‘The Gathering’, una grande idea alla Triennale di Milano | Rolling Stone Italia
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‘The Gathering’, una grande idea alla Triennale di Milano

Ferdinando Arnò, più che un compositore, è un sognatore e per il 18 settembre si è immaginato di invadere il Palazzo dell'Arte con oltre 120 musicisti (tra cui Joan As Police Woman, Tricarico, Alfio Antico, Lino Gitto), per un'esperienza di improvvisazione collettiva senza eguali

‘The Gathering’, una grande idea alla Triennale di Milano

Foto: Malena Mazza

Nella società liquida, differenziare la musica per mainstream e underground è un’operazione divenuta inutile. Il mondo musicale ora ha bisogno di un altro racconto, di nuove categorie, e la mia proposta di oggi è pensarlo attraverso un nuovo filtro che divide chi ha piccole idee da coloro che ne hanno grandi.

Ci sono, infatti, artisti che si limitano a fare lo stretto necessario, adeguandosi all’incedere collettivo e altri che, invece, vivono di pensieri magnifici, sogni liberi, immaginazione sconfinata. Tra questi ultimi, di sicuro, troviamo Ferdinando Arnò, compositore, arrangiatore, produttore discografico e – soprattutto – sognatore.

Questa domenica l’artista porterà alla Triennale di Milano, in collaborazione con Fondazione Fiera, un suo nuovo progetto, o forse sarebbe meglio dire un suo sogno, The Gathering, un’idea (per l’appunto, grande) che va oltre il concetto di concerto, diventando piuttosto un flusso ininterrotto di performance spontanee diffuse all’interno del Palazzo dell’Arte che coinvolgeranno oltre 120 musicisti provenienti da tutto il mondo, dallo Zimbabwe agli Stati Uniti.

«L’idea era di invadere la Triennale», mi racconta Arnò immerso nell’ambientazione futuristica dei suoi studi, «dai balconi dell’ingresso, su cui si troveranno dei suonatori d’arpa, all’atrio di Triennale, che sarà la nostra “piazza”, fino al giardino (dove musicheremo un albero di castano), al ristorante, ai bagni». Si parlava di grandi idee? Ecco, cercate online i vari video girati all’interno degli studi di quiet, please! (dove in passato si è fermato anche Kanye West per registrare un verso di Yeezus, ndr.) per capire di cosa si sta scrivendo: più che comuni studi di registrazione le location ricordano gli interni spaziali di Discovery, l’astronave controllata dal supercomputer Hal 9000 in 2001: Odissea nello spazio.

The Gathering nasce però qualche anno fa, grazie alla pandemia, quando Arnò riesce a trasferirsi in Puglia dove, coinvolgendo i musicisti manduriani in una sorta di «karaoke collettivo», inaugura una prima performance collettiva. Da queste esperienze, arriva l’ispirazione per un disco omonimo nel quale, partendo dal “tamburo parlante” di Alfio Antico, Arnò va a comporre un album corale, un collage di suoni che dal locale si impregna di globalità, con artisti provenienti da tre differenti continenti. «È tutto basato sul ritmo, sull’idea di convertire le emozioni attraverso la pelle dei tamburi», mi spiega, «mi sento come un sarto italiano che confeziona un vestito su misura a tanti altri». L’album, da cui Arnò è partito per costruire questo appuntamento, si è inoltre aggiudicato la Targa Tenco come miglior album collettivo a progetto.

Non solo un’ampia dimensione spaziale, ma anche temporale: The Gathering durerà per tutta la giornata di domenica, dalle undici del mattino a mezzanotte, muovendosi libero all’interno di tutta la Triennale. Ma come si organizza un raduno di performance spontanee? «La parola d’ordine è Hellzapoppin’, un film degli anni ’40 dove succede di tutto; il caos e la totale improvvisazione. La nostra infatti sarà una improvvisazione guidata: so cosa farò, ma non so quando succederà, non ci sarà una scaletta. Come dire, saremo arte (ride). Per sviluppare queste idee ci vuole tanta energia e spesso, poi, si giunge in luoghi non previsti».

Un’orchestra sinfonica di 40 elementi, una marching band di 15 elementi, 25 percussionisti, più tutta una serie di solisti, battitori liberi, ballerini. Una scenografia ad hoc realizzata dal paesaggista Marco Bay, una meditazione collettiva, un sound design a partire dal mapping del profilo del Duomo di Milano. E ancora dieci o dodici pianoforti, batterie, percussioni, soundsystem, oltre a fiati e altri strumenti a disposizione del pubblico, qui chiamato a partecipare, nel modo in cui desidera, alla performance collettiva. Tra i musicisti coinvolti: Alfio Antico, la cantautrice americana Joan As Police Woman, il percussionista Gabriel Jarrett, figlio del celebre Keith, il busker Daniel Gonora e il saxman Joseph Chinouriri con la Simple Impact Brass Band dallo Zimbabwe, la band nativa americana dei Cha Wa, il rapper londinese Brother May e l’americana Dante Lennon oltre a Lino Gitto, Tricarico, Theo Blackmann, Roberto Dell’Era, Melanie De Biase, Daniel Gonora, Lino Musella, Jacopo Benassi, Jon Kenzie, IVI, Giovane Orchestra Jonica e molti altri. In poche parole, un’idea grande, in tutto e per tutto.

The Gathering inoltre si inserisce in armoniosa dialettica con il tema che la 23ª Esposizione Internazionale di Triennale Milano Unknown Unknowns. An Introduction to Mysteries, dedicato all’ignoto e al suo rapporto con lo spazio, visto come un laboratorio dell’innovazione e della ricerca. Se siete quindi pronti a partecipare alla realizzazione di una grande idea, l’appuntamento da segnare in calendario è per il 18 settembre.

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