Conglomerandocene: il ritorno dell’amore impossibile di Franco Locatelli e Ana Matronic | Rolling Stone Italia
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Conglomerandocene: il ritorno dell’amore impossibile di Franco Locatelli e Ana Matronic

Nell’ottava puntata della rubrica dello Sgargabonzi per Rolling Stone, la storia tra il medico e la cantante degli Scissor Sisters diventa un intrigo a quattro con l’epidemiologo Giovanni Rezza e il fondatore di Virgin

Conglomerandocene: il ritorno dell’amore impossibile di Franco Locatelli e Ana Matronic

Artwork: Stefania Magli

Riassunto della puntata precedente:

In una notte di pandemia, il primario Franco Locatelli scopre su Youtube il gruppo degli Scissor Sisters. S’innamora della cantante, la splendida fulvocrinita Ana Matronic. Franco vince la sua proverbiale timidezza e la contatta. Ana gli risponde e si lascia coinvolgere. Fra i due nasce un carteggio romantico. Tutto prelude ad un appuntamento galante in un ristorante romano. Ma a sorpresa Ana si presenta con tutto il gruppo degli Scissor Sisters. Franco sarà ignorato da Ana e quasi bullizzato dalla band newyorkese.

[Da Ana Matronic a Franco Locatelli]
Ciao Franco,
Come stai? Ricordi quando mi scrivesti quella notte d’inverno mentre imperversava la pandemia, mettendoci coraggio e incoscienza e anticipando che eri sicuro che la tua missiva sarebbe finita nel dimenticatoio della mia vita? Ecco, l’avresti mai detto che mesi dopo mi sarei vista io nella stessa situazione? Mi dispiace per come sono andate le cose un mese fa e mi vergogno moltissimo davanti ai tuoi occhi. Di sicuro l’apparenza mi penalizza. Quello che è accaduto da Novembrini è stato causato più dalla distrazione che da una consapevole cattiveria, credimi. So che non mi perdonerai mai e lo accetto, però ho voluto scriverti lo stesso.
Ti mando un mp3, proprio come facevi tu. È una versione demo di
Lied, un outtake inedito del tuo gruppo preferito, i Barclay James Harvest. Me l’ha passata Richard Branson della Virgin, che ce l’aveva sul computer. Mi ha detto: “Non dovrebbe uscire da questo Atari ma Franco se la merita”. In queste settimane ho confidato a lui tutta la nostra storia. Pensavo mi desse ragione, sai? Magari prendeva la palla al balzo per provarci. Tutt’altro: ha detto che sono una testa di cazzo che ha perso l’occasione della vita per essere felice.

[Da Franco ad Ana]

Gentile Ana,
Questa volta sono io che le rispondo con un po’ di premura perché devo operare un bambino (Giorgio) recidendogli le manine devastate dal carcinoma. Comprenderà bene che preferisco tornare a darle del lei e le chiedo gentilmente di fare altrettanto. Queste settimane intercorse dal nostro – posso dire infelice? – incontro da Novembrini mi hanno dato modo di riflettere e concentrarmi sul mio lavoro, per sublimare il dolore. Sa qual è la differenza fra me e lei? Che quando lei si concentra sul suo lavoro, bene che vada le esce una bella canzone. Io invece scopro cure, terapie e pomate nuove fiammanti per morbi, virus e schifezze simili. Mi passi l’eloquio un po’ informale, ma ancora sono turbato per quanto è occorso fra di noi.
Però mi fa piacere mi abbia scritto, quello sì.

[Da Ana Matronic a Franco Locatelli]

“Gentile” Franco,

Va bene, lo accetto. Io al massimo sono una cantante di mezza età che canta sciocchezze e lei un medico che salva la vita ai propri pazienti. No, TU sei un medico. Scusami Franco, ma a darti del lei proprio non “gnaa faccio”, come dite voi scienziati pazzi del Gemelli. È vero che sono stata indelicata. È anche vero che a ricercarti mi sono mostrata a te fragile, umana e scarnificata. Quindi penso di potermi permettere di darti del fuckin’ tu. D’you know what I mean?



[Da Franco all’epidemiologo Giovanni Rezza]
Caro Giovanni, 
spero di non disturbarti. Giusto per dirti che Ana mi ha riscritto, avevi ragione. Ti inoltro la sua email. Che le rispondo? Chiaramente ora sono in difficoltà perché vorrei parlarci però senza dargliela troppo vinta. Come faccio? Lei tra l’altro subito aggressiva…

[Da Giovanni a Franco]
Ciao Francone,
Qual buon vento! Ti rispondo subito ma prima ti chiedo di un fatto. Devo acquistare delle capsule di ciococcino compatibili Caffitaly. Al Carrefour le pago 23 centesimi a capsula. Ho visto che su Amazon le trovo a 19 centesimi. C’è un unico problema: quello che vendono è uno stock di otto pacchi da trenta capsule l’una. 240 in totale. Figurarsi, se fossero di caffè, fra me e mia moglie ce le spazzoliamo in un mese. Solo che il ciococcino lo bevo solo io. Oltretutto nemmeno mi piace, quindi al massimo me ne va via uno al giorno, la mattina, coi Nascondini del Mulino Bianco. A te andrebbe di fare un acquisto cumulativo poi, come diciamo noi di Quintiliani, saa squartamo? Io oltretutto sono membro Amazon Prime quindi di spese di spedizione non pago nulla.
Per quanto riguarda la storia con la tipa… guarda, ti dico: come fai, fai bene. Sentiti libero, improvvisa, ahahah! Forza Roma!
Ah, sempre sull’acquistone-one-one. Ci sarebbe anche una confezione di bicchierini di carta marchiati Caffitaly, palettine e bustine di zucchero di canna. 300 pezzi per tipo. Se ti va di dividere anche quelle io sarei per “grabbarle” (da to grab, inglese).

[Da Franco a Giovanni]
Senti Giovanni,
Non ti nego che sono rimasto abbastanza basito dal tono e dall’empatia inesistente che trasuda dalla tua lettera. Mi piacerebbe vedere te al posto mio. Se a te pare questo il modo di portare avanti un’amicizia beh, caro collega, sappi che non è il mio modo. Ti ho contattato per avere un tuo consiglio. Sai con quanta difficoltà ne chiedo, anche sul lavoro. Eppure ho superato quella resistenza e quel pudore che troppe volte mi ha zavorrato nella vita. Mi sono palesato a te “nudo e scarnificato” (per citare l’ultima, intensa email di Ana). Il risultato qual è stato? Una tua proposta, totalmente egoistica, ombelicale, solipsistica, per l’acquisto di uno stock di diavolerie su Amazon che non ho nemmeno capito di cosa si tratta. Va bene, prendile, poi ti ridò i soldi appena ci vediamo. E ti lascio tutto, fosse anche solo per il distacco umano che provo. Scusa per il tono, ma come dite voi di Quintiliani, “quanno cevocce vocce”.

[Da Giovanni ad Ana]
Cara Ana,
Eccallà, Franco si è rifatto vivo. Sai quanto io lo consideri un amico. Franco è un puro, un candido, forse l’unico rimasto in circolazione insieme a Tiziano Sclavi (vabbè Dylan Dog, nun poi capì), uno che tutto si merita meno che di tradire la sua amicizia. Proprio per questo trovo così incredibilmente eccitante tradirla! Ti dico solo che si è palesato ferito e sofferente e io gli ho rifilato una supercazzola sul fatto delle cialde a dir poco CLA-MO-RO-SA. E intanto mi paga metà stock e me le lascia pure. Anzi, ce le lascia! Amore, amore mio, quanto mi manchi. Voglia di svegliarmi la mattina un attimo prima di te e portarti a letto un fiammante ciococcino offerto da Francone nostro. Quanto c’ha legato prenderlo in giro in queste settimane. Sempre più felice di averti contattato appena mi ha raccontato della vostra storia, piangendo su questa spalla (foto in allegato) per l’episodio da Novembrini. A volte mi chiedo: la nostra storia sarebbe stata la stessa anche senza di lui? Non credo, ma lo spero, m’illudo di sì. Mi manca la tua pelle speciale, mammamia. Ah, stanotte ti ho scritto una poesia trap. Scusa se non è un granché, ma non ho né l’età né il tempo per affinarmi in queste cose. Però mi sono studiato un po’ di gruppi trap (Jovanotti il mio preferito!), almeno apprezza l’impegno. Secondo me non è brutta. Te la sparo.

ANA, MY CRUSH



hai degli occhi molto belli

delle donne come te mi piacciono soprattutto le… PELLI!

canti molto bene

e io ho voglia di sfoderare il mio grandissimo… PELLI!


canzoni contro gli sfigati del cazzo

in questo mondo un po’… PAONAZZO!


mentre la gente cadon giù, tu PELLI, amore mio, tu PELLI!

PEPEPEPEPEPEPEPE-PELLI!

in questo mondo un po’ paonazzo eccetera

[Da Ana a Giovanni]
Giovanni, amore mio stupendo.
È bellissima. Ha proprio ritmo, piglio e l’istinto compositivo dei grandi. Non qualcosa di affinato, sia chiaro. Niente di risolto e cosciente, ma qualcosa di più simile a un diamante grezzo. Se tu fossi un pittore saresti Van Gogh, ecco! La voglio far leggere a Richard Branson perché magari la fa mettere in musica da Mike Oldfield. Per il resto, voglia di ciococcino con te di prima mattina con gli occhi assonnati, i pigiamini uguali, coi nostri piedini nelle ciabattine sante, tu che mi sorridi e mi prendi in giro e mi chiami nasino, io che faccio una smorfia buffa e poi facciamo l’amore.



[Da Ana a Richard Branson]

Ciao Ricky,
Ti mando in allegato una roba che dire imbarazzante è farle un complimento. Una “poesia trap”, così l’ha definita, che mi ha scritto un tizio che sto vedendo. Che poi è l’epidemiologo Rezza, vabbè. 



[Da Richard ad Ana]
Ommadawn!
Che imbarazzo, sotchmel! Ma un io osservante questa gente ce l’ha? Molto, ma molto meglio gli mp3 dei Barclay che ti mandava Franco. Ti scrivo dopo per il fatto di quel bemolle, scappo in ufficio.

[Da Ana a Richard]

Ci pensavo anch’io, sai? Con Giovanni ci siamo divertiti ad illuderlo, manipolarlo, allestire quello psicodramma da Novembrini, giocare con lui come il gatto col topo. Da un po’ di tempo però si diverte solo Giovanni, ci ride solo lui, pare che lo ecciti più il tradimento del suo miglior amico che il mio incarnato eburneo. Io intanto mi chiudo in bagno, apro i rubinetti e piango. Non so qual è il contrario della Sindrome di Stoccolma. Non so nemmeno se esiste. Penso però di essermi innamorata di Franco Locatelli. Ecco, l’ho detto.

[Da Franco alla Polizia di Stato]
Buongiorno,
Sono Franco Locatelli, Primario di Oncoematologia Pediatrica all’ospedale Bambino Gesù di Roma. Volevo denunciare un fatto che ritengo meritevole almeno d’un approfondimento. Il professore e illustre epidemiologo Giovanni Rezza, di cui allego le generalità, si giova di un’iscrizione a Spotify Family insieme al cognato, alla segretaria, a un amico infermiere e al parroco del paese, senza però essere sotto lo stesso tetto come da regolamento. Hanno messo lo stesso CAP e via andare.

(Continua…)

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