‘The Gentlemen’, Guy Ritchie è sempre lui | Rolling Stone Italia
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‘The Gentlemen’, Guy Ritchie è sempre lui

Con il suo ultimo film (finalmente su Amazon Prime Video), il regista torna alle origini e si conferma il re del Brit-pop-gangster bislacco. Che vi piaccia o no

‘The Gentlemen’, Guy Ritchie è sempre lui

Matthew McConaughey in 'The Gentlemen'

Confessione: ho sempre avuto un debole per Guy Ritchie, mea culpa. In quanto tarantiniana DoP (d’origine pulpfictioniana, da piccola ho visto prima questo delle Iene), ho sempre pensato che tra i tanti, tantissimi wannabe Quentin, Guy fosse quello che aveva trovato in qualche modo una voce, una guyritchieness. Ed era identificabile già dal suo debutto con Lock & Stock – Pazzi scatenati, che tra l’altro ha lanciato la carriera di Jason Statham: una variazione cockney (lo so, a volte serve lo Urban Dictionary) del pulp postmoderno che metteva insieme i vecchi gangster e i classici heist movie britannici, la signorilità violenta dell’East End à la gemelli Krays, la tostaggine dei peggiori quartieri della City. Erano l’energia scatenata di Mr. Ritchie, che nei dialoghi e nell’action übercruento ha sempre volato, e il twist surreale simil-Trainspotting a evitare i cliché del crime. Vedi Snatch – Lo strappo, con un Brad Pitt che non si era mai lasciato andare tanto come nei guantoni da boxeur dall’accento incomprensibile. Immancabilmente sono arrivate bacchettate per “pornografia della violenza” (da Sir Richard Attenborough himself), ma il nostro non ha mai tentato di nasconderlo: la poetica Guy Ritchie l’ha trovata nei cazzotti.

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Stendiamo un pietosissimo velo sul remake di Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, con protagonista l’allora moglie Madonna (scusa: l’amour), e non apriamo nemmeno la parentesi del live action pseudo femminista di Aladdin (scusa: money money money). Dopo Revolver e RocknRolla, dove Ritchie resta nella sua comfort zone con fortune altalenanti, il regista porta sullo schermo il secondo miglior Sherlock Holmes della storia, Robert Downey Jr., fa un detour nello spy movie con Operazione U.N.C.L.E. e un flop nel fantasy medievale a causa di King Arthur – Il potere della spada. I protagonisti se le danno sempre ovunque, e quasi mai di santa ragione. Postilla: dei film di Ritchie si può dire tutto e il contrario di tutto, ma non che non siano entertaining.

Colin Farrell e Charlie Hunnam

Prendi l’ultimo arrivato, The Gentlemen (dal 1 dicembre su Amazon Prime Video): c’è un signore della droga americanissimo (ma britannico d’adozione, Matthew McConaughey) che si vuole ritirare dal business. Alla notizia del suo pensionamento anticipato, competitor, dipendenti, piccoli boss in cerca di riscatto, viscidi giornalisti investigativi, il sottobosco crime londinese al gran completo cercano di accaparrarsi una fetta del suo impero. E tutti sono disposti a ricattare, anche uccidere.

La sceneggiatura sfacciata e incurante è un parco giochi per il super cast: al fianco di un McConaughey divertitissimo, il regista piazza un ottimo Charlie Hunnam nei panni del suo braccio destro, Michelle Dockery (Downton Abbey) in quelli della moglie (forse l’unica un pochino fuori parte), un clamoroso Colin Farrell in total-look tuta a capo di un team di MMA, Jeremy Strong di Succession aka un ambiguo “socio d’affari”, Henry Golding (Crazy & Rich) alias un delinquentello ambizioso. Ma soprattutto uno Hugh Grant da annali: sotto al fascino inglese da star delle rom-com più amate c’è sempre stato un attorone (non perdetelo in The Undoing!).

Charlie Hunnam e Hugh Grant

Questo è il film che molti vedono come un ritorno alle radici del regista e la sua occasione di scrollarsi di dosso l’onta disneyana. Ed è certamente così, con la differenza che sono passati vent’anni dall’esordio, e il suo approccio a quella narrazione gangsta è meno maniacale e più consapevole, quasi troppo intelligente per uscirne bene in quello storytelling perfettamente cesellato, raffinato eppure sempre un po’ sporco. Perché The Gentlemen è volgare, offensivo, politically scorrect in talmente tanti modi che è impossibile tenerne traccia: è il coronamento testosteronico della fantasia iper-maschile di Ritchie. Un mondo (basico) di abiti su misura e risse sanguinolente, dove le donne sono belle, le macchine veloci e la posta in gioco alta. Ma è chiaro che si scherza, pesante (e non è forse questa la comedy migliore?), ma si scherza (ché oggi bisogna essere cristallini, sennò guai), quindi va benissimo. Anzi, non tiriamo troppo la corda e diciamo: bene. The Gentlemen è Guy Ritchie in purezza, nel pieno atto di sottolineare che il re del Brit-pop-gangster bislacco è sempre lui. E, che vi piaccia o no: non è forse il migliore a fare esattamente questo tipo di film?