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Conglomerandocene: una settimana al mare

Nella nuova puntata della rubrica dello Sgargabonzi per Rolling Stone: petofoni, spiagge nudiste, bagnini armati d'ascia e altri racconti da una tranquilla settimana di vacanza

Conglomerandocene: una settimana al mare

Foto: Domenico Daniele via Unsplash

LUNEDÌ

Me ne stavo sotto l’ombrellone con mia moglie e mio figlio ed eravamo tutti emozionati perché aspettavamo la visita del mio capufficio, che avevamo saputo alloggiare all’Hotel Exclusive Waldorf qua vicino.
Così decido di fargli uno scherzo di benvenuto. Colloco un cuscino sulla sedia da spiaggia e sotto ad esso metto un petofono da carnevale. Il mio capo arriva, saluti di pragmatica, poi si tocca la fronte imperlata e mi fa: “Mi siedo un attimo che mi sto sentendo male”. Quindi mi spiega: “Dovete sapere che in inverno ho avuto un episodio ischemico…”. “Prego!”, gli faccio avvicinandogli la sedia. Lui ci si abbandona fiducioso e… SPRAPRAPRAH!
Io ero lì che ridevo per lo scherzo e lo guardavo, aspettando che sorridesse e facesse una battuta e comunque ero già pronto per una bella sfida coi racchettoni e poi via di piadina e sguazzone.
E invece lui: “Lei è un imbecille e basta”.

MARTEDÌ

Arrivano in spiaggia Luciano e Margherita, due ragazzi mentalmente disabili. Raggiungono il loro ombrellone a passi lenti, mano nella mano, sistemando i loro corponi pallidi seduti di fianco sulla stessa sdraio. Quando furono ospiti a I Fatti Vostri i genitori spiegarono che Luciano e Margherita si amano da morire. Nonostante stiano insieme da più di dieci anni, tengono lo sguardo basso per paura del rifiuto del partner o forse di ferirlo. A un certo punto Margherita va a fare un giro con sua madre e torna con un regalo per lui: un piatto di ceramica decorato con le barche, i gabbiani, le mura bianchissime di Bari Vecchia e la scritta “Saluti da Milano Marittima”. Lui lo guarda incantato, poi le dà un bacino sullo zigomo. Nell’ombrellone accanto un gruppo di ragazzi se la ridono e confabulano fra loro. Uno coi capelli a spazzola raggiunge Luciano e gli dice: “Se spacchi quel piatto e la fai piangere, ti facciamo baciare da lei”. E indica una ragazza abbronzatissima in topless con la stessa bellezza superficiale e aziendalista di Melissa Satta.
Beh, nel giro di tre secondi quel piatto è un mucchio di cocci sulla sabbia rovente di mezzogiorno. E subito Luciano a Margherita: “Sei blutta”. Margherita abbassa la testa e due lacrime le solcano le guance.
Purtroppo, nonostante la prova d’amore di Luciano, Melissa Satta non lo bacerà. La ragione? “Cioè regà, della serie… anche no!!!”.

MERCOLEDÌ

Oggi nella parte nudista della spiaggia abbiamo conosciuto una coppia di Varazze, con cui abbiamo immediatamente stretto amicizia. Lui un quadro Montepaschi fisicato e lei una biondina minuta molto ciarliera. Dopo un aperitivo e due chiacchiere sui figli ci siamo scambiati il partner e abbiamo iniziato a fare l’amore sui lettini. Mia moglie si è sbizzarrita in molte posizioni ed è venuta – mi pare di ricordare – tre volte. Io purtroppo ho avuto un deficit erettile dovuto a delle preoccupazioni lavorative che mi hanno impedito di eiaculare e anche di far godere lei, se non con la bocca in extremis. Quindi mi sono ricongiunto con la mia signora per un ghiacciolo rinfrescante. E di sottecchi le ho detto: “Che figura di merda, ragazzi…”. Quindi le ho chiesto: “Debby, mi fai un attimo scopare con te così gli faccio vedere che comunque quando non ho ansie funziono?”. E mia moglie: “No”.

GIOVEDÌ

Primo pomeriggio di una giornata nuvolosa. Me ne vado al bagno dello stabilimento per far piangere il drago. È aperto, entro, trovo sulla tazza una signora anziana, magrissima, truccata pesante e fresca di permanente, completamente nuda, che stava cagando. Intuendo la sua fragilità, azzardo e arrogante le ringhio: “Se ne vada, sono uno scrittore minimum fax”. Lei ridacchia intimidita, si alza e gobba gobba se la fila. Piscio ed esco. Intanto fuori sono accorse delle persone che circondano la signora in evidente stato confusionale, l’hanno coperta con un telo da mare della Gatorade e lei cerca di spiegarsi impaurita, attenta solo a non scomporsi la permanente. Mi dicono che è un’anziana malata d’Alzheimer che si è persa. La portano ad un ombrellone, la signora è agitata e l’aiutano a sdraiarsi sul lettino, sempre nuda, a tutto sole. Io la vedo da lontano, dall’ombrellone mio. A un certo punto sento che prova a canticchiare una canzone dei tempi del dopoguerra (Vento portami via con te) nell’indifferenza generale. Mezz’ora dopo la raggiunge un prete, si siede accanto a lei, le accarezza la testa e ci parla sorridendole, mentre dei bambini poco più in là schiamazzano e la sosia di Melissa Satta in topless viene presa e trascinata in acqua dai suoi amici. Un’ora dopo arriva un’ambulanza e coprono quella signora con un telo bianco. Era una malata terminale alla sua ultima vacanza. È ormai il tramonto quando sopraggiunge un bagnino con un’ascia, la taglia in sei parti e la butta in un cestino.

VENERDÌ

Gangbang gentilmente offerta dalla mia signora nella pineta retrostante alla spiaggia nudista. Mi mimetizzo pure io fra gli uomini, senza far sapere che sono il marito perché mi imbarazza. Aspetto il mio turno e intanto mi masturbo, con qualche difficoltà dovuta alla tensione del momento e ad una probabile prossima sortita della Finanza nell’azienda di famiglia. Mia moglie s’interrompe e mi chiama: “Amore…”. Mi avvicino. “Prova un po’ a strofinare la cappelluccia santa contro quella di questo bel ragazzone aitante… vediamo se ti si riattiva un pochino…”. Il ragazzone di cui parla è il cantante di canzoni da discoteca Fedez. Mi ci avvicino e mentre lui me lo porge, strofino educatamente il mio piccolo glande contro la punta del suo pene enorme e in piena erezione. Intanto gli faccio: “Salve…”. Dopo un po’ mia moglie commenta: “Eh no, guardalo poverino come resta piccino picciò… è proprio un caso disperato amooooore…”. Intanto Fedez sorride tonico e le fa: “Preferisci il mio o il suo?”. Lei lo prende per la cravatta, unico indumento che lui ha indosso, gli sorride, se lo tira contro e gli fa: “Vieni qua, scemino…”. Si baciano e intanto lo masturba mentre con l’altra mano si prepara il culo con l’olio Johnson di nostro figlio. Io li guardo e commento col mio vicino: “Che testa di cazzo…”. E il mio vicino: “Scusi un attimo che tocca a me…”.

SABATO

Samuele è il figlio dei nostri vicini d’ombrellone. Un frugolotto di cinque anni, paffuto e dai lunghi capelli boccoluti e biondissimi. Oggi pomeriggio se ne stava seduto sulla sua sdraio e si mangiava uno stecco Non Mordere della Sammontana. Il padre a un certo punto nota una cosa strana, ovvero che il bimbo ha una ciocca di capelli tesa verso la borsa da spiaggia attaccata all’ombrellone col telo da mare che dall’apertura cala fino a terra. Sotto l’estremità del telo si intravedono dei piedi. Con uno scatto felino l’uomo scansa la borsa. Quello che scopre è sconvolgente. Un omino segaligno sulla cinquantina, rossiccio e stempiato, pieno di lentiggini, stava leccando i capelli di Samuele. Ciucciava proprio i bulbi con un amore incredibile, tipo quello che molti hanno per le monete antiche o Rita Pavone per Teddy Reno. La scoperta di questo pedofilo non sfugge ai vicini di ombrellone e presto si crea una calca. Il pedofilo viene trattenuto, lo fanno sedere sulla sdraio, lui si mette la testa fra le mani e scoppia in lacrime. Il papà di Samuele vuol chiamare la polizia ma ha il cellulare scarico. Lo chiede al pedofilo che singhiozzando glielo passa col numero già fatto. La Polizia arriva. La rabbia della gente sale ma il babbo di Samuele sale sul lettino e urla: “CHE NESSUNO SI AZZARDI A SFIORARE ANCHE SOLAMENTE QUESTO SIGNORE O FA I CONTI CON ME”. La folla si zittisce. Poi vedo che inizia un lungo dialogo. Papà e poliziotto parlano col pedofilo per un tempo lunghissimo. Con lui che continua a piangere, poi a singhiozzare, fino a calmarsi del tutto. È allora che addirittura sorride e ringrazia il poliziotto. Quindi il poliziotto gli passa una busta della Upim, lui professionale ci mette la testa dentro e se la sigilla al collo con lo scotch. Respira profondamente fino a consumare il poco ossigeno dentro la busta. Inizia a scalciare per l’ipossia. Il poliziotto e il padre l’aiutano a tenere la busta aderente ma il più che la serra con forza è lui. Due minuti dopo un odontotecnico ne constata il decesso. Poi la sera il papà offre a Samuele una cena di pesce per attenuare lo shock.

DOMENICA

Stamattina giocavo con mio figlio sul bagnasciuga, quando sono passati due granchi. Una mamma granchio e il suo granchietto al seguito. Lei si fermava diligentemente quando passava qualcuno, poi proseguiva veloce appena la strada era libera. Così ho fatto la cosa più naturale che mi è venuta in quel momento. Ho preso il granchietto fra le mani, con estrema delicatezza gli ho staccato le chele e con la semplice pressione dei pollici l’ho spolpato davanti alla mamma. Questa sulle prime è rimasta ferma, poi si è dirottata veloce verso il mare. C’ha provato quattro volte, ma io ogni volta la riportavo col piede davanti al figlio. Fino a che, esausta, con una chela ha afferrato un pezzo del granchietto e ha iniziato a mangiarselo. Allora ho fatto la cosa che mi è venuta più naturale. Mettere mamma granchio in un secchiello, portarmelo all’ombrellone e lasciarla disidratare al sole.
Per questa spiaggia sono passati grandi intellettuali italiani come Giorgio Bocca, Carlo Fruttero e Dacia Maraini e tu ti mangi tuo figlio? Ma devi morire, cazzo.

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