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Volevamo i Blink, Fedez e Salmo ci hanno rifilato i Finley

È uscita ‘Viola’, la canzone (ehm) punk-pop che il duo ha scritto con gli autori di 'La dolce vita' e 'Mille'. «Che bomba», scrivono i fan. Sì, con la carica esplosiva del Festivalbar del 2006

Foto press

Scemo io che mi son messo a guardare la diretta per il lancio della canzone all’una di notte coi Ferragnez assonnati e stravaccati sul divano, lei che vuole fare il «brindisino» per l’arrivo di Viola sulle piattaforme e lui che non ha voglia d’alzarsi e comunque, giura, in frigo non c’è niente. Ingenuo io che mi son fatto fregare dal breve video girato in sala prove tutto salti e smorfie che un po’ d’energia la trasmetteva. Stupido io che ho riposto speranza nel fatto che Salmo riuscisse a rendere Fedez più spigoloso o anche solo simpaticamente cazzone o che comunque lo strappasse dalla medietà nazionalpop delle sue ultime canzoni.

Non è successo. È uscita Viola, la (prima?) canzone nata dalla sorprendente collaborazione tra Fedez e Salmo (il secondo è accreditato come feat del primo), ed è roba da RDS. «Che bomba» scrivono i fan su Instagram e YouTube. Sì, con la carica esplosiva del Festivalbar del 2006 presentato da Cristina Chiabotto.

La canzone è stata annunciata da Fedez come «prettamente punk-pop», un genere di cui lui e Salmo sono sinceramente appassionati (in varie declinazioni, più pop uno, più hardcore l’altro). Di quello stile, però, ha poco, giusto l’apparenza, non lo spirito, l’energia o la fuoranza. Uno s’aspetta che almeno nel ritornello cresca d’intensità e invece s’ammoscia, diventando una canzonetta italiana qualunque. Non è neanche un tormentone, è un tormentino autunnale.

È vero naturalmente che Viola richiama la stagione del punk-pop che da qualche anno oramai sta vivendo un revival simboleggiato negli Stati Uniti dalla collaborazione fra Travis Barker e Machine Gun Kelly, revival che s’è arricchito proprio stanotte dall’uscita del nuovo singolo dei Blink-182 nella formazione con Barker, Mark Hoppus e Tom DeLonge. È significativo che due pezzi grossi del pop italiano tirino in ballo quello stile un po’ come aveva fatto Fedez con J-Ax e chissà che aiuti ad alimentarne l’ulteriore ascesa nel nostro Paese. Viola, però, è un’occasione persa, riflesso della difficoltà con la quale il nostro pop esce dalla mediocrità a cui pare votato.

Chissà che cosa m’aspettavo da un pezzo scritto in buona parte da Fedez con gli autori di La dolce vita e Mille, ovvero Dargen D’Amico, Paolo Antonacci (il figlio di Biagio, autore anche per Renga, Nek, Annalisa, Amoroso) e Davide Simonetta, co-autore tra gli altri per Marco Carta, Emma Marrone, Annalisa, Dear Jack, Zero Assoluto. Salmo ha aggiunto le sue strofe e, con Fedez, lo special. Insomma, questa canzone ha nel DNA la natura retriva della musica italiana, quella buona per tutti. Resta una bella storia di riconciliazione, resta l’idea che ci si può anche prendere meno sul serio come hanno fatto i due a San Siro dopo anni di dissapori.

A pensarci bene, la recensione definitiva di Viola l’ha fatta senza saperlo Fedez nel 2019, quando evidentemente non sapeva che un giorno avrebbe pubblicato questa canzone. Mi disse che amava quella che chiamava «la seconda repubblica del punk», facendo i nomi di Blink-182, Sum 41, Green Day, Pennywise, New Found Glory, Propagandhi. «Sono cresciuto con quella musica, ma non avrebbe senso fare punk-pop in italiano perché diventa subito Finley».

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