Elodie, elogio dello zarro consapevole (e di sinistra) | Rolling Stone Italia
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Elodie, elogio dello zarro consapevole (e di sinistra)

È meglio un mash up di 'Bella ciao' con 'Bagno di mezzanotte' e la periferia di Elodie o con 'sci@ll@' e il linguaggio deleuziano di thasup e Tananai? Tra una polemichetta e l'altra, non resta che il tempo per funghi porcini e Björk, piatto unico

Elodie, elogio dello zarro consapevole (e di sinistra)

Elodie nel film 'Ti mangio il cuore' di Pippo Mezzapesa

Foto: 01 Distribution

Giovanni Robertini: L’hai vista Elodie a Propaganda Live? È ancora in tendenza, per quanto sia bastata una tornata elettorale per farci capire che la bolla social sempre bolla rimane. E poco, pochissimo, conta. Comunque era lì a far promozione al film in uscita ma Zoro non si fa scappare l’occasione e l’accoglie nella sua riserva indiana del politicamente corretto chiedendole conto delle sue ultime uscite, dalle parole sulla Meloni alla partecipazione al Gay Pride di cui è stata madrina. E lei: «Io sono una donna di sinistra, vengo dalla periferia». Apriti cielo, anzi, apriti Twitter! Daje Elodie, che poi se ci pensi ha detto una cosa normale, già lo si immaginava, no? Però l’ha detto, mentre gli altri, quasi tutti, muti. Un elogio quindi agli zarri consapevoli che non si fanno troppe menate, lei e Damiano dei Måneskin sulle prime pagine dell’altra Propaganda, quella di Libero, La Verità, Il Giornale, additati come “rosiconi”. Finita l’era del radical chic col meme di Nanni Moretti, lunga canna in bocca e “Di’ qualcosa di sinistra”. Che suoni il mash up con trenino tra Bagno a mezzanotte – “uno, due, tre alza / il volume nella testa” – e Bella ciao! Non si può ripartire dalle periferie se non si diventa un po’ tamarri, che può essere pure un’esperienza karmica, di crescita: pensa a una Chiara Valerio con le treccine in tuta Adidas, un Pif col borsello finto Gucci, un Damilano con gli occhialoni Versace, un Bonaccini con…? No, lui è già abbastanza zarro così.

Alberto Piccinini: Aiuto. Dico soltanto che le periferie le ha inventate l’estrema sinistra degli anni ’70 e i rapper si sono limitati a copiare, ma adesso è troppo lunga da spiegare. Quindi mi limito a prendere nota. Måneskin e Francesca Michielin vs Facchinetti, DJ Ringo e, appunto, Sallusti. Sai che novità. La famiglia di Rino Gaetano non approva l’uso da destra delle sue canzoni. Questo è più interessante. Ma il cielo è sempre più blu l’hanno suonata quasi tutti. Invece A mano a mano, che racconta il malinconico tentativo di far rivivere un amore soffocato dalla routine e dall’età, è bizzarra come canzone da comizio. A meno che la stanza in cui “non c’erano soldi / ma tanta speranza” non sia la vecchia sezione MSI della Garbatella, ma non ci voglio nemmeno voglio pensare. Qualcuno nel dibattito che ne è seguito ha ricordato che la canzone l’ha scritta Cocciante, e semmai dovrebbe essere lui a lamentarsi. Dubito fortemente che lo farà. Si è visto l’altra settimana con Dargen D’Amico e la sua canzone nei comizi finali della Meloni, Dargen non se n’è preoccupato neanche un po’. Legittimo. Poi ho capito dal suo Instagram che era in Giappone: mettere tra sé e le miserie della propria nazione qualche migliaio di chilometri, così sono capaci tutti.

GR: Tempi duri per noi boomer! L’hai sentito il disco di thasup? “Boomer non fate figli / don’t do that / che poi sbucano come buche”… ce l’ha con noi! E come dargli torto? È una settimana di polemichette social con agguerrite bande boomer (tipo la ditta Soncini & Lucarelli) che se la prendono con i ragazzetti: non importa se sia quella che ha contestato in piazza a Roma la Boldrini, o la stylist milanese che infama i vecchi, o la conduttrice di X Factor Michielin, sui giovani d’oggi ci scatarrano su come canta il vecchio Manuel Agnelli! E i ragazzetti per fortuna non rispondono, parlano un’altra lingua, swishano nel blunt come canta thasup in Scialla. Scialla, appunto, state calmi con i vostri tweet anziani, lasciateci stare, sembrano volerci dire. Quindi, che suoni il secondo mash up della settimana, quello tra sci@ll@ partendo dalla strofa di Tananai – “Mi ha chiamato il Presidente del Consiglio / dice ‘Tana avrei bisogno di un consiglio’ / voglio fare come te che sei uno sciallo / gli ho detto ‘chiama dopo sto chillando”’ – e ancora Bella ciao. Scialla ciao, ciao, ciao, con le mani, con i piedi, ciao.

AP: thasup mi interessa. Mi interessa il linguaggio complicato. Deleuze, Godard, thasup. Ma il mood di questa settimana è tutt’altro. Ascolto il disco di Björk, dedicato ai funghi, alla mamma, al clarinetto, ai rave durante la pandemia. Sprechgesang più canzonetta. Bello, ma non so se ci vivrei. Invece l’altro ieri ho avuto la plastica rappresentazione di una via di uscita psichedelica – l’unica possibile, scartata quella politica – dalla situazione. Io voglio vivere nel mondo di Berlusconi e Marta Fascina, con la macchinetta da golf, la panchina, la mongolfiera, i cuori, gli aeroplanini che sventolano il mio nome. Walt Disney, Jeff Koons, Douglas Sirk, e naturalmente tutte le telepromozioni Mediaset in un colpo solo. Un kolossal pop. Una luce abbagliante accesa nel cuore della Brianza, forse la mutazione seguita alla bomba N (ho letto anche questo tra i commenti di Twitter: siamo tutti morti dal 1994, viviamo nel sogno di Silvio). E non posso dire altro perché le parole non ci arrivano, neanche le parole complicate.

GR: Mi hai dato un’idea per la serata autunnale: funghi porcini e Björk, piatto unico.