La coppia non è che un’alleanza contro la morte | Rolling Stone Italia
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La coppia non è che un’alleanza contro la morte

Dovessi scegliere tra salvare te e chiunque altro, sceglierei te. Così ci innamoriamo. Non c’è niente di altrettanto fragile e bugiardo quanto una promessa d’eternità: non c’è niente di altrettanto bello

La coppia non è che un’alleanza contro la morte

Foto: Sasha Freemind on Unsplash

C’entrano niente i cuoricini e nemmeno gli orgasmi e nemmeno i progetti né i figli. La coppia è un’alleanza contro la morte. Che sempre perde. È destinata a perdere dal primo sguardo, e ogni bacio e carezza e litigio e promessa non è che antefatto.
 Il filo di un ragno tra due pareti. Si spezza un capo, poi l’altro – il mio tumore, il tuo infarto. (Avremo qualcosa di altrettanto…nostro?) A volte collassa tutto intero – un incidente stradale, una bomba. L’universo lo sfiora col dito e subito il filo si squaglia – un prurito alla caviglia del conducente che abbassa la testa, una cellula che decide di impazzire in ossequio alla statistica, potevo mettere la sciarpa, scrivimi quando sei atterrato. Così banale, quotidiano, lì di fianco: che ore sono? È tardi, è il nulla.


Quel disperato bisogno di calore che a volte ci prende. Mollare tutto lì, la penna, il computer, la cassa, la pinza. Correr da lei: esiste ancora. Che importa di messaggi e chiamate. Esiste ancora il suo corpo, è questo che conta, e non esisterà più. Un messaggio viaggerà nello spazio finché esisterà lo spazio, quel corpo non vedrà sette o otto presidenti della Repubblica e si sbriciolerà in frammenti ed elementi chimici e atomi e neutroni e neutrini e in quasi nulla e poi in nulla. Infatti è caldo, come tutto ciò che muore. Il futuro è del freddo, la morte sta in frigo. Quegli occhi che ti vedevano dentro e ti perdonavano lo stesso, nocciola, con un filo di trucco, con una lacrima appesa, chiusi nel sonno, quegli occhi saranno magnesio, potassio, metano.
Ma per ora il suo corpo è ancora qua: è quasi notte, infiliamoci sotto, tu stringi, stringi più forte, non senti lì fuori, che gelo, girati, ti abbraccio da dietro, due gamberetti sgusciati, pronti per farsi masticare dal caso, ecco che siamo, uno via l’altro, se il vento e i pazzi e i contagi non ci spazzano via, allora ci spazza via il tempo, il tempo e basta, un vento puro, da ovest, che ci soffia in faccia il futuro nonostante ci rintaniamo nel cuore del chiuso, tu stringi.


La volta che un mostro mi stava imprigionando in cantina e mi sono buttato contro la porta che si richiudeva e solo allora mi sono svegliato, con la fronte spaccata, ecco qui il muro della nostra stanza, che idiota, sognavo, e col mio urlo avevo svegliato anche te, che mi hai medicato: quanto abbiamo riso, vivi, salvi, con l’abat-jour accesa. I prelievi del sangue, quando sei tu a urlare, e ti fai avvolgere il braccio sinistro in tre giri di chellophane e svuoti boccette di valium, ma continui a urlare, urli che vorresti essere ripiena di zucchero filato alla fragola, e non di quei vermi gonfi di sangue che sono le vene e di quei grossi molluschi a cui diamo il nome di organi. Per un po’ siamo fatti ancora di zucchero filato, amore, è questa la gioventù, prima che sia incontestabile: ci muoiono dentro, lentamente, molluschi chiamati pancreas e colon e altre cose che se le nomini vuol già dire che cominci a morire.


Qualsiasi cosa succeda, farò in moda che tu non muoia. Questa è la coppia. Dovessi scegliere tra salvare te e chiunque altro, sceglierei te. Così ci innamoriamo. Non c’è niente di altrettanto fragile e bugiardo quanto una promessa d’eternità: non c’è niente di altrettanto bello. Sul divano, per sempre, brindando al ristorante, per sempre, dopo l’amore, per sempre, in ospedale, per sem… Sono tutti mai più. Ogni storia è una collana di mai più. Inutili come rimuginare un insulto, come le cravatte, come le forchettine da sottaceti, come vestire un cadavere, come un sorriso al commesso, come l’universo. Ma se facciamo bene la spesa, la quinoa, l’acqua di cocco, se cerchiamo di andare a letto prima la sera, se acculiamo ricordi che contano soltanto per noi, il nostro esercito di attimi pesanti d’eternità, se ci prendiamo cura dei nostri corpi che perdono vita come borracce bucate, tappiamoli con le carezze, se facciamo tutto questo per noi sarà diverso, ci sarà il miracolo, un dopo invisibile, è chiaro, noi vinceremo, noi soli.

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