In sedia a rotelle si può spaccare, sopra e sotto il palco | Rolling Stone Italia
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In sedia a rotelle si può spaccare, sopra e sotto il palco

Fa il giro del mondo l'immagine di un ragazzo issato con la sedia a rotelle sulla folla di un live metal, mentre Salmo fa il suo show da seduto. Perché la musica rende normali le eccezioni (da non mostrare) e abbatte le ipocrisie

In sedia a rotelle si può spaccare, sopra e sotto il palco

Foto Daniel Cruz per Resurrection Festival

Le canzoni riescono a rendere eccezionale quello che fino a un attimo prima era normale: la pietra che rotola, un gelato al limon, il sapore del sale sulle labbra. Ma la forza della musica è anche quella di rendere normale ciò che spesso è l’eccezione da non mostrare. Come una disabilità. Fa un certo effetto – strano e piacevole allo stesso tempo – guardare la foto di Alex, ragazzo spagnolo costretto su una carrozzina, che durante un festival metal in Galizia viene issato sopra la folla, per regalargli un’emozione a lui difficilmente accessibile come quella di vedere per bene la sua band. Per una volta dall’alto, con la prospettiva di un gigante.

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Fa un certo effetto – seppur del tutto diverso – vedere Salmo salire sul palco del Rugby Sound di Legnano in sedia a rotelle. Dopo essersi “stracciato via un crociato e grattugiato un pezzo di osso”, ha deciso di proseguire il  tour. E anche se dopo lui è potuto tornare a casa a piedi, seppur zoppicando, il suo è stato comunque un gesto importante: “anche così si può spaccare”, sembrava voler dire. 

Fa un certo effetto perché, diciamolo, la disabilità ci mette a disagio. Non siamo abituati a vederla e facciamo finta di sopportarla. Ne sentiamo parlare poco e male, in modo retorico e spesso ipocrita. Perché anche se non possiamo o vogliamo ammetterlo, ogni volta che ci imbattiamo in qualcuno che per spostarsi deve usare una sedia con delle ruote il primo pensiero è qualcosa di simile a “poveretto”. 

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Poi la sedia passa e il “poveretto” svanisce insieme al pregiudizio e al disagio che ha provocato. In queste ore la musica è arrivata dove noi non riusciamo. Ci ha fatto percepire come normale quello che è l’eccezione, anche se non dovrebbe. Canta che ti passa, il pregiudizio.

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