Ronnie Wood ritrae i Rolling Stones per festeggiare mezzo secolo con la band | Rolling Stone Italia
Paint It Black

Ronnie Wood ritrae i Rolling Stones per festeggiare mezzo secolo con la band

«Volevo che i fan vedessero quel che vedo io quando sono sul palco: l’unione di musica e arte. Essere uno Stone mi tiene lontano dai guai… a volte». L’autoritratto, i quadri di Mick, Keith e Charlie, l’intervista

Ronnie Wood ritrae i Rolling Stones per festeggiare mezzo secolo con la band

Ronnie Wood

Foto: Elizabeth Hoff

I Rolling Stones stanno lavorando col produttore Andrew Watt al seguito di Hackney Diamonds, oltre ad aver supervisionato la riedizione di Black and Blue. Nella pausa che si sono presi è caduto il cinquantesimo anniversario dell’ingresso di Ronnie Wood nella band. Per celebrarlo, il chitarrista e pittore ha creato dei ritratti che raffigurano i membri del gruppo, compreso il compianto Charlie Watts. Nome della serie: Paint It Black. Stampe in edizione limitata sono disponibili sul sito di Wood e possono essere viste di persona alla alla Redhouse Originals Gallery da chi dovesse passare dalle parti di Harrogate, in Inghilterra.

Wood ha cominciato a disegnare prima ancora di imbracciare la chitarra. «L’amore per la musica e per l’arte vanno di pari passo e si alimentano a vicenda», dice. «Quando sono sul palco, chiudo gli occhi e immagino nuovi quadri. E quando dipingo, lo faccio ascoltando musica».

‘Out of Control’ © Ronnie Wood

In passato Wood ha dipinto sia paesaggi, sia ritratti di grandi musicisti come Fats Domino, Ray Charles, Frank Sinatra, Elvis Presley, John Lydon. Gran parte del suo lavoro è però dedicato agli Stones. Crea versioni colorate delle scalette della band e dipinge Mick Jagger, Keith Richards, Charlie Watts e sé stesso in una miriade di varianti.

Le nuove opere della serie Paint It Black sono state create non partendo da una foto, ma dai ricordi. «Volevo catturare l’energia di Mick, di Keith e mia, oltre che del nostro amico Charlie che non c’è più, nelle migliaia di concerti dal vivo che abbiamo avuto la fortuna di fare assieme», spiega. «Volevo che i fan vedessero quel che vedo io quando sono sul palco con gli Stones: musica e arte come un’unica cosa… Spero tanto che i fan guardando i dipinti riescano a sentire la musica».

‘Tight Section’. © Ronnie Wood

Il quadro più forte da realizzare dal punto di vista dell’impatto emotivo è quello di Watts. «Perderlo è stato uno shock. Era il cuore pulsante degli Stones. Significava moltissimo per tutti noi, non avrei potuto rendere omaggio al viaggio della band senza ritrarlo. L’ultima volta che l’ho visto abbiamo guardato le corse dei cavalli in tv, andava tutto come sempre. Era ricoverato nella stessa stanza d’ospedale di Londra in cui ero stato io un anno prima. La chiamiamo “la suite degli Stones”. Non dimenticherò mai Charlie che ci diceva di continuare a fare tour per non togliere il lavoro alla crew. È stato lui a indicare Steve Jordan come suo successore. Charlie era il migliore, dico davvero, suonare con lui è stata una gioia immensa».

La storia di Wood con gli Stones inizia nel 1975 quando, dopo aver suonato con Faces e Jeff Beck, ha avuto la meglio su altri chitarristi candidati a entrare nel gruppo. «Non ci si crede che siano passati 50 anni», dice. «È una gran gioia. Ero soddisfatto delle band in cui avevo suonato prima del ’75, ma entrare negli Stones è stato come tornare a casa. Ancora oggi mi piace un mondo essere uno Stone, e mi tiene lontano dai guai… a volte».

‘Doctor’ © Ronnie Wood

Gli Stones non hanno ancora piani ufficiali per il 2026, ma per Hackney Diamonds hanno scritto quasi 30 canzoni e nel disco ne sono finite 12. E si sa che quest’anno hanno lavorato con Andrew Watt a un nuovo progetto. «È come lavorare per Batman», ha detto il produttore. «Quando vedi la lingua nel cielo, ti precipiti… Abbiamo registrato qualcosa assieme, sì, ma non posso dire altro».

Giravano voci su un tour negli stadi europei nell’estate del 2026. Se accadrà, Wood sarà sicuramente della partita. Sarà il suo 51° anno come Stone, è decisamente ora che di smettere di considerarlo “quello nuovo”, no? «Ah, dovresti chiederlo a Mick e Keith», dice il chitarrista. «La band fa parte della mia vita da così tanto tempo che faccio fatica a immaginarmi a fare altro. Quindi sì, mi sento uno Stone».

‘Connection’. © Ronnie Wood

Da Rolling Stone US.