La disperata scelta del telespettatore 2020: reality show o covid show | Rolling Stone Italia
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La disperata scelta del telespettatore 2020: reality show o covid show

A chi guarda la tv generalista dell’era del coronavirus è rimasta solo una scelta: da un lato l’angoscia esistenziale, dall’altro la lobotomia. Uno zapping disperato tra la padella del botulino e la brace del bollettino

La disperata scelta del telespettatore 2020: reality show o covid show

Foto: Nicolò Campo/LightRocket via Getty Images

La vita umana è un pendolo che oscilla tra dolore e noia, diceva il cuorcontento Arthur Schopenhauer, evidentemente riferendosi al palinsesto della televisione italiana. La scelta è tra reality show e covid show. Tertium non datur. Da un lato l’angoscia esistenziale, dall’altro la lobotomia transorbitale. E in mezzo ci sei tu, quando hai esaurito le serie di Netflix e vuoi evitare gli assembramenti da bar. Uno zapping disperato tra la padella del botulino e la brace del bollettino. Non puoi che uscirne o più stupido o più terrorizzato. Per l’intrattenimento a basso costo vibrioni e siliconi sono intercambiabili. La sintesi è il sempre attesissimo discorso del duo Rocco & Giuseppi.

Le tre vecchie esse che attirano lettori e spettatori: soldi sesso sangue. Di soldi le tv generaliste non ne hanno più, allora il sesso sta nel reality e il sangue nel covid. Voilà tout. A prima vista, la realtà è generalista e la fiction a pagamento. Ma se guardi meglio vedi l’osmosi. Finzioni sempre più verosimili – pensi più spesso ai suoi personaggi che a tua sorella – e realtà sempre più show – t’illudi di modificare la curva dell’epidemia cambiando canale. L’unica differenza è che gli attori costano più degli opinionisti, e ormai possono permetterseli solo Netflix e Amazon.

E allora, nei cari sette canali della nostra infanzia, di qua un’ex soubrette litiga col fratello di un calciatore, al chiuso di cento metri quadri di casa, di là due virologi litigano in differita, per interposto conduttore, con un giorno e un’autostrada di mezzo. Troppo facile così. Perché non chiudere nella casa gli scienziati? Che se le dicano in faccia, le cose. Con un paio di settimane alla panca piana e i deltoidi belli pompati capace che parta pure un cazzotto. E lo share…s’impenna. Eccoli sciorinare piani sierologici e orari di apertura nel confessionale, eccoli canticchiare Uno su mille ce la fa mentre spadellano un ovetto, eccoli in nomination, e chi vince il televoto detta la linea sanitaria e festeggia slinguazzandosi un’infermiera sotto la doccia.

Se un telespettatore sapiens, equidistante da un limone e da un tampone, muore di stenti sul posto, però anche il covid show è una declinazione del reality show. E il protagonista sei tu. Tu sfotti la meteora televisiva che si umilia per due soldi in prima serata, ma ricordati che a te, per riprenderti in metro con la mascherina tra simili ammassati, nemmeno ti pagano. Sei una Stefania Orlando amatoriale, una Ruta di scorta. Milioni di comparse che non pretendono manco il pranzo al sacco.

“Gli italiani” sono il protagonista collettivo del gossip al tempo della pandemia. Tradiranno o no il nostro amore per loro? Divisi in squadre, ognuna con il proprio coach di riferimento. La squadra del medico che minimizza il coronavirus contro quella del medico che mitizza il coronavirus. Sticazzisti contro disfattisti. E avanzano perfino i soldi per pagarci il montatore. Il numero giornaliero di morti e contagi fa guadagnare punti ora a una squadra ora a quell’altra. Dopo un’estate in cui sembrava che gli ottimisti vincessero a mani basse, oggi siamo al trionfo dei pessimisti. O arriva presto il vaccino o nella prossima stagione un coach non verrà confermato. Lo ricicleranno per The Voice.

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