Si sono messi tutti a piangere. Il chitarrista Desi Scaglione l’ha saputo per primo e l’ha detto alla cantante e bassista Alithea Tuttle. Prima di vuotare il sacco, il manager ha trollato un po’ il batterista Cooper Ladomade fondendogli giusto qualche indizio. Il chitarrista Baron Rinzler era in un bar quando gli altri lo hanno informato. La notizia che li ha fatti piangere di gioia è che i Rocket avrebbero aperto in estate alcune date degli Smashing Pumpkins. Si tratta solo di una manciata di concerti in agosto, ma è un traguardo non da poco per un gruppo che non ha manco pubblicato l’album d’esordio.
«Per noi gli Smashing sono dei grandi», dice Scaglione, 25 anni, in collegamento via Zoom, «e lo si capisce se si ascolta la nostra musica». Tuttle, che di anni ne ha 24, siede accanto a lui nell’appartamento che condividono e scuote la testa, incredula. «Mi sembra impossibile», dice. «Apriremo per gli Smashing prima ancora di pubblicare un disco, noi che abbiamo solo otto canzoni fuori. E a loro questa cosa sta bene. Cioè, non ha senso».
La cosa avrà molto più senso quando il mondo potrà ascoltare il loro album di esordio, R Is for Rocket, in uscita il 3 ottobre per la Transgressive. Registrato tra il 64 Sound e lo Studio 606 dei Foo Fighters, è un biglietto da visita esplosivo che giustifica l’hype che si è generato intorno ai Rocket fin dal loro primo EP del 2023, Versions of You, e che si rifà decisamente al rock anni ’90.
In autunno, poi, i Rocket porteranno in giro le canzoni di R Is for Rocket durante il loro primo tour ufficiale da headliner. Anche dopo gli ultimi due anni di brillante ascesa, con tanto di apparizione al SXSW e copertina di NME, i Rocket non riescono ancora a capacitarsi della rapidità con cui grazie ai tour hanno sfondato. «Ogni martedì ci arriva il conteggio dei biglietti venduti», dice Tuttle. «Lo chiamiamo il martedì della conta ed è sempre la cosa più bella del mondo vedere che la gente continua a comprare biglietti per i nostri concerti».
I Rocket si sono formati nel 2021 e hanno iniziato a suonare dal vivo un anno dopo, ma in un certo senso la fase di incubazione è durata un decennio. Si sono incontrati al primo anno di liceo, ma Tuttle, che prima di subire una grave lesione spinale nel 2016 voleva diventare una ballerina professionista, e Ladomade si conoscevano dai tempi dell’asilo. «Sono cresciuto con Alithea, la conosco da sempre, e l’ultima cosa che avrei immaginato è che mi chiedesse se volevo diventare il batterista della sua band», racconta Ladomade, 25 anni.
Ai tempi del liceo i Rocket andavano a vedere i concerti allo Smell, un locale all ages a downtown Los Angeles che dava spazio agli emergenti. «La musica è una cosa che credo faremo per sempre e che in un certo senso facciamo da sempre», dice Scaglione, che attribuisce al padre musicista il merito di avergli trasmesso la passione per la musica e di avergli insegnato a suonare la chitarra quando aveva 7 anni. Allo stesso modo, Rinzler, 27 anni, ha imbracciato una chitarra quando aveva solo 10 anni, ma ha iniziato a imparare solo per via di una cotta. «Lei suonava la chitarra e mi sembrava una cosa figa».
Alle medie Ladomade e Tuttle sono entrati jazz band della scuola, ma il primo ha capito ben presto che non faceva per lui. «Avevo 12 anni e si sono arrabbiati con me perché non sapevo leggere gli spartiti». Anche se tutti i membri del gruppo sentivano di avere inclinazioni musicali, quando si sono conosciuti non pensavano di mettere in piedi una band. «Prima che iniziassimo a suonare un po’ insieme sono passati almeno sei anni», racconta Scaglione.
Quando è arrivata la pandemia, nel 2020, Tuttle e Scaglione, che erano una coppia fin dal liceo, si sono ritrovati inaspettatamente a lavorare assieme, lei scriveva le melodie per le canzoni su cui Scaglione stava lavorando. Quando hanno deciso di fondare la band chiamare gli amici di vecchia data Ladomade e Rinzler è stato naturale. Da lì, rapidamente si sono materializzati i Rocket (nonostante la loro adorazione per Siamese Dream, il nome della band non si riferisce alla canzone degli Smashing Pumpkins Rocket: è nato quando Tuttle ha iniziato a scarabocchiare un razzo su una lavagna, nella sala prove della band).
I quattro hanno passato sei mesi a provare insieme in uno studio nel retro di casa dei genitori di Ladomade, prima di fare il loro primo concerto aprendo per gli indie rocker Milly. «Probabilmente pensavamo tutti che, se dovevamo fare qualcosa, doveva essere la migliore possibile e che dovevamo esserne orgogliosi», dice Rinzler.
I Rocket hanno continuato ad applicare questa filosofia. Hanno registrato otto dei dieci brani di R Is For Rocket all’inizio del 2024, ma dopo essere andati in giro hanno deciso di tornare in studio. «Ci siamo dati la possibilità di capire meglio le cose», spiega Tuttle, «di capire esattamente cosa volevamo che fossero queste canzoni, reimmaginandone alcune».
Uno dei pezzi su cui sono tornati è il nuovo singolo Wide Awake, un esempio perfetto di equilibrio tra riff cupi e cantato etereo. «Deriva da un’idea vecchissima su cui avevamo lavorato e per cui avevo un ritornello e una melodia completamente diversi», dice Tuttle. «Adesso è una delle nostre canzoni preferite».
Anche se le reazioni del pubblico in concerto hanno plasmato parte di R Is for Rocket, la band non cerca conferme esterne. «Qualcuno potrebbe ascoltare il disco e dire che gli fa schifo e io gliene sarei comunque grata, perché significa che gli ha dato una possibilità», dice Tuttle.
I componenti del gruppo hanno curato ogni dettaglio del loro esordio, dalla produzione di Scaglione al titolo dell’album, un omaggio alla canzone omonima dei Radio Flyer, una band post hardcore anni ’90, ma dicono che la copertina dell’album per certi versi è stata la cosa più difficile da fare. Tuttle confessa di aver completato il lavoro solo il giorno prima della nostra intervista, dopo essersi imbattuta in una foto di suo padre che faceva skydiving. «Mi piace quando c’è qualcuno sulla copertina di un disco e non si sa chi è». Non è solo una bella foto: la copertina di R Is for Rocket è in ricordo del padre di Tuttle, morto di cancro al cervello a maggio. «Quando mio padre è mancato, ho pensato: ok, questo album è tutto dedicato a lui».
I quattro sanno bene qual è la posta in gioco. «Hai detto una cosa, Desi, che non mi levo dalla testa», dice Tuttle. «Ed è: puoi pubblicare il tuo primo disco solo una volta, hai una sola possibilità». Mentre si preparano a fare ascoltare R Is for Rocket al mondo, i Rocket sono determinati a sfruttare al meglio quell’unica chance.












