Un proposito per l’anno nuovo: smettere di assecondare i rapper misogini | Rolling Stone Italia
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Un proposito per l’anno nuovo: smettere di assecondare i rapper misogini

Da Drake a Future, i rapper americani rilanciano il pensiero di fallocrati e incel. Lo fanno perché conviene. Ci si passa sopra dicendo «è solo una canzone». E se invece smettessimo di seguire i "toxic kings"?

Un proposito per l’anno nuovo: smettere di assecondare i rapper misogini

Future

Foto: Prince Williams/WireImage

Nell’hip hop c’è di tutto. È il suo bello, ma anche il suo brutto. Prendete I Never Liked You di Future e Her Loss di Drake con 21 Savage. Sono due album rap che si rifanno, e con grande successo, a idee misogine sia nei testi, sia nella strategia di marketing. Future fa chiaramente leva sull’idea di essere il Toxic King e amplifica le idee del controverso Kevin Samuels disseminando il disco di sciovinismo maschilista. Her Loss è pieno dell’atteggiamento ipermascolino di Drake, che se la prende con Megan Thee Stallion e scrive versi in codice che molti fan pensano siano diretti a Ice Spice, la rapper emergente del Bronx. I detrattori chiedono a Future e Drake di evolversi e superare il sessisma. La fanbase invece ci sguazza.

È una storia già vista. Fin dagli albori, il rap ha riflesso la misoginia come ha fatto qualunque altro media popolare. Nel libro We Real Cool: Black Men and Masculinity bell hooks scriveva che «i media insegnano ai giovani maschi di colore che l’uomo patriarcale è un predatore e che solo i più forti e violenti sopravvivono». Le donne sono da tempo le vittime di questo atteggiamento predatorio. Nei testi rap sono oggettificate e ridotte a prede sessuali. Le offese abbondano, a tal punto da sembrare parte integrante di un suono, proprio come il rullante o la cassa.

I social danno la misura di come i fan maschi di questa musica accettino e anzi sposino l’idea della violenza contro le donne. Negli anni ’90, gli ascoltatori riconoscevano la natura tossica del rap, però potevano godersi canzoni come B*tches Ain’t Shit senza essere circondati da maschi che davvero pensano quelle cose. Oggi va diversamente e le nostre timeline sono piene di uomini che celebrano lo sciovinismo maschilista di Future, offrono opinioni non richieste, diffondono la retorica misogina di vari blogger della cosiddetta manosphere come Andrew Tate o il controverso youtuber Kevin Samuels.

A febbraio, Future ha collaborato con quest’ultimo per promuovere I Never Liked You. Samuels, che è morto lo scorso maggio a causa di problemi legati all’ipertensione, si è conquistato una certa fama postando video degradanti con titoli come “Le donne moderne sono nella migliore delle ipotesi mediocri” e “Alle donne piace essere tradite”. Era uno che parlava sull’opportunità o meno di sposarsi in base alle finanze della futura sposa, al suo lavoro e a canoni estetici patriarcali. Ovviamente Samuels non poteva che recitare la parte del terapista di Future in un video promozionale realizzato per l’album. A settembre, Buzzfeed ha pubblicato un articolo sul lavaggio del cervello fatto dai blogger alfa. Vale la pena chiedersi cosa ascoltino queste persone.

L’album di Drake e 21 Savage Her Loss è rovinato dal riferimento spietato a Megan Thee Stallion, vittima di violenza da arma da fuoco. In Circo Loco Drake rappa che “sta stronza mente quando dice che le hanno sparato, ma è ancora una stallona”. Molti non hanno dato peso al verso, altri hanno sostenuto che Drake non avrebbe dovuto banalizzare così l’uso delle armi da fuoco (che, peraltro, ha portato alla morte di Takeoff). Alcuni hanno ipotizzato che il verso sulla stallona non fosse in realtà riferito a Megan. Se anche così fosse, Drake sapeva perfettamente che tutti vi avrebbero letto un riferimento a lei, che quei versi avrebbero attirato l’attenzione, che per Megan sarebbero stati causa di ulteriori traumi. La sera dell’uscita del disco, Megan gli ha risposto twittando: «Cazzo, da quando è diventato figo scherzare sulle donne a cui viene sparato! Voi n–i e specialmente i N–I DEL RAP SIETE PATETICI!». E, considerando che in seguito Tory Lanez è stato giudicato colpevole di averle sparato, in quel tweet Megan è stata profetica: «E quando i cazzo di fatti saranno chiariti, ricordatevi di quegli stronzi dei vostri rapper preferiti che hanno difeso un N–O che HA SPARATO A UNA DONNA».

DJ Akademiks, grandissimo fan di Drake, ha twittato a Megan: «Non cancelleremo Drake, in ogni caso» per poi dire nel suo show che Future ha “pompato” Drake, spingendolo a scrivere alcuni dei versi più incendiari del disco. Riconosco il talento di Drake, ma non riesco ad ascoltare storie di donne vittime del patriarcato ed empatizzare con donne come Megan Thee Stallion, per poi applaudire chi le fa pezzi per guadagnarsi visibilità titoli di giornale.

E lo stesso vale per Future. S’è fatto un nome grazie a inni festaioli e introspezione torbida, ma col passare degli anni avventure amorose e testi violenti hanno preso il sopravvento. A chi sta sui social questa cosa è piaciuta a tal punto da fargli guadagnare il soprannome di Toxic King. Se fosse stato attivo negli anni ’90, non avrebbe avuto la percezione che ai fan quella roba piace. Oggi invece è il testimonial della peggiore tipologia di uomini. Ha ragione lo scrittore Craig Jenkins quando dice che «i dischi di Future sono parchi giochi in cui si scatena l’Es del maschio etero. Dice quel che un sacco d’altri vorrebbero poter dire». Però poi ti domandi chi davvero vorrebbe dire a una donna che “è una troietta, una puttana e una metafora”, come rappa in Groupies. Il personaggio del Toxic King è talmente eccessivo che viene da riderci su, ma in fondo evoca stereotipi di genere che, in tempi recenti, sono tornati alla ribalta grazie agli incel e ai sedicenti esperti in rapporti di coppia come Tate e Samuels.

I Never Liked You in realtà è un progetto vario che mantiene fede a quanto Future ha detto a GQ ad aprile: «Volevo dimostrare quel che valgo a livello di melodie, di temi e nel mostrarmi vulnerabile». E invece i suoi fan volevano la tossicità e l’hanno avuta in pezzi come For a Nut con Gunna e Young Thug, con quel verso volgarissimo: “Posso prendere una bitch per farmi sborrare”. Non è raro che le donne vengano insultate e chiamate “fighe” in gergo, ma qui Future le riduce a un semplice mezzo per avere un orgasmo.

I detrattori di Drake e Future li esortano a maturare, ma la misoginia non è legata all’età. Superarla comporta negare la concezione dominante di mascolinità. Non insisterebbero sulla formula del maschio alfa se non gli convenisse. La misoginia rende bene. In un’intervista del 2018 Vic Mensa diceva di avere letto bell hooks che spiega che «gli uomini di colore hanno dovuto trovare nuovi modi per sentirsi virili o maschi perché non riuscivano più a essere quelli che portavano a casa la pagnotta» e che perciò «hanno iniziato a suonare la musica jazz e a comportarsi in maniera molto aggressiva e violenta». È un tipo d’aggressività che cresce quanto più potere hai. Laddove Future e Drake sono abbastanza ricchi da trattare le donne come ne parlano nei loro pezzi, molti dei loro fan misogini che vogliono questo tipo di tossicità non sono benestanti, per cui soddisfano le proprie pulsioni tramite i due. Il fandom della misoginia somiglia a un diagramma di Venn in cui l’insieme che contiene gli uomini che apprezzano la musica tossica s’interseca con quello di chi sostiene lo status quo tossico nella vita reale.

La mascolinità violenta è una piaga globale. I ragazzi che sono spinti a odiare le donne o a trattarle come oggetti di desiderio dell’ego maschile imparano queste cose da qualche parte. La cultura popolare offre loro fin troppi spunti. Non stiamo parlando di qualcosa di astratto o ipotetico. Troppo spesso ci capita di scorrere timeline in cui le donne sono descritte in modo degradante. Ed è facile trarre delle conclusioni analizzando i gusti musicali di chi scrive certe cose. Queste dinamiche non sono colpa dei singoli artisti, ma sono il motivo per cui non è divertente ascoltare Drake e Future mentre svendono il loro talento per compiacere i misogini.

Tradotto da Rolling Stone US.

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