Rihanna è tornata e non gliene frega un ca**o | Rolling Stone Italia
Salve, Regina del Super Bowl

Rihanna è tornata e non gliene frega un ca**o

RiRi all'Halftime Show del Super Bowl: la celebrazione di una donna sola al comando, un gigantesco comeback party, il trionfo dell'atteggiamento di una star (incinta!) che per dare spettacolo ha bisogno solo delle sue canzoni e della sua presenza

Rihanna è tornata e non gliene frega un ca**o

Rihanna all'Halftime Show del Super Bowl 2023

Foto: Ezra Shaw/Getty Images

Niente cambi d’abito, zero ospiti, scaletta senza grandi sorprese. E no, non s’è visto nemmeno Tom Holland durante Umbrella. C’era solo lei, Rihanna, che sul palco volante dell’Halftime Show ha spiazzato ogni previsione su quel che avrebbe fatto nella prima esibizione pubblica da cinque anni a questa parte. Guardate il modo in cui attacca Bitch Better Have My Money. Già quello dice tutto: Rihanna è tornata.

Una sorpresa in verità c’è stata: Rihanna è incinta, come confermato ufficialmente a Rolling Stone. Incinta e fortissima nel tour de force di 13 minuti al Super Bowl LVII. Una vera boss, anche quando s’è ritoccata sul palco il make-up per pubblicizzare la linea Savage X Fenty.

Le aspettative erano mostruose. Negli ultimi anni Rihanna più che cantante è stata imprenditrice nei campi del beauty e della moda. Il suo ultimo album Anti risale al 2016 e da allora ha pubblicato solo due pezzi, Lift Me Up e Born Again, dalla colonna sonora di Black Panther: Wakanda Forever. E così ha trasformato il Super Bowl in un grande, grosso comeback party. «Non salgo su un palco da sette anni, c’è qualcosa d’esaltante in questa sfida», ha detto pochi giorni fa.

L’arma segreta di Rihanna è la sua aria da non-me-ne-frega-un-cazzo. Ecco perché la canzone che meglio la definisce è forse Needed Me del 2016, dove si fa gioco d’un amante abbandonato per “aver tentato di risolvere i suoi problemi con una bad bitch”. E in fondo è quel che ha detto al mondo con l’Halftime Show col suo sguardo da regina dei ghiacci, sempre, indipendentemente dalla canzone che stava cantando, e con la pacca quasi minacciosa che s’è data sul sedere durante Rude Boy.

Rihanna ha avuto un figlio nove mesi fa. Durante l’Halftime Show, la gente sui social è impazzita chiedendosi se fosse di nuovo incinta. Mi è stato insegnato di non chiedere certe cose a una signora fino alla rottura delle acque, ma è arrivata la conferma ufficiale. Applausi per Rihanna e per la sua scelta di dirlo al mondo in questo modo. Non con un annuncio sui social, non con un discorsetto commovente: non c’era tempo, stava lavorando.

Niente ospiti, se non l’esercito di ballerini in felpa con cappuccio bianca, un po’ Immacolati del Trono di spade e un po’ uomo della pubblicità dei marshmallow dei Ghostbusters. In scaletta, le hit meno recenti. «Sto cercando di sintetizzare 17 anni di carriera in 13 minuti», aveva dichiarato in conferenza stampa. «Sarà una celebrazione del mio repertorio». E così, dopo Bitch Better Have My Money, sono arrivate Where Have You Been, Only Girl in the World, We Found Love, Rude Boy, Work, Wild Thoughts e Pour It Up.

A sorpresa, Rihanna ha fatto due pezzi di Kanye West, All of the Lights e Run This Town, una scelta un po’ strana vista l’aria che tira. Ha evitato la tripletta con FourFiveSeconds che le avrebbe dato modo di invitare Paul McCartney. Ha preferito andare dritta su Umbrella e chiudere con Diamonds, un finale perfetto come il cielo illuminato dai fuochi d’artificio.

RiRi ha preferito evitare il lato cupo della sua discografia: niente Disturbia, S&M, Cockiness (Love It) o Sex with Me. E niente pezzi dal suo ultimo e migliore album Anti. Nemmeno Needed Me o Consideration, il duetto con SZA. Sono l’unico che sperava di sentire Love on the Brain o California King Bed?

Rihanna al Super Bowl è stata una vittoria anche per la NFL visto che la popstar s’era rifiutata di esibirsi dopo che la lega aveva messo alla porta Colin Kaerpernick per essersi inginocchiato durante l’inno nazionale. Dopo quella decisione, palesemente razzista, molti musicisti afroamericani erano stati alla larga dal Super Bowl. Rihanna aveva rifiutato di esibirsi come gesto di solidarietà. «Non posso permettermi di farlo», aveva detto a Vogue nel 2019. «Farlo per cosa? Chi ci guadagnerebbe? Non la mia gente. Non posso svendermi. Sono in disaccordo con la NFL e non voglio mettermi al suo servizio».

La performance di Rihanna arriva un anno dopo uno dei migliori Halftime Show di sempre, il grande omaggio all’hip hop pensato da Dr. Dre con Snoop Dogg, Eminem, Mary J. Blige e Kendrick Lamar. Al contrario di quella performance, Rihanna non ha messo in scena alcuno spirito collettivo: il suo show è stata la celebrazione di una donna sola al comando.

Ma non c’è stata solo Rihanna in questo Super Bowl. Sheryl Lee Ralph ha intonato Life Every Voice and Sing e Babyface ha cantato una versione molto sensuale di America the Beautiful. La superstar del country Chris Stapleton ha inaugurato lo show con Star-Spangled Banner, primo performer nella storia del Super Bowl a fare l’inno indossando occhiali da sole, e forse anche il primo a far piangere i membri di entrambe le squadre. L’America non vedeva tanti uomini bianchi in lacrime da quando Ticketmaster ha comunicato i prezzi dei biglietti di Springsteen.

Ma è stato il gran giorno di Rihanna e il suo show, a differenza della partita, ha avuto un finalone. Verso la fine di Diamonds, Rihanna s’è guardata attorno mentre i fuochi d’artificio illuminavano il cielo sopra lo stadio, con lo sguardo di una che ha vinto una battaglia. Lo sguardo di chi sa di essere più luminosa di quei fuochi. Inchiniamoci di fronte alla nuova regina del Super Bowl.

Da Rolling Stone US

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