Viva gli album WTF e gli artisti che fuggono dalla catena di montaggio del pop | Rolling Stone Italia
Wild Cards

Viva gli album WTF e gli artisti che fuggono dalla catena di montaggio del pop

‘Total Meditation’ di Lil Jon e ‘New Blue Sun’ di André 3000 sono solo gli ultimi due dischi prodotti fregandosene delle aspettative di pubblico e mercato. Stare alla larga dagli stereotipi è cosa buona e giusta

Viva gli album WTF e gli artisti che fuggono dalla catena di montaggio del pop

Lil Jon

Foto: Paras Griffin/Getty Images

Se c’è un album che mantiene quel che promette nel titolo, quello è Total Meditation di Lil Jon. La musica non è nemmeno lontanamente hip hop, bensì un’immersione in un mondo sonoro rilassante, qualcosa di simile alla musica che si sente nella sala massaggi di una spa. Su questa base, il rapper, produttore e guru televisivo dell’home improvement dispensa consigli di autoaiuto (“L’ansia rappresenta un grosso problema per tanta gente. Quando si medita con regolarità, i benefici per la salute aumentano costantemente”) e suggerimenti pratici su come meditare: “Scegliete se accomodarvi su una sedia o sul pavimento”, dice, col tono serissimo che usa in tutto il disco. “Ora chiudiamo gli occhi per aiutare la mente a rilassarsi. Rivolgiamo la nostra attenzione al problema. Concentriamoci sull’inspirazione. Sentiamo l’aria fresca”.

Essendo prodotto da un tizio uscito dalla scena hip hop di Atlanta che vent’anni fa ha contribuito a portare il crunk nel mainstream, e che ha appena condiviso il palco del Super Bowl con Usher, Total Meditation è spiazzante e insieme a New Blue Sun di André 3000 ha segnato la rinascita della grande arte perduta del WTF album. A guidare la carica, per una volta, è l’hip hop.

Prima di continuare, va fatta una distinzione generale fra i progetti che nascono per passione, come i due citati, e gli album in cui un artista cambia rotta cercando comunque di vendere. In quest’ultima categoria rientrano opere bizzarre come Rebirth di Lil Wayne, tentativo malriuscito di sconfinare nel rock, l’album mezzo disco music di Dolly Parton Heartbreaker, il robot pop di Trans di Neil Young, il restyling di Garth Brooks mascherato da rocker per In the Life of Chris Gaines e 808s and Heartbreak, che ci ha fatto capire cosa sarebbe accaduto nel bene e nel male se Kanye West avesse deciso di cantare al posto di rappare. Questi artisti e i loro team pensavano che opere di questo tipo potessero attirare nuovi pubblici.

L’album WTF è una roba diversa, è un oggetto palesemente anticommerciale con possibilità di vendita pressoché nulle. L’artista lo fa per capriccio, per sfizio, per confondere le idee alla gente, perché l’idea gli piace. Lo realizza per se stesso, non per il pubblico, e di solito è lontano anni luce da ciò che generalmente ci si aspetta da lui. L’esempio più famoso resta Metal Machine Music di Lou Reed, doppio LP del 1975 di feedback stridente e spesso sgradevole. Pubblicato dopo alcuni dei suoi dischi più radiofonici, era spiazzante allora e lo è ancora oggi. Reed ne andava orgoglioso: ricordo, anni fa, di avergli parlato durante un’intervista di una versione tedesca d’importazione su CD e lui ha sbuffato beffardo, dicendo che il mix era tremendo e non all’altezza della musica.

Altri album che rientravano in qualche modo in questa categoria sono le tre incursioni nella musica elettronica di Paul McCartney col nome di Fireman e il doppio concept di Stevie Wonder Journey Through the Secret Life of Plants (ascoltate per esempio Tree e Earth’s Creation). E poi i collage sonori d’avanguardia di John Lennon e Yoko Ono Unfinished Music e Wedding Album, realizzati mentre i Beatles erano ancora in attività. E pure Self Portrait di Bob Dylan, il famigerato album di cover arrangiate in modo smielatissimo e intenzionalmente ironico (ha comunque raggiunto il quarto posto nella classifica americana).

Come ha sottolineato Lil Jon parlando di recente con Rolling Stone US, il suo gesto e quello di André 3000 sono tentativi di espandere le loro menti e la loro musica: «“La gente” mi ha detto Andre “ha una certa idea di quel che facciamo e noi le stiamo facendo capire che è ok fare altro e prendersi cura di se stessi, della propria salute, del proprio benessere. C’è un’idea stereotipata di quel che sono i rapper, ma non siamo obbligati a essere così. Possiamo essere anche altre cose, dimostrare che è ok fare altro”».

È proprio così. Total Meditation è un disco in cui l’artista fornisce delle istruzioni all’ascoltatore, mentre New Blue Sun è un album strumentale che inaugura una nuova era della new age, ma funzionerebbe anche come musica di sottofondo per la meditazione. Qualche settimana fa a New York, in uno degli show del tour di New Blue Sun, André ha iniziato i 90 minuti di concerto bruciando dell’incenso. Le esecuzioni dei pezzi dell’album sono state un po’ più muscolari e coinvolgenti di quelle in studio, ma è comunque musica da candele, suoni astrali e sinuosi che vagano alla ricerca di una melodia e a volte la trovano, per poi allontanarsene. Quando tutto torna, e succede in più occasioni, si capisce che la meta è valsa il viaggio intrapreso.

Entrambi gli album dimostrano che ci sono artisti hip hop, quelli più navigati, fanno musica adatta alle fasi della loro vita, cosa che implica la libertà da ogni vincolo di genere. Ma c’è dell’altro ed è una cosa ancora più emozionante. Buona parte dei big, che siano pop, hip hop, rock o country, non vengono incoraggiati a prendersi dei rischi. Sull’uscita di un album si investe troppo per rischiare di ottenere un numero basso di ascolti in streaming o contraccolpi negativi. Se un artista sfida le aspettative con un cambiamento di rotta musicale audace (come Taylor Swift con le deviazioni di Folklore ed Evermore o l’imminente album country di Beyoncé), di solito è perché può permetterselo dall’alto di una posizione conquistata con la propria carriera. Non si può dire lo stesso di Lil Jon.

Ecco perché un disco WTF come il suo è ancora più fuori dal coro. Ed è un bene. Qualunque cosa si pensi di Total Meditation e di New Blue Sun, si tratta di dischi che riportano a un’epoca in cui gli artisti potevano sbizzarrirsi e l’industria musicale concedeva loro di farlo, anche se con riluttanza. Ci rimandano a una fase in cui chi faceva dischi era in grado di svincolarsi dalla catena di montaggio e sperimentare, a volte aprendo nuove strade. A Lil Jon e André 3000 non importa di quel che pensate dei loro dischi e oggi c’è un gran bisogno di artisti che ragionano così. Per restare in tema Lil Jon, meditiamoci su.

Da Rolling Stone US.

Altre notizie su:  andre 3000 Lil Jon