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Ne resterà soltanto Silvio

A chi sperava di esserselo tolto di mezzo, vedere Silvio fuori dal San Raffaele dev’essere stato difficile. Ma Berlusconi è eterno come il tempo, la fila all’anagrafe e il nonno che deve lasciarti l’eredità

Ne resterà soltanto Silvio

Foto: PIERO CRUCIATTI/AFP via Getty Images

V’è andata male anche questa volta: Silvio vive. Non mi riferisco agli antiberlusconiani, che dall’oggi al domani sono diventati più rari degli ornitorinchi: ormai Silvio pare inoffensivo, un astro arancione al tramonto nella nebbia brianzola. Che cantonata, ragazzi. Silvio è eterno come il Tempo o le file all’anagrafe, come Dio Berlusconi (un fratellastro di madre ignota) o quel nonno che deve lasciarti l’eredità.

Quando, secondo l’Apocalisse di Giovanni, il “leone della tribù di Giuda e agnello con sette corna e sette occhi avrà aperto il settimo sigillo”, Silvio lo guarderà e gli dirà: “Ti chiamerò Dudù”. Quando, nel Giudizio Universale, il buon Yahweh separerà i giusti dagli empi, Silvio lo prenderà sotto braccio e gli dirà: “Per fortuna che lei vota ancora DC e non m’è toccato quell’altro, cornuto e tutto rosso”. Quando l’entropia avrà reso l’universo un’immensità fredda e immota, nel vuoto intergalattico risuonerà Ne me quitte pas sulle note di Mariano Apicella. Oppure, secondo un altro modello cosmogonico, quando il Big Crunch avrà compresso l’intero creato in un punto geometrico, si sentirà ancora un sussurro: “Certo che qui è pieno di figa”. Poi Silvio edificherà il ponte di Messina con un solo mattoncino Lego. Ogni giorno che la morte va a fargli visita Silvio la convince a posare la falce: “Guardi che lei ha una crisi d’identità. Metta via quell’arnese: non sta bene in mano a una signorina altolocata. Lei è la nipote di Mubarak”.

Tutti a deridere la buon’anima del suo allora medico personale Umberto Scapagnini, che un giorno sentenziò: “Berlusconi ha un sistema neuro immunitario di tipo veramente straordinario, per cui niente mina la sua salute. Egli è tecnicamente immortale”. Tutti a ridere, al tempo. E invece, oggi, ecco di nuovo Silvio uscire dal San Raffaele, sopravvissuto al Covid19, con spilletta di Forza Italia scintillante sul revers della giacca: “La prova più pericolosa della mia vita”. Ma quella vita c’è ancora e se non vi munite di spadone tagliateste scozzese, e non vi iniettate 10 ml della corroborante bile di Carlo Debenedetti per vincere in duello, quella vita ci sarà fino a che ci sarà qualcosa.

V’è andata gobba, già. Non mi riferisco agli antiberlusconiani ma a chi aveva già pronto il post “quella volta che Berlusconi mi ha incontrato”. Per le donne segue: “…e mi ha guardato le tette”. Per gli uomini “…e mi ha detto di tagliarmi la barba” – il coccodrillo da social, breve e autoreferenziale: il nuovo genere giornalistico dell’iguana. Chiunque ha pronta un’iguana su Silvio. Facebook, Twitter, Instagram, andrebbero tutti in tilt. Perché Berlusconi ha incontrato tutti: Egli è ubiquo, Egli è ovunque, Egli è sempre. Egli è dentro di noi, Egli è quella voce che ci bisbiglia nel dormiveglia: “Nessun progetto è irrealizzabile se trovi degli investitori pubblicitari”.

Silvio ha detto: “La carica virale del mio tampone è stata la più alta tra le decine di migliaia osservate al San Raffaele”. Non poteva avere una carica virale da comune mortale. Silvio è una vecchia parola, “iperbole”, ringiovanita dalla chirurgia, Silvio è il pianeta snellito da spalline anni ’80, Silvio è tutto più qualcosa e questo qualcosa è sempre Silvio. Difficile trovare un erede politico per chi è il Tutto, è un’impossibilità logica che potrebbe essere superata giusto dalla partenogenesi, se solo Silvio sopportasse l’esistenza di una sua copia liberata dalle superfici riflettenti.

Silvio ha pure detto che l’80% dei malati di Covid19 con più di 80 anni sono morti. La percentuale pare più un’esigenza di simmetria rispetto all’età che un dato scientifico. Perché la vita è la bellezza e la bellezza è la figa. Silvio sarebbe l’alfa (α) e l’omega (ω), se l’α non fosse un simbolo tanto insulso. E invece l’ω… Beh, all’omega manco serve il silicone. Silvio è l’omega e l’omega. Un triangolo metafisico, una trinità dall’orgasmo multiplo.

Lunga vita a Silvio, l’unica figura capace di trasformare per un breve periodo il proporzionalismo politeistico italiano in un vero manicheismo maggioritario. Lunga vita a Silvio, che come ogni divinità viene tanto più bestemmiata quanto più si crede al suo potere. Lunga vita a Silvio, l’unico capace di imprimere un nome a quelli che oggi ci sembrano di colpo i migliori anni della nostra vita: lunga vita a Silvio, che ha avverato il supremo desiderio degli ambiziosi: trasformarsi in un suffisso, in un “-ismo”, in un lemma accolto dal dizionario Treccani.

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