Suppergiù in quarto di secolo prima che Sabrina Carpenter nascesse, Carly Simon era in grande magazzino di New York. Aveva appena pubblicato il quinto album Playing Possum e cercava di replicare il successo di You’re So Vain, Haven’t Got Time for the Pain e Anticipation col singolo Attitude Dancing. Una donna le si è avvicinata. Aveva visto la copertina di Playing Possum. «Mi ha detto: “Ma cosa ti è venuto in mente?”. Abbiamo litigato».
Un paio di settimane fa Carpenter ha svelato la oramai famigerata copertina del suo prossimo album Man’s Best Friend in cui è ritratta in ginocchio con una mano tesa verso quella che sembra una figura maschile che le afferra i capelli. La cover ha suscitato discussioni piuttosto animate sul significato della foto: è un simbolo di emancipazione femminile coraggioso e consapevole oppure è semplicemente una validazione del punto di vista maschile?
Non è la prima volta che una popstar mette in copertina una posa simile e Carly Simon lo sa bene. Uscito nel 1975, Playing Possum conteneva un paio di canzoni dai titoli ammiccanti come Are You Ticklish e Love Out in the Street, ma la cosa più provocatoria stava in copertina, una foto in bianco e nero con Simon in ginocchio, forte e misteriosa in négligé e stivali neri, i pugni stretti, il viso parzialmente nascosto, la bocca visibilmente aperta. Lo scatto del fotografo Norman Seeff era l’opposto di quello scelto per la copertina del precedente Hotcakes che mostrava la cantante sorridente e visibilmente incinta. «Ricordo di aver pensato: se funziona, la copertina farà capire alla gente che sono tornata in forma».
E invece fan e femministe non hanno capito e anzi hanno iniziato a discuterne. Come riportato all’epoca da Rolling Stone, la catena di grandi magazzini Sears ha preso in considerazione l’idea di non vendere il disco. La rivista controculturale Crawdaddy ha pubblicato una recensione incentrata sull’analisi della copertina anziché della musica. Lo scatto è diventato così memorabile che il négligé che Simon indossava è stato esposto nella mostra a lei dedicata quando tre anni fa è entrata nella Rock and Roll Hall of Fame.
Considerato il contrasto tra le copertine di Playing Possum e Hotcakes, è ironico che la storia inizi con la figlia di Simon, Sally, che a pochi mesi di vita è in una fascia porta bebè sulle spalle della madre che fa shopping da Bloomingdale. «Stavo girando nel reparto biancheria intima e lei si è piegata con me mentre mi chinavo a guardare qualcosa», racconta Simon, ricordando che la figlia ha afferrato la vestaglietta nera e l’ha infilata nel porta bebè. «Alla cassa non se ne sono accorti». Ai tempi le placche antitaccheggio non venivano applicate ai vestiti.
Quando Simon è arrivata allo studio fotografico di Seeff a Los Angeles per il servizio, sotto la gonna e la camicetta indossava il capo d’abbigliamento rubato dalla piccola. Era in camerino che si stava rivestendo dopo lo shooting quando qualcuno ha messo su Theme from Shaft di Isaac Hayes. «Quel pezzo mi piaceva un sacco, sono corsa fuori e ho iniziato a ballare». Seeff si è messo a scattare altre foto mentre lei cantava, in lingerie nera, finendo per sdraiarsi sulla schiena, per poi tirarsi su. «È stato in quel momento che Norman ha scattato la foto. Non è stata fatta di proposito, non era una cosa studiata».
Quando le foto sono state sviluppate, a Seeff ne è piaciuta una in particolare. «Quello scatto aveva un’energia speciale», spiega il fotografo. «La testa è tagliata, lei si sta muovendo rialzandosi da terra, ha i pugni chiusi. Nessuno ha pensato a cosa poteva evocare. Era un’immagine affascinante, unica e lasciava spazio all’immaginazione».
Simon all’inizio non era sicura della scelta, ma si è poi ricreduta. «C’è qualcosa nelle foto in bianco e nero che le fa subito sembrare artistiche, anche se come in questo caso non lo sono di proposito».
Stando a quanto ricorda Simon, il feedback iniziale che ha ricevuto dall’allora marito James Taylor e dal suo produttore, il compianto Richard Perry, è stato positivo. E così, tutta orgogliosa, ha fatto vedere la foto a Joni Mitchell e Graham Nash in occasione di una festa di compleanno che aveva organizzato per Taylor a Los Angeles, poco prima dell’uscita dell’album. «L’hanno vista tutti e di sicuro ha suscitato delle reazioni, ma nessuno mi ha detto che ne pensava veramente».
Le reazioni più forti sono arrivate quando Playing Possum è arrivato nei negozi. «Che ne dite: va bene per cancellare l’immagine della futura mamma dolce e raggiante sulla copertina del suo album precedente?», ha scritto un critico. Un altro si è chiesto se c’era un frustino abbinato al vestito. Simon ricorda che persino sua madre, l’attivista per i diritti civili Andrea Louise Heinemann, le ha chiesto: «Carly, tesoro, ma che stai facendo?».
«All’improvviso ricevo telefonate da Time e Newsweek che mi dicono che è una delle copertine più sexy mai viste», ricorda Seeff. «Si scatena così tutta una polemica su cosa rappresenta quell’immagine. A me sembrava catturare l’energia di una donna e la vedevo semplicemente come un bellissimo scatto. Non c’era l’intenzione di toccare certi argomenti». Il dibattito non ha comunque compromesso le vendite: Playing Possum è diventato il terzo album di fila di Simon a entrare in Top 10.
La copertina di Man’s Best Friend di Sabrina Carpenter non è certo un omaggio a Playing Possum, ma Simon è stata più volte citata dalle popstar moderne. Sia Carpenter che Olivia Rodrigo hanno fatto cover di You’re So Vain dal vivo, mentre Addison Rae ha parlato in un’intervista di Boys in the Trees. «Mi piace il fatto che le ragazze più giovani mi stiano scoprendo», dice lei.
A proposito di Carpenter, Carly Simon non vede il motivo di tanto chiasso attorno alla copertina di Man’s Best Friend. «Non sta facendo alcunché di scandaloso, ci sono state cover decisamente più audaci. Una delle più scioccanti che ho visto è quella di Sticky Fingers dei Rolling Stones. Era un’opera fuori dagli schemi, a livello di atteggiamento sessuale. Perciò non capisco perché Sabrina sia oggetto di tante critiche».
Simon non pubblica un album dal 2009, ma da una decina d’anni lavora saltuariamente a nuova musica. Tra le canzoni, molte delle quali prodotte dal figlio Ben, ce n’è una intitolata Howl con Nile Rodgers alla chitarra e Chris Stills, figlio di Stephen, alla voce. «È una specie di revenge song: parla di vendicarsi di qualcuno o, in questo caso, di un sacco di persone. Non è per niente dolce, è piuttosto aggressiva e forte». Ha scritto anche un pezzo su sua figlia Sally, Mother of Pearl, e un altro, Do It Anyway, che definisce «una specie di brano motivazionale, tipo: se pensi di non farcela, fallo comunque». Pity the Poor Man è stata invece scritta con Natasha Bedingfield e Simon ha anche messo in musica una poesia di W. H. Auden.
Quale forma prenderanno i pezzi è tutto da vedere. «Non li ho registrati come parte di un album. Ho inciso una canzone qua e una là. Abbiamo dieci brani, che equivalgono a un disco, ma ora non se ne pubblicano più, quindi li faremo uscire uno alla volta».
Dal momento che non si tratta di un vero e proprio album, Simon non sta pensando alla copertina. Ma ha un consiglio per Carpenter: «Basta che si parli di te, quindi non mi preoccuperei più di tanto della stampa. Non credo che volesse essere provocante. Voglio dire, c’è un sacco di gente che si veste in modo decisamente più succinto. Lei è bellissima e deve essere orgogliosa di se stessa e del suo aspetto. Non ci vedo alcunché di male».
E poi, dando un’ultima occhiata alla copertina di Man’s Best Friend: «Ho pensato che fosse un po’ esagerato toccare il ginocchio dell’uomo», dice con una risatina. «Ecco, forse quello avrebbe potuto non farlo».