Vasco Brondi è tornato per dirci quanto sono importanti i "maestri sbagliati" | Rolling Stone Italia
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Vasco Brondi è tornato per dirci quanto sono importanti i “maestri sbagliati”

«Sono stati gli esseri umani tormentati e ingarbugliati a indicarmi la via», racconta in “Talismani per tempi incerti”, lo spettacolo passato ieri da Milano in cui usa musiche e letture per fare i conti con questi mesi folli

Vasco Brondi è tornato per dirci quanto sono importanti i “maestri sbagliati”

Foto: Giorgio Perottino/Getty Images

“Talismani per tempi incerti” è uno spettacolo toccante in cui un cantautore mette al servizio la sua musica, quella dei suoi maestri e le sue letture per fare i conti con i mesi folli che abbiamo vissuto durante la pandemia. Il cantautore è Vasco Brondi che, a un anno e mezzo dalla fine del progetto Le Luci della Centrale Elettrica, è tornato sul palco con un concerto particolare che ha concepito durante il lockdown. «Mi sono reso conto che qualsiasi altra cosa mi ritrovi a fare alla fine torno lì, alle canzoni», ha detto al Corriere della Sera. «Ero nel mio studio a Ferrara circondato dai dischi e dai libri della mia vita. Sono stati i miei anticorpi, riprendendoli in mano ho capito quanto mi parlassero forte ancora oggi».

“Talismani” è composto da tre parti: le canzoni delle Luci – in particolare quelle di Costellazioni e Terra –, alcune cover e estratti di libri, poesie e riflessioni. L’obiettivo, dirà lui stesso sul palco, è «condividere musica, arte e tutte le cose che non sono considerate funzionali nella nostra società ma che possono diventare fondamentali, dei motori di sostegno. Possono rinforzare il sistema immunitario dell’anima».

Lo spettacolo è parte di Cuori Impavidi, la rassegna estiva di concerti organizzata da MiAmi e Circolo Magnolia all’Idroscalo di Milano. Il palco è bellissimo, sospeso sull’acqua, la scenografia minimalista: un semicerchio di neon e alcuni “mazzi di luci” disposti a terra attorno agli strumenti. Insieme a Brondi ci sono un pianista, un chitarrista e una violoncellista, che insieme costruiscono quelle che il cantautore ha definito “sonate per violoncello e chitarre distorte”, arrangiamenti cinematografici ed essenziali che accompagnano tanto le canzoni quanto le letture.

Dopo l’apertura di Colombre – suona un bel set, anche lui accompagnato dagli archi –, lo spettacolo inizia con Dopo di Erri De Luca e A forma di fulmine. Brondi suona quasi sempre seduto, al centro del semicerchio di neon, e parla solo se indispensabile. A introdurre le canzoni ci sono le letture: una poesia di Ko Un sulla strada prima di In viaggio dei CSI, Psicopolitica e La società della trasparenza per Padre nostro dei satelliti, Un incontro inatteso di Wisława Szymborska per Chakra. Le letture parlano di solitudine, strade, lotta di classe, società dell’informazione.

«Questo spettacolo è piano piano diventato un omaggio ai miei maestri», dirà Brondi dopo un medley tra Magic Shop di Franco Battiato e Cronaca montana dei PGR. «È una figura che torna spesso nei miei studi di yoga e filosofia. Quelli sono maestri esemplari, giusti, mentre i miei erano sempre sbagliati. Esseri umani tormentati e ingarbugliati, ma che mi hanno dato il coraggio di prendere la strada che nessuno mi indicava».

Il momento chiave del concerto arriva alla fine, con una poesia di Mariangela Gualtieri a introdurre il bis Coprifuoco, una canzone che dopo il lockdown ha cambiato volto e che dev’essere davvero difficile da suonare ogni sera. “Ringraziare desidero per Whitman, Presti e Francesco d’Assisi / che scrissero già questa poesia, per il fatto che questa poesia è inesauribile e si confonde con la somma delle creature / e non arriverà mai all’ultimo verso / e cambia secondo gli uomini”. Brondi la legge a bordo palco, ingobbito per avvicinarsi alla prima fila, immerso nel silenzio.  

“Talismani per tempi incerti” è uno spettacolo generoso, ma non ci dice molto sul futuro di Vasco Brondi. Sul palco c’è un artista ancora in piena transizione, che canzone dopo canzone decide cosa tenere e cosa mettere via di un progetto che sembrava esaurito del tutto. In più, però, sembra che abbia una consapevolezza diversa sul ruolo che può avere un cantautore in un momento di trauma collettivo: condividere con il pubblico storie e imperfezioni, vulnerabilità ed errori, come facevano i suoi maestri imperfetti.

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