Storia del concerto più breve di sempre | Rolling Stone Italia
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Storia del concerto più breve di sempre

È il 2007 e i White Stripes, pochi mesi prima di sciogliersi, suonano una nota e poi scendono dal palco. Ma il bello viene dopo

Questa è la storia del concerto più breve di tutti i tempi. Una storia che ci ha messo due anni per finire sul Guinness dei Primati ma che alla fine, non senza tensioni, ci è poi finita. Per poi sparire di nuovo.

I protagonisti di questa storia sono Meg e Jack White, i White Stripes. All’epoca dei fatti, parliamo del 16 luglio 2007 (12 anni oggi), i due musicisti sono impegnati in Canada in quello che sostanzialmente sarà l’ultimo tour nella storia della band, ma che rimarrà talmente impresso nel cuoricino di entrambi da diventare due anni dopo un film documentario, Under Great White Northern Lights.

Insomma, dopo una serie di date del tutto informali che Meg e Jack si concedono addirittura in piccoli mercatini, i White Stripes capitano a St. John’s, cittadina da sogno nell’isola di Terranova. Il concerto è previsto per quella sera, su un palco allestito nel coloratissimo centro della città. Ma visto che la zona già nel pomeriggio è gremita di fan indemoniati, il duo decide di organizzare un secret show sullo stesso palco quando c’è ancora la luce. Non sarà un secret show, ma appunto il concerto più breve della storia.

«Eravamo a Terranova e l’idea mi è balenata a colazione: “Suoniamo una sola nota oggi”» ha raccontato Jack a Interview Magazine nel 2012. «L’ho detto a Meg mentre uscivamo dalla macchina. Ho detto: “Assicurati di stoppare il piatto della batteria. Quando lo colpisci, stoppalo subito così che duri un millisecondo.”

La cosa bella di tutto ciò è che su YouTube esiste più di un video del momento, e ovviamente durano tutti meno di un minuto. Jack e Meg salgono sul palco, urla dei fan, lei si siede alla batteria, lui imbraccia la chitarra e all’unisono succede questo: lui suona una pennata di Do diesis e lei colpisce il piatto, stoppandolo subito come richiesto. Dopodiché Mr. White si avvicina al microfono e dice: «Ora abbiamo ufficialmente in ogni provincia e territorio in Canada.»

Ora, di’ che sotto il palco sanno tutti che il vero concerto sarà alla sera, se no per una roba del genere uno rischia davvero di essere linciato. Paghi un biglietto e zac, concerto di un secondo. Tanti saluti.

Invece, a sollevare polemiche qualche anno dopo (nel 2012) sarà la stessa persona che ha architettato il concertino-lampo. «Pensavo di contattare poi quelli del Guinness World dei Primati per vedere se potessimo registrare il record del concerto più corto di tutti i tempi. Così abbiamo fatto, ma hanno rifiutato.» Il chitarrista però non si ferma lì e anzi, esagera com’è suo solito. «La verità è che comunque il libro dei Guinness è un’organizzazione elitaria. Non c’è nulla di scientifico in ciò che fanno. Hanno semplicemente un ufficio pieno di gente che decide cosa è un record e cosa non lo è. La maggior parte dei record lì dentro è tipo “la più grande collezione di saliere e pepiere”. È quello che vogliono essere loro.»

Il colpo di scena, a concludere in bellezza una storia già di per sé delirante, è la risposta di qualche giorno più tardi, stavolta dei portavoce del Guinness dei Primati. “I White Stripes in realtà hanno ricevuto il riconoscimento per il concerto più breve di sempre nel libro dei Guinness dei Primati del 2009” ovvero due anni dopo il concerto. “Ma dopo questa apparizione abbiamo ricevuto una quantità eccessiva di candidature da varie band e performer in corsa per il record. Una quantità impossibile da verificare con precisione.”

Tant’è che, alla fine dei giochi, i Guinness hanno rimosso dal proprio libro anche le voci della poesia più breve o della canzone più breve. Troppo difficili da registrare, troppo facili da realizzare. Ma per noi, il record del concerto più corto appartiene al primo che ha avuto l’idea.