Vedo gente, lancio cose: fenomenologia dei tiratori scelti da concerto | Rolling Stone Italia
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Vedo gente, lancio cose: fenomenologia dei tiratori scelti da concerto

Dal fan che lancia il telefono in faccia a Bebe Rexha a quello che getta le ceneri della madre a P!nk, passando per i nuggets di pollo contro Harry Styles

Vedo gente, lancio cose: fenomenologia dei tiratori scelti da concerto

Credits: Lorne Thomson/Redferns, Derek White/Getty Images, Rich Polk/Getty Images for iHeartRadio

Come se servissero ulteriori conferme, nelle ultime settimane abbiamo assistito a diverse scene che non fanno ben sperare nella nostra specie. Parliamo di quello che è successo ai concerti di Bebe Rexha, Ava Max e P!nk. Tre storie diverse, ma mica troppo.

Il fatto forse più grave è capitato alla prima, che si è vista volare un telefono dritto dritto in un occhio mentre stava cantando. È successo il 18 giugno scorso quando Bebe, nota soprattutto per la sua I’m Good (Blue) feat. David Guetta, stava per concludere un concerto a NY quando qualcuno le ha gettato uno smartphone in pieno viso. Lei si è accasciata per terra, sulle ginocchia, prima di essere soccorsa e fatta allontanare dal palco. Passa la notte e torna sui social con faccia livida e medicazioni. «I’m good», scrive sotto alla foto postata su Instagram. Un po’ cita il suo singolo, un po’ sdrammatizza.

Bebe Rexha. Foto via Instagram

Il tizio che le ha tirato il telefono in pieno volto è il 27enne Nicolas Malvagna, che dopo l’accaduto è stato preso in custodia e accusato di aggressione e molestie. Le sue parole, dopo il fatto, sono incredibili: «Stavo cercando di vedere se potevo colpirla con il telefono alla fine dello spettacolo perché pensavo sarebbe stato divertente».

Passano poche ore ed è il turno di Ava Max. Stavolta niente smartphone volanti: la popstar è stata schiaffeggiata da un uomo che è riuscito a salire sul palco del suo show al Fonda Theater di Los Angeles: «Mi ha dato uno schiaffo così forte che mi ha graffiato l’occhio. Non andrà mai più a un concerto», ha twittato il giorno dopo. Speriamo:

È di poche ore fa invece la notizia che, durante un concerto di P!nk, un fan ha buttato sul palco un sacchetto con delle ceneri. Residui del barbecue? No: «Sono di mia madre», ha urlato. «Cioè, questa è tua madre?», ha risposto P!nk. «Non so che dire». Neanche noi, ma conosciamo specialisti che possono fare al caso suo:

La cantante è stata successivamente omaggiata anche di una toma di brie (a questo punto portatele pure del pane e dello speck, così può fare un panino):

Non che i lanci di oggetti siano cominciati ora, chiaro. C’è una tradizione storica: si può forse iniziare dalla fine dell’800, quando agli attori teatrali venivano tirati ortaggi in segno di insoddisfazione per la loro performance. Da allora, sono cambiati gli oggetti ma il succo (in questo caso di pomodoro?) è sempre quello: i Beatles furono continuamente bersagliati di caramelle durante il loro primo tour negli Stati Uniti, ma pure AC/DC, Madonna, Oasis, Green Day, Marilyn Manson, 50 Cent, Kanye West hanno avuto i loro momenti. Nessun genere musicale è risparmiato dal ricevere oggetti non richiesti sul palco. Tom Jones, per dire, ha ricevuto in dono così tante mutandine da poter aprire uno store Intimissimi. Lo dice lui, candidamente: «Ne ho ricevute troppe, a volte mi distraevano dalla performance». A David Bowie andò peggio: fu colpito da un lecca-lecca durante uno spettacolo in Norvegia.

Altro caso però è quello delle popstar dei giorni nostri, perlomeno da quando ai concerti hanno tutti un telefono che fa i video. Prendiamo Harry Styles. C’è una sorta di tradizione nel lanciargli le cose mentre sta cantando. Più che oggetti, cibo. Una tradizione un po’ scema, ma tant’è. Avete presente le Skittles, le caramelle alla frutta di forma ovale? Sono molto buone, sì, ma non se ve le tirano in un occhio. Piccole e dure come dei sassolini. Quando Harry è stato colpito si è fatto male, tanto che sui social è intervenuta pure l’azienda produttrice: «Non pensavamo di doverlo dire: per favore, non lanciate gli Skittles». Sottotitolo: mangiateli e non rompete le palle.

Su Styles si va spesso col cibo, dicevamo: all’inizio di quest’anno è diventato virale su TikTok un video di Harry che, sul palco, raccoglie dei nuggets di pollo che qualcuno gli ha tirato. Lui si è fatto una risata, le ha restituite al fan che le lanciate, e il video ha fatto milioni di views. Ma questo, forse è stato un grande errore. Perché dal momento in cui questi episodi assumono toni scherzosi, quello che tu, artista, stai regalando alla persona che ha lanciato è un momento unico. Un rapporto diretto con te, superstar, filmato da migliaia di telefoni e che farà il giro dei social. Certo, di pollo non è mai morto nessuno e Harry ha fatto bene a farsi una risata, ma se dalla carne bianca passiamo agli iPhone forse un ragionamento bisogna farlo.

Tornando alla telefonia, un articolo dell’Irish Times conferma la grande tesi dei boomer, che stavolta pare azzeccarci particolarmente: è sempre colpa dei social? «Molti fan dicono che c’è una ragione per cui questi casi sembrano accadere più spesso. Artisti come Doja Cat, Olivia Rodrigo e Billie Eilish hanno preso i telefoni dei fan, consensualmente, e hanno girato un video restituendo poi i telefoni ai proprietari. È un modo per diventare virali: i fan impazienti lanciano i loro iPhone nella speranza che il loro cantante preferito lasci loro un piccolo regalo». Nel caso di Bebe, però, il regalo potrebbe essere la fattura del Pronto Soccorso (siamo negli States, se ti fai male paghi anche l’aria).

Di base, è così: da quando tutti guardano i concerti dallo schermo, i live sono diventati un posto dove pensare come fare il contenuto migliore. Si è un po’ perso il senso di comunità, la wave. È più importante fare i video, far vedere alla gente che siamo qui e che ci stiamo divertendo. Pensa a quanti like se nel video c’è pure una popstar che si accorge di me.

Sempre l’Irish Times riporta le dichiarazioni di Paul Wertheimer, storico responsabile della sicurezza ai grandi eventi. Wertheimer ha iniziato a fare questo lavoro nel 1979, dopo che 11 persone sono rimaste uccise nella calca fuori da un concerto degli Who. Lui attribuisce l’apparente aumento di casi come questo allo stop causa Covid: «Avevamo detto a tutti che la folla sarebbe stata più indiavolata, disordinata ed energica dopo esser stata rinchiusa. Quando la folla si agita, le persone possono sentirsi anonime e questo le porta a fare cose antisociali e pericolose».

Wertheimer ha detto che la maggior parte degli esperti di sicurezza stanno vicino al palco per proteggere l’artista, ma che dovrebbero anche mantenere una presenza tra la folla, solo che «la sicurezza odia stare tra la folla perché non ha un buon rapporto con il pubblico».

In definitiva, anche secondo Paul non esiste un modo sicuro per impedire alle persone di lanciare oggetti. «Non so come si possa impedire a qualcuno di lanciare un telefono, a meno che non si faccia sedere la folla così lontano che non possa raggiungere il palco», ha detto Brecht. «Ma un artista non lo sopporterebbe mai». In attesa di capire gli sviluppi, citiamo il grande Massimo Ranieri: «Forse in amore le rose non si usano più». In amore non lo sappiamo, ma ricominciare con lanciare quelle, ai concerti, non sarebbe male. Qualsiasi cosa è meglio delle ceneri di vostra madre.

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