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Scusa, Fedez

La confessione di una talebana della cultura hip hop: basta pregiudizi, ‘No Game Freestyle’ con tha Supreme e Young Miles è un gran bel ritorno (temporaneo?) nel rap game

Foto press

Confesso: quando si tratta di rap e cultura hip hop sono una persona malfidente e a tratti un po’ talebana. E di solito odio scrivere in prima persona perché sono fermamente convinta che l’oggetto dell’articolo debba essere più importante di chi lo firma, ma questa volta mi tocca, perché devo fare una pubblica ammenda. Quando ci vuole, ci vuole.

Pur non avendolo mai conosciuto di persona – se non di sfuggita, una quindicina di anni fa, quando gli eventi hip hop erano ancora una piccola bolla underground quasi incontaminata – ho sempre nutrito qualche pregiudizio su Fedez, artisticamente parlando. Mi è sempre sembrato un grande intrattenitore televisivo e senz’altro una persona molto intelligente e accorta, ma lo trovavo meno coraggioso di molti suoi colleghi: in un periodo in cui il rap duro e puro lottava per emergere e farsi accettare, lui scendeva a compromessi con il tipo di musica leggera italiana che non mi è mai piaciuta granché. In più, non riuscivo a scrollarmi di dosso l’idea che dietro ogni sua scelta ci fosse in realtà un’oculata mossa di marketing, a volte neanche troppo ben riuscita. La mia, ovviamente, era una personalissima opinione da osservatrice esterna, ma siccome con il passare del tempo la mia bolla underground quasi incontaminata si era trasformata in una bolla mainstream ormai affollatissima, in cui molti condividevano le mie stesse impressioni, col passare del tempo ho smesso di metterle in discussione e sono diventate semplicemente la mia verità.

Nell’ultimo mese, però, sono successe due cose. La prima l’abbiamo vista tutti in diretta tv, sui social e sui giornali: l’appassionata difesa del DDL Zan sul palco del concertone del Primo Maggio. Una presa di posizione fortissima, sia nei modi che nei toni, che molti altri rapper e artisti ben più impegnati di lui forse non avrebbero mai avuto il coraggio di fare per non impelagarsi in tutti gli strascichi legali e politici che inevitabilmente seguono questo tipo di gesto. Mi sono ritrovata a pensare che, in un periodo di disimpegno e nichilismo totale (anche se di prodotti discografici oggettivamente molto belli e ben curati), forse alla scena hip hop attuale mancava un po’ di quella cazzimma e di quel sano spirito di ribellione che solo Fedez, l’ex rapper diventato popstar nazionalpopolare, era riuscito a portare alla ribalta in una maniera così eclatante.

La seconda cosa è successa ieri: parlo dell’uscita di No Game Freestyle, un brano estemporaneo uscito per ora solo su YouTube. In un certo senso sancisce il suo ritorno al rap duro e puro, quello privo di melodia e ricco di incastri, tecnica e punchline, per intenderci. Prodotto da Young Miles e con tha Supreme al ritornello – due giovanissimi talenti della nuova scena – è stato accolto molto positivamente dai suoi fan e perfino dai detrattori, anche con una certa dose di ironia. Uno dei commenti più gettonati, e ricondivisi da lui stesso nelle sue storie di Instagram, è: «Fedez: “Vediamo se mi ricordo ancora come si fa”». A quanto pare se lo ricorda.

La sua strofa è di ottimo livello e in questa veste riesce a risultare più incisivo e convincente che in tanti altri pezzi orientati alla musica leggera: d’altra parte ha cominciato facendo rap e, come ci diceva Neffa in questa intervista, se hai imparato come prima cosa ad andare in bicicletta, è difficile disimparare a pedalare. Questa nuova uscita di Fedez sembra rivendicare in modo chiaro e netto che non ha mai abbandonato il campo, che le sue attività da intrattenitore televisivo, podcaster, imprenditore e popstar non hanno potuto cancellare il suo background. Che esistono tanti modi diversi di essere un rapper credibile e di serie A, e che il suo non è meno valido di quello degli altri.

Mi restava però un ultimo pregiudizio residuo, lo ammetto: la prima cosa che ho pensato quando ho ascoltato No Game Freestyle è che fosse stata scritta da qualcun altro. Nel pop è normale che autore e interprete non coincidano sempre, mentre nel rap è estremamente raro. D’altra parte, come dicevamo, il nostro ormai è senza dubbio più una popstar che un rapper; e infatti non è un mistero che già da anni Fedez (e non è il solo, nel mercato del pop-rap) faccia uso di ghostwriter. Anzi, neanche tanto ghost, perché tutti figurano apertamente nei crediti dei brani: tra gli autori delle sue ultime hit, come la sanremese Chiamami per nome e Bimbi per strada, c’è lo zampino dichiarato di Dargen D’Amico, mentre nella quasi totalità della tracklist di Paranoia Airlines c’è il nome di Danti tra i co-autori.

Intendiamoci, non c’è nulla di male o di particolarmente nuovo nella scelta di collaborare con altri artisti: in America c’è chi ha sfornato album monumentali raccogliendo il meglio della scena rap a scrivere per lui. È il caso di Dr. Dre, che nasce produttore e che non avrebbe mai sfornato capolavori come 2001 se non avesse preso in prestito la penna di Jay-Z, Royce Da 5’9″, Eminem, The D.O.C. e tanti altri. Ma è anche quello di Drake, che in teoria nasce rapper, ma la cui lista autori è più lunga di quella della spesa di una famiglia numerosa. Il rap, però, non sarà mai un genere musicale in cui basta saper interpretare bene l’opera d’ingegno di qualcun altro, per guadagnarsi un posto nell’olimpo: tant’è che il concetto stesso di cover, ovvero di rifare pari pari il brano di un altro rapper, non esiste. Se vuoi essere considerato credibile e competitivo, devi scrivertele da sole, le tue rime.

Insomma, ero già pronta per partire con la solita filippica talebano-moralista da seguace del Vero Rap. E invece, colpo di scena: prendendo informazioni per scrivere questo articolo, una fonte assolutamente attendibile mi ha confermato che non c’è alcun ghostwriter dietro No Game Freestyle, e che quella strofa – oggettivamente più che competitiva se paragonata a quelle della concorrenza – è farina del suo sacco. Che dire: scusa, Fedez. Prometto di prenderti più sul serio in futuro, se tu prometti di fare uscire più pezzi come questo. E bentornato nel rap game, se lo vorrai: ci fa sempre piacere riaccogliere un figliol prodigo.

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