Compositori nei film: Charlie Chaplin, il genio del cinema ‘tutto’ (musica compresa) | Rolling Stone Italia
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Compositori nei film: Charlie Chaplin, il genio del cinema ‘tutto’ (musica compresa)

Da ‘Smile’ in ‘Tempi moderni’ agli altri indimenticabili temi: forse non tutti sanno che Mister Charlot è stato anche un (grandissimo) autore di colonne sonore

Compositori nei film: Charlie Chaplin, il genio del cinema ‘tutto’ (musica compresa)

Charlie Chaplin in ‘Tempi moderni’ (1936)

Foto: American Stock/Getty Images

Bing Crosby, Frank Sinatra, Dean Martin, Elvis Presley, Nat King Cole, Julio Iglesias, Michael Jackson, Michael Bublé, Judy Garland, Dalida, Barbra Streisand, Diana Ross, Céline Dion: sono solo alcuni, fra i mille, degli artisti che hanno cantato Smile, la canzone di Charlie Chaplin, il genio che rientra in tutte le categorie del cinema, compresa la musica. Chaplin (1889-1977) compose il brano, strumentale, nel 1936 per Tempi moderni, un film dove ancora il grande mimo non parlava. Il cinema muto era superato da nove anni, grazie al Cantante di jazz, di cui abbiamo raccontato nella rubrica. Ma Chaplin, legato all’immagine pura e alle pure espressioni, rimase in silenzio ancora per quattro anni, fino a quando, nel 1940, si decise a parlare nel Grande dittatore.

Smile identificava dunque Tempi moderni come colonna sonora con grande suggestione; e divenne, seppure solo strumentale, un tema di enorme successo. Anche perché l’autore aveva fatto le cose in grande, aveva affittato gli studi di registrazione della Fox con 64 elementi dell’orchestra. Assumendo come direttore Alfred Newman, il primatista assoluto di Oscar delle colonne sonore, con 11 statuette. Tuttavia, in quel film Charlot fece sentire per la prima volta la sua voce cantando la famosa Titina, con parole inventate all’istante. Poi, nel 1954, arrivò Nat King Cole, che ottenne di poter cantare Smile. Dopo di lui… tutti quelli delle prime righe.

È notorio che, in assenza della parola, la musica assumesse in quegli anni un ruolo decisivo, e Chaplin era il primo a saperlo e intervenne personalmente in quel senso. Da quel genio completo che era, compose melodie che fanno parte dell’antologia più preziosa del cinema. Nel 1931, sempre in regime di Charlot-muto, Chaplin scrisse, produsse e diresse, tutto come suo costume, Luci della città, considerato uno dei suoi titoli di vertice. Protagonista è una fioraia cieca che Charlot, nel suo piccolo, cerca di aiutare. Chaplin adottò la celebre Violetera di José Padilla, ma creò un suo adattamento, tale da accreditarsi la paternità della musica quasi come l’autore.

Il circo, del 1928 è un altro “muto” ma musicalmente importante. Chaplin compose il tema che accompagna tutto il film. Molti anni dopo, quasi ottantenne, scrisse le parole e inserì la canzone nei titoli di testa. È lui a cantare, con una voce che non è quella di Sinatra, ma con una passione e un sentimento da pelle d’oca. Luci della ribalta, del 1952, è uno straordinario contenitore di musiche. Chaplin non era più Charlot. Parlava come tutti gli attori. Il tema portante, Limelight Opening/Terry’s Theme, è una delle più belle musiche del ‘900. Ma l’autore, ancora una volta, ancora legato al suo grande amore “muto”, non volle che fosse contaminata da parole.

Invece canta molte canzoni che fanno parte del repertorio di Calvero, il personaggio protagonista. Charlie ha così modo di riproporre certe performance che facevano parte del suo antico repertorio, prima di diventare il massimo del cinema. È la storia di un grande artista in declino che sogna di avere un’ultima occasione. Ce l’ha in un’irresistibile sequenza con Buster Keaton. Cade malamente alla fine del numero, ha un infarto. Morente, chiede di vedere la sua protetta Terry, danzatrice, che sta incantando il pubblico.

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