Ok Attilio Fontana, sei il peggior dirigente politico italiano. Dimettiti | Rolling Stone Italia
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Ok Attilio Fontana, sei il peggior dirigente politico italiano. Dimettiti

Le mascherine – che non si trovano – obbligatorie sono solo l'ultimo tassello della più nefasta gestione politica che la regione Lombardia potesse mai immaginare

Ok Attilio Fontana, sei il peggior dirigente politico italiano. Dimettiti

Attilio Fontana. Foto di Pier Marco Tacca/Getty Images

Attilio Fontana è una disgrazia. Mai si era visto prima, alla guida della più importante regione d’Italia, un dirigente (…) politico più unfit. Il suo cursus honorum in epoca di Coronavirus parla per lui. Ma ripartiamo dagli esordi, da quel video da “sciur Mario” in cui esortava la cittadinanza lombarda a utilizzare la mascherina tentando di indossarla. Un disastro: totalmente incapace, c’è voluto il tutorial di Barbara D’Urso, lei sì, in grado di infilarsi l’introvabile congegno.

Non è finita: trascorsi dieci minuti Attilio deve auto-quarantenarsi. Nel suo staff ci sono dei positivi. Intanto impazza il virus, e dall’isolamento – purtroppo non verbale – il nostro si bulla con l’opinione pubblica. “Mi avete preso per il culo per la mascherina eh, avete visto?”. Ovviamente fuori luogo, nessun capo politico serio, con responsabilità alte di governo, si metterebbe mai a cincischiare contro la comunità politico/sociale che amministra. Ma Fontana va oltre: rientra dall’esilio, e ops, si imbatte in un altro caso di positività nel suo intorno. Niente, questa volta non si isola. Decide in autonomia che non è un caso serio, si può andare avanti. Su quali basi scientifiche? Nessuna. Già solo questo sarebbe sufficiente a giustificare le dimissioni. Ma no, Attilio va avanti.

Arrivano i medici cinesi a Milano: Attilio è al settimo cielo. “Avete visto le mascherine? Lo dicono anche i cinesi! Gnegnegne”. Intanto la (una volta) formidabile sanità lombarda mostra la corda. È allo sfacelo. Non ci sono abbastanza posti letto di terapia intensiva, le scelte fatte per agevolare le grandi concentrazioni d’interesse hanno distrutto il sistema sanitario di base, quello capillare, il più prossimo ai cittadini. Fontana che cosa fa? Niente. Manda allo sbaraglio i medici di base lombardi che non ricevono risposte dalla regione e per puro spirito di servizio si immolano in cambio di nulla. Piccolo problema: nemmeno loro vengono testati, quindi si ritrovano potenzialmente a essere propagatori del virus. Di certo non possono abbandonare la cittadinanza come fa il supremo leader regionale. I medici di base sono quindi lasciati a loro stessi: non ricevono ordini chiari dalla regione, che anzi li obbliga a continuare le visite, ignorando il loro stato di salute. Sono positivi? Boh. L’importante è andare avanti, costi quel che costi.

Capitolo tamponi: i tamponi ci sono, mancano i laboratori. Questo 15 giorni fa. Oggi? Non è ovviamente cambiato nulla. Niente tamponi, niente analisi, niente di niente. Si continua a navigare a vista. Ma ecco giungere finalmente l’ora del riscatto del nostro. E l’ora del riscatto ha una data: venerdì 3 aprile 2020, cioè ieri. A causa di una comunicazione scellerata di quegli altri incompetenti al Governo, la popolazione è indotta a pensare che il peggio sia passato. E quindi che cosa succede? Ovviamente – ovviamente – si riversa per strada. Qui Fontana non ha responsabilità dirette, è vero, però che cosa decide di fare? Da dirigente immaturo qual è, invece di correggere l’errore della Protezione Civile e comunicare con forza ai lombardi che bisogna perseverare nello sforzo, che nulla è risolto, che ci vuole ancora pazienza, decide di auto-realizzarsi. Ed ecco l’ordinanza suprema: mascherine obbligatorie. Il che andrebbe anche bene, se non fosse per un particolare. E dove diavolo sono queste mascherine? Presidente Fontana: le hai distribuite? Hai un piano per distribuirle? Ci dici dove le troviamo? Quanto costano? Come fare per recuperarle senza intasare le farmacie? Niente di tutto ciò. Zero assoluto. C’è solo l’obbligatorietà. Ma la politica non è un’imposizione vuota dopo l’altra. La politica è risolvere un problema dopo l’altro. “Va bene anche la sciarpa”, chiude grottescamente Attilio. Ok, da oggi per noi a dirigere la regione Lombardia andrà bene anche un semaforo.

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