Il primo successo di Baglioni è avere scartato la canzone dei New Trolls | Rolling Stone Italia
Storie

Il primo successo di Baglioni è avere scartato la canzone dei New Trolls

Secondo alcuni politici, il brano sarebbe stato eliminato per il testo "sovranista". Qualcuno però consideri il fatto che la canzone è terribile.

Il primo successo di Baglioni è avere scartato la canzone dei New Trolls

Claudio Baglioni, foto Maurizio D'Avanzo/MDPhoto / IPA

A meno di un mese dall’inizio della 69° edizione del Festival di Sanremo, come è giusto che sia, iniziano a montare le polemiche. Protagonisti di questo giro i New Trolls, che sono rimasti in due – Gianni Belleno e Nico Di Palo – e ora si fanno chiamare Of New Trolls.

A far scatenare le polemiche l’esclusione dalla kermesse del loro brano, Porte Aperte. Nessuna motivazione ufficiale da parte della commissione artistica, anche se per molti media, Radio Padania in testa, il motivo sarebbe solamente politico. Nel brano si parla di riscatto nazionale, sicurezza e Unione Europea, fatta però solo di “parole e ipocrisia”. In sintesi, di sovranismo. Versi che non sarebbero dunque per in linea con il pensiero di Claudio Baglioni, che pochi giorni fa aveva dichiarato: «A 30 anni dalla caduta del muro di Berlino, i muri li stiamo ricostruendo, anzi non li abbiamo mai abbattuti. La classe politica e l’opinione pubblica hanno avuto grandi mancanze, è stato un disastro che avrà ripercussioni grandissime dal punto di vista intellettuale: il nostro Paese è incattivito e rancoroso verso l’altro. Quest’anno al Festival vogliamo portare l’armonia. L’avvicinamento degli opposti».

Contattato dal Secolo XIX, Gianni Belleno ha commentato così: «Il pensiero è ancora libero e democratico. Io sono un cantautore, scrivo ciò che vedo. E oggi vedo che gli italiani faticano ad arrivare alla fine del mese. Sento le persone che si lamentano e io stesso sento e vivo gli stessi problemi. Sull’immigrazione la mia idea è questa: prima si mettano a posto le cose qui, aiutando gli italiani, poi si può anche pensare di dare una mano agli immigrati, accogliendo nella legalità chi chiede di entrare nel nostro Paese».

Questi i versi “sovranisti” che avrebbero condannato la canzone: E la paura poi ci assale – nelle vie delle città / non ci permette più di camminare – con l’amata libertà / sono troppi gli occhi sconosciuti – troppi intorno a noi / tutti i nostri sacrifici – sono a rischio sai / Ma siamo gente appassionata – della cultura e dei musei / davanti a una partita di pallone – siamo tutti figli tuoi / siamo lo specchio di una vita – che tutti ci invidiano /la Nazione per i sogni – dove tutti sbarcano.

Una vicenda che, neanche a dirlo, è stata strumentalizzata dai alcuni politici che stanno condividendo il brano sui propri profili: «Alla faccia di chi vorrebbe nascondere la verità!», tuona Giorgia Meloni.

In questa matassa dalle sfumature tristemente poviane, nessuno sembra considerare un fattore: la canzone è brutta. A prescindere dalla vaga somiglianza con Hotel California, capolavoro indiscusso degli Eagles.

«Il brano non vuole diventare una bandiera. Non sono iscritto a nessun partito» ha continuato Belleno a AdnKronos. «Ho portato il brano Porte aperte alla commissione selezionatrice a Roma, lo hanno ascoltato e commentato positivamente, hanno detto che entro settembre-ottobre avrebbero fatto sapere. Nessuno ha chiamato, mai, né ci è stato spiegato il perché dell’esclusione».
Claudio, bastava fare una chiamata.

Per i feticisti, qui sotto il testo completo della canzone:

C’è molta gente disperata
che non ha perso la dignità
non ha una tavola imbandita
stringe la cinghia perché lo sa
che non arriva a fine mese
con le promesse che tu fai
e quel poco di lavoro ancora non ne dai

Non siamo qui a puntualizzare
ma la coscienza non permetterà
noi siamo qui a ricordare
queste verità
di un unione fatta di parole e di ipocrisie
le nostre porte aperte al mondo
e il terremoto che le spazza via

E questa Italia che da tempo non cammina
e ci strascina per le strade tutte rotte
e questa Italia che da tempo è lontana
non ci priverà del fiato
né la forza di gridare

E la paura poi ci assale nelle vie delle città
non ci permette più di camminare
con l’amata libertà
sono troppi gli occhi sconosciuti
troppi intorno a noi
tutti i nostri sacrifici
sono a rischio sai

Ma siamo gente appassionata
della cultura e dei musei
davanti a una partita di pallone
siamo tutti figli tuoi
siamo lo specchio di una vita
che tutti ci invidiano
la Nazione per i sogni
dove tutti sbarcano

Altre notizie su:  opinione