Loading...

Vittorio
Feltri

Foto di Alan Gelati

Vittorio Feltri

Foto di Alan Gelati
avatar Vittorio Feltri
Vittorio Feltri
Direttore
di Libero
  • “Ormai si va a processo pure perché qualcuno decide se un titolo è di buon gusto o cattivo gusto. L’unica cosa che conta dovrebbe essere se hai detto o no la verità, non che aggettivo hai usato per dirla!”.
  • Vittorio Feltri è da sempre un sostenitore delle sole ed eventuali pene pecuniarie per i reati di diffamazione.
  • Avrò avuto una cinquantina di querele ma tre o quattro condanne al massimo. Il punto è che io attualmente non sono neanche direttore responsabile di “Libero”, suggerisco la linea editoriale, qualche titolo al massimo, per il resto è assurdo che debba rispondere anche delle virgole altrui.
Prima davi del
CORNUTO
AD ANDREOTTI
e la passavi sempre liscia
  • Cosa ne pensa della questione querele temerarie?
  • Quando te le fanno, pure se hai ragione, ti freni, inutile negarlo. Io di eroi che vanno avanti fregandosene di tutto non ne ho mai visti. Ad ogni modo, solo in Italia c’è ancora il penale per la diffamazione come nel fascismo. Dovremmo avere una legge come quella inglese. Un giornalista, per il reato di diffamazione, dovrebbe rispondere solo in sede civile. Anche perché se io ti ho fatto un danno alla fine sarai pure più contento di avere dei soldi che di sapermi in galera, no?
  • Le querele sono più frequenti oggi rispetto a 20 anni fa?
  • Eccome. Prima davi del cornuto ad Andreotti e la passavi sempre liscia. Poi l’inversione a U ci fu con Mani Pulite. I politici da quel momento iniziarono a querelare con un’altra frequenza. Mi faccia dire che ritengo la “querelite” un’autentica malattia mentale che esiste solo in Italia.
  • L’Ordine dei giornalisti tutela i suoi iscritti in qualche modo?
  • Macchè, ci perseguita con queste sospensioni, questi richiami inutili, anziché difenderci!
  • Continua
Vittorio Feltri The Post
  • Lei va ai suoi processi o manda il suo avvocato?
  • A volte vado. Ammetto di trovare i magistrati donna più attenti ad ascoltare rispetto ai colleghi uomini che si sentono padreterni.
  • Un caso che ricorda più di altri?
  • In una causa dovetti difendermi per l’utilizzo dell’espressione "pirla". Il pm era un fighetto meridionale che non poteva capire l’accezione che diamo al nord alla parola (vuol dire trottola). Mi presentai in aula con un libro di Montale e lessi la sua poesia “Il Pirla”. Al giudice (donna) venne la ridarella, non riusciva più a fermarsi. Mi assolse.
  • intervista di Selvaggia Lucarelli
adv The Post