che voglia bene ad Albe quanto se ne può volere a una pianta grassa, essendone perdutamente innamorato (di Serena, non di Albe), ma facciamo finta di niente.

Alex Wyse (Alessandro Rina) voto: 5

Ai quarti di finale della scorsa settimana mi ero convinto che il bello addormentato si fosse svegliato. E invece è subito tornato il karaoker senza infamia (va detto, eh, non è scarso il ragazzo) e senza lode (non ti smuove quasi mai nulla). Quando si è buttato a terra durante una delle (troppe) esibizioni, in ginocchio, simulando un assolo appassionato io mi sono solo spaventato. Pensavo si fosse sentito male, tanto era posticcio il gesto. Dispiace, perché gli Alexers – da minacciosi e volgari sono diventati noiosi e ripetitivi e la volta scorsa (tranne uno, il più patetico ma il più costante) mi sono persino mancati – mi sono diventati quasi simpatici. Raramente ho visto tanta passione sprecata con così tanto entusiasmo. A loro diamo 10. P.S.: ricordiamo a tutti che è il primo disco d’oro di Amici 21 e che la giuria non ha avuto dubbi su di lui. Ricordiamo pure che uno come Rkomi è disco d’oro e di platino e che ai tre giurati di Amici io non farei giudicare neanche la cottura della pastasciutta.

Dario Schirone voto: 4

Alla fine della fiera in semifinale viene eliminato solo lui. E pur avendo tutta la nostra simpatia – è stato preso di mira in modo indecoroso e violento da Alessandra Celentano, e sicuramente ha influito sul suo percorso – l’esclusione dall’ultimo atto è meritata. Anche se se la gioca bene, soprattutto a inizio puntata sembra molto in palla, gli manca sempre qualcosa. Presenza scenica, forza fisica per la parte più atletica della danza, carisma, capacità di stupirti, non le ha. Non è mai stato né “Nunzietto” capace di rendere le aggressioni della Cele una benzina per la sua rabbia e la sua voglia di sfondare – oltre che, a un certo punto, uno spunto per farsi notare e amare – né Michele, ovviamente, eccessivo il divario tra i due (accentuato dall’ossessione delle reciproche maestre che su di loro hanno cementato la loro lotta privata, gracchiando urla scomposte ogni volta) – né Serena, che sa come farti innamorare quando parte la musica o Carola, impeccabile in ogni movimento anche quando si siede a tavola. Lui non ha avuto il giusto carattere neanche per fare la vittima – ma ce l’ha avuto per resistere più del previsto – e certo non l’ha aiutato avere Veronica Peparini come avvocato difensore. Una che il massimo della risposta che ha saputo dare alla rivAle volpe argentata è stata “Che palle, che palle, che palle, ecco l’ho detto tre volte”. Maria De Filippi cara, hai mai pensato al prof. Alessandro Orsini come nuovo maestro?

Alberto La Malfa voto: 3

Ecco uno che è andato peggiorando di puntata in puntata. Come le sue barre che ora assomigliano ai bigliettini dei biscotti dei ristoranti cinesi. Tanto che la sua performance migliore la fa sì in questa penultima puntata, ma cantando Justin Bieber. Senza di fatto metterci del suo. E scopri che poteva pure cavarsela bene senza infarcire canzoni altrui con strofe sue. Che hanno persino senso nei suoi pezzi, che sembrano la parodia delle hit pop dell’estate, ma diventano insopportabili sui classici. Poi ieri devasta Elvis Presley – anche con un autotune iniziale o comunque un effetto vocale mortale – e ci fa pensare che sarebbe utile, nel mondo dello spettacolo, istituire il regime delle squalifiche che c’è nello sport. Rovinare il re del rock’n’roll dovrebbe valere un anno di silenzio almeno. Bello, però, il completo bianco macchiato. Sembra un cameriere che è caduto mentre portava un caffè a un tennista che sta giocando sulla terra rossa. La finale come sesto è talmente immeritato che esulta con la stessa incredulità di Fabio Grosso dopo il gol in semifinale mondiale nel 2006.

Anna Pettinelli voto: 2

Se rosicasse per fare show, sarebbe meraviglioso. E meravigliosa. Purtroppo la caricatura che di lei fa Rudy Zerbi (una dei pochi motivi per vedere Amici, lui) è persino troppo generosa e affettuosa. Il sospetto è che lei e Veronica Peparini (una che a volte riesce persino a farti dare ragione ad Alessandra Celentano e lo dice uno che trova più ragionevole ed empatico di quest’ultima pure Charles Manson) servano come elemento comico involontario ma funzionale al programma. Un po’ come i concorrenti de La Corrida, ve li ricordate? Ora aspettiamo un suo corso di laurea su come buttare una straordinaria carriera, decenni di eccellente professionalità e l’essere stata un modello per tutti gli speaker radiofonici e aspiranti tali inseguendo talent e reality di Mediaset. Da amante della radio – e collega – soffro al pensiero che ci siano un paio di generazioni almeno che la ricorderanno solo così. Ecco, a voi dico che Anna Pettinelli era la migliore. Poi è arrivata Maria De Filippi e ora pure il suo pupillo, Albe, ride di lei. Un’ultima curiosità: «zitto, pelato!» riferito a Zerbi è body shaming? O non lo è solo perché la vittima è un uomo e la carnefice una donna? Se lui avesse ironizzato sul fatto che lei è in sovrappeso dicendole “t’ho battuto anche stavolta cicciona” cosa sarebbe successo? Ve lo dico io, avrebbe dovuto lasciare il paese vestito con la tuta gialla e la parrucca con cui ha imitato Renato Zero.

La giuria voto: 1

Questo voto va al di là dei voti spesso opinabili e che non di rado hanno falsato la competizione. Un giorno mi spiegheranno cosa possono decidere – e con quale equità – un ex ballerino, un mai re e uno che vorrebbe essere definito cantante. Che ieri, va detto, ci ha entusiasmato con la sua crociata per le scarpe riutilizzate in due puntate consecutive “non sono comprese nell’outfit, perché devo sprecare soldi” e ci ha messo su un po’ di scotch nero per farle apparire diverse: eroe, Stash nuovo Luigi delle Bicocche. Per te, solo per te 8,5. Il problema è che non hanno mai dato brio al programma, persino Di Martino che con Stasera tutto è possibile invece aveva davvero ben impressionato televisivamente. Non sono riusciti a ritagliarsi un ruolo nello spettacolo trash di questo talent e non hanno il voto più basso solo per Sabrina Ferilli. La migliore, sia pure per una sola puntata.

Alessandra Celentano voto: o

Non fa ridere quando imita Romina Power, non fanno ridere i suoi regali privi di ironia ai colleghi. Non fanno ridere le sue lettere sempre uguali contro ragazzi troppo giovani per subire le sue volgari e reiterate intemerate. Si crede un personaggio, ma sa solo distribuire odio, rancore, fastidio. E più la vedi nei guanti di sfida e più ti chiedi “ma una che si muove così su un palco ha davvero ballato in vita sua?”. Anzi no, questa è una battuta meschina degna di lei, che ha lavorato con i più grandi e ha dovuto smettere per la sindrome dell’alluce rigido che le impedisce di fare ciò che più ama. Ma questo non le può consentire di brutalizzare ragazzi, guarda caso quasi sempre maschi, giovanissimi e belli. E se li loda, come Michele, devono aver sofferto o come Carola devono mortificarsi nella loro femminilità. Diciamo che un terapista da questo identikit delle sue vittime potrebbe ricavare trattati. E se è vero che dal letame nascono i fior io chiedo, avendo memoria corta, ma a cosa diamine (e soprattutto a chi) ha portato il metodo Celentano? Quale dei suoi allievi ora insidia Roberto Bolle? Spero sinceramente ne esistano, perché hanno sofferto abbastanza per meritarselo. Ale, da tuo zio Adriano impara l’arte dei silenzi. Delle pause. Di quattro o cinque anni dalla tv magari.