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Il talento di Miss Pugh

Da favourite dei cinefili grazie a titoli come ‘Lady Macbeth’ e alla serie ‘The Little Drummer Girl’ a icona horror con ‘Midsommar’ e attrice da Oscar (o quasi) con ‘Piccole donne’. Ora è arrivato ‘Black Widow’: e il multiverso di Florence si espande ancora di più

Il talento di Miss Pugh

Florence Pugh

Foto: Jean-Baptiste Lacroix/AFP via Getty Images

Ci sono alcuni che – qualsiasi cosa tocchino – quella cosa diventa oro. Non è una dote comune, sia chiaro, ed è proprio in virtù della sua rarità che, quando succede, tutti gridano al miracolo. Nel caso di Florence Pugh l’entusiasmo generale non potrebbe essere più giustificato: inglese, classe 1996, Oxford born and raised, Pugh pare essere destinata a restituire al cinema la dignità perduta. Mi spiego meglio: ha restituito dignità al genere horror con Midsommar; ha restituito dignità al personaggio di Amy March in Piccole donne di Greta Gerwig; ha restituito dignità a Black Widow, che senza di lei sarebbe stato parecchio più deboluccio (aperta parentesi, a me nonostante le critiche negative non è affatto dispiaciuto, ma ormai so di aver venduto l’anima all’MCU, chiusa parentesi).

«Actor with a weirdly low voice and a confusing laugh», recita la sua bio su Instagram, perché sì, Florence Pugh è pure una tipa parecchio simpatica, pure sui social. Si inizia a sentir parlare di lei nel 2014 con The Falling di Carol Morley, dove interpreta un’adolescente molto precoce e altrettanto picchiatella al fianco di Maisie Williams: Williams è più famosa, ha alle spalle il ruolo di Arya Stark in Game of Thrones, ma Pugh se la mangia in un sol boccone. Lo stesso anno viene nominata nella categoria miglior esordiente britannica al BFI London Film Festival e IndieWire definisce la sua performance «sorprendente». Nel 2016 arriva Lady Macbeth di William Oldroyd, pellicola liberamente tratta dal racconto Lady Macbeth del Distretto di Mcensk del russo Nikolaj Leskov: Variety è in brodo di giuggiole e ha ragione a esserlo, perché Florence s’aggiudica il premio come miglior attrice ai British Independent Film Awards.

Florence Pugh (Amy March) e Timothée Chalamet (Laurence) in ‘Piccole donne’. Foto: Warner Bros.

Due anni dopo la noto io, e qui segno il mio momento mitomane “mi piaceva prima che diventasse cool”: è Charlie Ross in The Little Drummer Girl, riuscito adattamento firmato Park Chan-wook dell’omonimo romanzo di spionaggio di John le Carré La tamburina, al fianco di Michael Shannon e Alexander Skarsgård, produzione BBC One. Vanity Fair America la riempie di lodi, dandole il merito d’essere «fantastica in tutto», grazie a quella capacità con cui «mescola la semplicità con la raffinatezza, la saggezza con l’ingenuità». Il 2019 è l’anno della svolta: prima con Midsommar, l’horror di Ari Aster che – oltre a essere una gioia per gli occhi – rappresenta una sorta di rinascita per un genere troppo spesso svalutato (209 milioni di dollari d’incasso, mica noccioline); poi con la sua “nuova” Amy in Piccole donne, grazie alla quale ottiene due importanti nomination come miglior attrice non protagonista agli Oscar e ai BAFTA. Non vincerà, ma ormai è nata una stella, e l’Hollywood Reporter circoscrive benissimo i confini della sua bravura e del suo talento: «Possiede una grazia disarmante, un umorismo e un’ostinazione che si trasforma quasi impercettibilmente in saggezza».

 

 
 
 
 
 
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Sempre nel 2019 è protagonista, insieme ad Alicia Silverstone, di In the Time It Takes to Get There, divertentissimo corto di Zach Braff (l’ex dottor Dorian di Scrubs, per intenderci), storia di una influencer del XIX secolo e della sua implacabile manager. Florence e Zach s’innamorano e cominciano a farsi vedere insieme: lei ha 23 anni, lui 44, apriti cielo. Il momento dell’ufficializzazione della storia su Instagram è una mezza tragedia: la folla inferocita grida allo scandalo, alla pedofilia, vergognatevi, ma non vedi che è ancora una bambina, che schifo, che ne sarà di noi. Pugh chiude i commenti e qualche giorno dopo, struccata e visibilmente scocciata, prende in mano il telefono e pubblica un video in cui gentilmente ma fermamente comunica di lavorare da quando aveva 17 anni, d’essere economicamente indipendente e di pagare le tasse da quando ne aveva 18, di averne allo stato attuale 23 e di non necessitare di giudizi sulla sua vita sentimentale: «Se non vi piaccio, smettetela di seguirmi». Morale, Braff e Pugh stanno insieme, sono molto felici, hanno adottato un cagnolino e abitano in quella che pare una gran bella casa a Los Angeles, con buona pace dei vari rosiconi: voto alla gestione del presunto scandale, 10.

Florence Pugh con la ‘sorella’ Scarlett Johansson in ‘Black Widow’. Foto: Marvel Studios

Infine, l’ingresso nel magico universo – anzi, multiverso – MCU con Black Widow, e con un personaggio destinato a rimanere nonché a dar filo da torcere a Clint Barton in Hawkeye: Yelena Belova è una Vedova Nera coi fiocchi, cazzuta quanto la precedente (Scarlett Johansson) ma con un twist di sarcasmo in più, naturalmente dotata di coraggio in eccesso e apparentemente indistruttibile. Last but not least, la vedremo al fianco di Harry Styles in Don’t Worry Darling, seconda attesissima opera di Olivia Wilde dopo La rivincita delle sfigate (Booksmart), sul cui set l’attrice e regista ha iniziato una chiacchierata relazione con lo stesso Styles.

Inarrestabile Florence, insomma, che continua a cucinare nel (poco) tempo libero, da brava figlia di babbo Clinton, ristoratore, lasciandoci in eredità le sue ricette nelle storie in evidenza su Instagram. Va matta per lo tzatziki, e mentre lo prepara – intenta a grattugiare soddisfatta il terzo spicchio d’aglio – guarda in camera con quell’adorabile faccia da schiaffi ponendo un annoso quesito: «Se non finisci un pasto con l’alito infuocato dall’aglio, quel pasto allora valeva la pena?». Ora, spiegatemi come si fa a non amarla.

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