Joe Exotic è Donald Trump | Rolling Stone Italia
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Joe Exotic è Donald Trump

Domenica esce un nuovo episodio di 'Tiger King’: il suo protagonista ha tentato di farsi eleggere governatore, anche se la sua corsa non è nemmeno partita. Ma non tutte le candidature-farsa finiscono per non lasciare danni

Joe Exotic è Donald Trump

Milioni di americani intrappolati nelle loro case hanno aperto Netflix e hanno guardato la bizzarra epopea Tiger King: Murder, Madness and Mayhem. Il sottotitolo (“Omicidio, follia e caos”, ndt) potrebbe forse far venire in mente a tutti le avversità che sta affrontando la nazione. Il Tiger King in questione è il patito di armi acconciato con un mullet biondo platino che risponde al nome di Joe Exotic, un mix tra il circense P.T. Barnum, gli illusionisti Siegfried & Roy e Joe Dirt. Joe Exotic gestisce un fatiscente zoo su una statale dell’Oklahoma. Il parco è un serraglio di tigri, ligri, scimpanzé, fattoni, ex detenuti e imbroglioni.

Joe è ossessionato dalla sua nemesi, un’altra appassionata di felini, da cui si sente ingiustamente perseguitato e che considera un’ipocrita e una furfante. La galleria di padroni di animali esotici ritratta in Tiger King è composta da quei ciarlatani che solo in America potrebbero esistere, il tipo di gente che cerca di venderci olio di serpente fin dagli albori della repubblica.

Joe ha il talento dello showman nel tenere desta l’attenzione del pubblico, ma anche un carattere spudorato, che lo rende immune da qualsiasi forma di autocritica o consapevolezza di sé. Mentre vediamo il suo impero crollare a poco a poco, Joe precipita nella paranoia e questa devastazione personale – tralasciando la sofferenza degli animali sfruttati – inizia a suonare spaventosamente familiare. Tiger King è senza dubbio una serie trascinante. Joe è una specie di icona locale, dal momento che ha pure tentato di farsi eleggere governatore nel 2018; fortunatamente, la sua corsa non è nemmeno partita. Non tutte le campagne elettorali che iniziano come una farsa finiscono però per non lasciare danni, come il mondo ha potuto sperimentare nel 2016 – un anno improvvisamente eclissato dal 2020, per orrore e impatto storico.

Osservando il narcisismo tossico di Joe e il disastro che produce attorno a sé, non si può fare a meno di pensare a Donald Trump. I terribili costi umani dovuti al fallimento della leadership del presidente durante questa crisi cominciano ad essere molto rilevanti. Gli sforzi meschini e crudeli nel punire coloro che lo intralciano durante la gestione della pandemia – che si tratti di un capitano della Marina che cerca di proteggere il suo equipaggio o il governatore Jay Inslee che difende il suo Stato – infangano ulteriormente l’amministrazione, in un modo che fino a questo momento pareva inimmaginabile. Dare a Jared Kushner la responsabilità di qualsiasi cosa, dopo che negli ultimi tre anni ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza e la sua incapacità, è un’altra prova del chiaro sfacelo di questo governo. Tra le ultime notizie, c’è pure il licenziamento da parte di Trump dell’Ispettore Generale, reo di aver fatto il suo lavoro: anche questo, un atto di vendetta senza senso.

Trump, come Joe, sta sempre lì a lamentarsi di quelli che lo tengono nel mirino. Li minaccia coi suoi toni da bullo: o sei con lui o sei contro di lui. La sua testarda ignoranza diventa un motivo d’orgoglio. Ciò che il presidente degli Stati Uniti condivide con il titolare di quello zoo da quattro soldi rende la disperata situazione attuale ancora più allarmante.

È da anni che assistiamo agli atteggiamenti dannosi di Trump. Ma la pandemia ha tirato fuori il peggio dal nostro presidente. Nel momento in cui il capo della nazione avrebbe potuto tendere la sua mano o offrire il conforto di cui molti avrebbero bisogno, lui ha provato ancora una volta di essere incapace di mostrare qualsivoglia empatia, figuriamoci rappresentare un modello. Al contrario, si è pavoneggiato di fronte agli ascolti televisivi, mentre moltissime persone si ammalavano e in migliaia morivano. Nei primi giorni dell’emergenza, ha minimizzato la gravità della pandemia e ha definito le critiche alla sua inerzia una “bufala” orchestrata dai suoi oppositori politici. Ha spesso diffuso dati errati. Ha costantemente mentito a proposito dei risultati raggiunti nella lotta contro il virus. Portare un’intera nazione sull’orlo di una crisi di nervi è stata la sua mossa distintiva.

Trump si era vantato di poter gestire il Paese come aveva fatto con le sue società. Ma l’ha solo spolpato fino all’osso. Due trilioni di dollari per l’emergenza (e altri in arrivo) dopo, l’intera nazione sembra uno dei suoi tanti azzardi da businessman. Come il Taj Mahal, il suo casinò fallito, o le sue steakhouse o, ancora, la sua compagnia aerea, siamo ora in rosso, oppressi dai debiti e pronti ad essere spazzati via dalla Storia. Possiamo, e vogliamo, trovare il modo di fronteggiare questa calamità, ma pagheremo caro il prezzo già altissimo della presidenza Trump per molti anni, se non generazioni, a venire.

Seguono spoiler.

Alla fine di Tiger King, Joe Exotic e i suoi compari si mettono l’uno contro l’altro. Joe finisce in carcere e lo zoo giace in rovina. I suoi sostenitori vedono quel folle sogno naufragare, mentre Joe, dalla sua cella, accusa d’essere stato in qualche modo incastrato dai suoi nemici e dall’ingiustizia che ha segnato il suo cammino. Sarebbe meglio che gli americani reclusi e spaventati prendessero questo spettacolo raccapricciante come un serio avvertimento per il futuro.