«Un faro di integrità, passione, qualità»: Colapesce racconta gli Uzeda | Rolling Stone Italia
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«Un faro di integrità, passione, qualità»: Colapesce racconta gli Uzeda

Il cantautore, che il 18 marzo si esibirà con altri a Catania per raccogliere fondi per il documentario 'Uzeda: Do It Yourself', scrive per Rolling una dedica ai «padri della musica alternativa italiana di matrice anglofona»

«Un faro di integrità, passione, qualità»: Colapesce racconta gli Uzeda

Colapesce e la locandina del documenario 'Uzeda: Do It Yourself'

Foto: locandina di Stefano Libertini (1), Daniele Venturelli/Getty Images (2)

Gli Uzeda sono i padri della musica alternativa italiana di matrice anglofona: in 36 anni hanno costruito una carriera meravigliosa fatta di concerti in tutto il globo nei festival più importanti, hanno partecipato alle mitiche Peel Session alla BBC, pubblicato dischi sull’etichetta americana di culto Touch and Go, creando così una fitta rete di contatti che negli anni ha portato Catania ad essere un epicentro europeo per molte incredibili band indie – nel senso nobile del termine – come Fugazi, Shellac, June of 44, Karate, Black Heart Procession, Slint, Shipping News e tante altre.

Per i musicisti della mia generazione gli Uzeda sono stati una grande risorsa: hanno avuto una funzione pedagogica in un momento storico in cui il sistema musica era al tramonto e il DIY era l’unica strada possibile per un certo tipo di musica.

Gli Uzeda sono un faro di integrità, passione, sacrificio, coerenza, qualità, a prescindere che tu sia fan o meno del genere. Hanno sempre messo la musica davanti a ogni cosa, anche a discapito degli interessi.

Quando ero all’università a Catania passavo interi pomeriggi da Indigena, il negozio di Giovanna e Agostino, voce e chitarra degli Uzeda: vendevano strumenti musicali vintage e dischi di etichette indipendenti selezionati da loro, trascorrevo lì ore a discutere di musica, politica, o anche semplicemente ad ascoltare dischi senza dirci nulla. Ho bellissimi ricordi e tra noi c’è sempre stata un’amicizia sincera.

Per questo e altri cento motivi mi sento di supportare pienamente il crowdfunding per il documentario di Maria Arena Uzeda: Do It Yourself, bravissima regista catanese, sulla storia della band. Perché questa meravigliosa esperienza va storicizzata non solo per i fan, ma anche per i posteri: è una storia vera, carica di passione, che può dare tanta speranza alle future generazioni di musicisti indipendenti e far godere i numerosi ascoltatori degli Uzeda in tutto il mondo.

Il 18 marzo da Zō a Catania ci sarà una serata tributo per la raccolta fondi con tanti amici musicisti che non vedo da anni e per l’occasione suonerò quattro canzoni chitarra e voce tratte da Un meraviglioso declino, pubblicato 10 anni fa ma scritto dopo la mia lunga esperienza catanese.

Nel mio primo vero tour le magliette erano stampate da Indigena, che nel frattempo era diventata anche laboratorio di serigrafia, e suonavo una chitarra di Agostino. Anche nell’ultimo tour de I mortali ho suonato una Telecaster comprata in quel negozio. Siamo sempre rimasti in contatto. Mi ricordo perfettamente da dove vengo e come ci sono arrivato.

 

 
 
 
 
 
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