Quando Axl Rose ha tirato fuori «lo schifo» e fatto i conti coi propri demoni | Rolling Stone Italia
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Quando Axl Rose ha tirato fuori «lo schifo» e fatto i conti coi propri demoni

In un estratto dal libro ‘I folli del rock. Storie di geni tormentati, sostanze e sregolatezza’, il racconto del cantante dei Guns N’ Roses: i problemi con la mascolinità, il rancore nei confronti delle donne, l’insicurezza, l’abuso sessuale

Quando Axl Rose ha tirato fuori «lo schifo» e fatto i conti coi propri demoni

Axll Rose dal vivo cpo Guns N’ Roses

Foto: Kevin Mazur/WireImage

Siamo nel 1991, uno degli anni definitivi della storia della musica popolare. Solo per citarne tre, i Nirvana stanno dominando le classifiche mondiali con Nevermind, i Queen sono allo straziante colpo di coda di Innuendo e i Metallica, da thrashers incalliti, sono pronti a trasformarsi in superstar da stadi stracolmi grazie al successo dell’album omonimo.

I Guns N’ Roses non vogliono essere da meno e scelgono la più impervia e megalomane delle vie: pubblicare due doppi album in contemporanea, qualcosa di mai visto nei trent’anni precedenti di rock ‘n’ roll. Una scelta che per alcuni appare suicida, ma non per Axl Rose, ormai convinto di poter racchiudere in quella manciata di canzoni tutte le infinite parti della propria anima. Una specie di vaso di Pandora in cui sigillare la sua idea di arte a 360 gradi, i suoi sentimenti, le sue paure.

Il successo è sconvolgente, e porta i Guns a intraprendere il più lungo tour mai affrontato da una band nella storia moderna. Singoli come November Rain, Knockin’ On Heaven’s Door, Estranged e Don’t Cry sono in heavy rotation su MTV, aggiungendosi alle hit di Appetite for Destruction, l’album di debutto più venduto di sempre. Insomma, tutto sembra andare per il meglio, con promoter, sponsor e fan a sgomitare per salire sempre più numerosi sul loro sfarzoso carro.

Eppure, qualcosa inizia a scricchiolare pericolosamente. I comportamenti del leader del gruppo si fanno sempre più disfunzionali, tanto che le risse sono all’ordine del giorno e non c’è concerto che inizi all’orario prefissato. Spesso la band sale sul palco con ore di ritardo. Durante una serata, proprio a MTV, Axl, grande fan dei Nirvana, arriva quasi alle mani con Kurt Cobain dopo un acceso scontro verbale che coinvolge anche la moglie di Kurt, Courtney Love. L’apice viene però forse raggiunto al Riverport Amphitheater di St. Louis, Missouri, dove il frontman dei Guns, infastidito a lungo da un fan, decide di farsi giustizia da solo lanciandosi tra il pubblico e colpendo prima il facinoroso e successivamente altri spettatori. Riportato a forza sul palco, Mr. Rose decide che il concerto poteva anche finire così.

Quello che non poteva sapere era che il fan aggredito era Bill “Stump” Stephenson, leader di una gang di motociclisti chiamata Saddle Tramps. Il risultato è tragico: aizzati da Stephenson, centinaia di spettatori infuriati per la decisione della band distruggono completamente la location dello show. Il bilancio è drammatico, con 65 feriti, inclusi 25 agenti di polizia, e danni per centinaia di migliaia di dollari al teatro aperto solo da pochi giorni.

Anche nel gruppo, per altro ormai dedito a ogni tipo di eccesso, inevitabilmente il clima inizia a farsi pesantissimo. Forse anche per questo Izzy Stradlin, per molti il vero motore musicale del gruppo, decise che quel mondo non faceva più per lui.

Cosa stava dunque succedendo improvvisamente a quel Dio del rock capace di tenere in pugno folle oceaniche, come prima di lui erano riusciti a fare solo gli idoli della sua giovinezza, Freddie Mercury, Elton John o Steven Tyler? Perché cercava deliberatamente di distruggere tutto ciò che aveva creato con tanto impegno?

Fu proprio durante quel tour che, incalzato da mesi da una stampa sempre più ostile, il 2 aprile 1992 Axl decide di raccontare a Kim Neely di Rolling Stone la sua verità. Quella che ne uscirà sarà una delle interviste più significative del decennio, capace di mostrare quello che nessuno avrebbe mai immaginato.

La chiacchierata partì proprio dai fatti di St. Louis, per poi passare alla questione dei continui ritardi: «Seguo il mio orologio interno e mi esibisco meglio di notte. Niente sembra funzionare a dovere fino a tarda notte ed è quella la cosa migliore per il nostro show. Non che io voglia far aspettare la gente. Quel periodo di un’ora e mezza-due in cui ritardo nell’andare sul palco, per me è come attraversare l’inferno, perché lo passo desiderando che ci sia un modo per uscire dalla condizione in cui mi trovo e so di non potercela fare. Sono in ritardo per tutto. Ho sempre desiderato far scrivere nel mio testamento che, quando morirò, la bara arrivi con mezz’ora di ritardo e su un lato porti la scritta dorata “Scusate, sono in ritardo”».

Ma più l’intervista diventa profonda e più le confessioni di Axl scendono nelle acque oscure del proprio passato, delle proprie manie, dei propri demoni. Quando il giornalista chiede di rendere conto delle numerose accuse di misoginia, tornate in auge dopo la pubblicazione di brani come Back Off Bitch e Locomotive, Axl inizia ad aprire le porte alla propria biografia.

«Ho lavorato molto e ho scoperto che nutro molto rancore nei confronti delle donne. Essenzialmente, sono stato respinto da mia madre fin da quando ero un neonato. Ha preferito il mio patrigno a me fin da quando lui è entrato in scena e stava a guardare quando lui mi picchiava. È rimasta in disparte la maggior parte delle volte. A meno che la situazione non diventasse troppo seria, e solo in quei casi veniva a consolarmi dopo. Lei non era lì a sostenermi. Mia nonna aveva avuto problemi con gli uomini. Sono andato indietro nel tempo e ho scoperto di aver per caso sentito mia nonna che attaccava gli uomini quando avevo 4 anni. E da allora ho avuto problemi con la mia mascolinità a causa di ciò. Ero incazzato con mia nonna per i suoi problemi con gli uomini e per come mi faceva sentire riguardo all’essere un uomo. Così ho scritto di quei sentimenti nelle canzoni».

Eppure, il peggio doveva ancora arrivare. Proseguendo sui tormenti del nucleo familiare, Rose arrivò a confessare di essere in terapia da diverso tempo: «Il primo ricordo della mia infanzia è quello di una sensazione di essere già stato qui e di avere una pistola giocattolo in mano. Sapevo fosse una pistola giocattolo, ma non sapevo come lo avessi capito. Mi sono sottoposto a terapia regressiva sino ad arrivare al momento del concepimento. Più o meno so cosa stava accadendo in quel periodo. La gravidanza di mia mamma non era benvenuta. Mia madre ha avuto molti problemi a causa di questa gravidanza e io ne ero consapevole. Questo tende a farti diventare davvero fottutamente insicuro rispetto a come ti considera il mondo. Il mio vero padre era un tipo del tutto incasinato. Quando sono nato, non mi importava molto di lui. Non mi piaceva il modo in cui trattava mia madre. Non mi piaceva il modo in cui mi trattava prima che nascessi. Per cui, quando sono nato, speravo che il figlio di puttana fosse morto».

La terapia di cui Axl parlava era quella dell’ipnosi regressiva, che consiste nel portare le persone in uno stato di completo rilassamento per andare indietro nel tempo, al fine di far rivivere momenti della propria infanzia, o fasi della vita intrauterina. Una regressione che poteva andare anche più in la del concepimento.

«Questa è la terapia della regressione e se la gente ha problemi a riguardo può andare a farsi fottere. Ha un suo spessore, è riconosciuta e ha messo assieme tutti gli elementi della mia vita. Tutto viene conservato nella tua mente. Una parte di te è conscia sin dagli inizi e immagazzina informazioni e reagisce. Ogni volta che realizzo di avere un problema con qualcosa, posso finalmente ammetterlo a me stesso e da lì si comincia. Grazie a essa ho realizzato di aver cancellato la maggior parte della mia infanzia. Ero solito avere incubi molto brutti da bambino. Avevamo i letti a castello e cascavo dal letto mordendomi il labbro inferiore, avevo incubi decisamente violenti nel mio letto. Andò avanti per anni. Non sapevo a cosa si riferissero i miei incubi. I miei genitori avevano detto spesso che era successo qualcosa di veramente tragico e oscuro. Non dicevano cosa fosse successo e perdevano sempre la testa quando si faceva riferimento al mio vero padre. Non mi è stato detto del mio vero padre fino a che non avevo 17 anni. Per quanto ne sapevo sino ad allora, il mio patrigno era mio padre. Ma trovai dei documenti di un’assicurazione e il diploma di mia madre con il cognome Rose. Per cui non sono nato Bill Bailey, come mi avevano fatto credere. Sono nato William Rose».

La madre aveva sposato suo padre biologico quando ancora frequentava le superiori: «Gli occhi di mia madre diventano neri quando se ne parla, per quanto fosse terribile quella persona. Con la terapia ho scoperto che mia madre e lui non andavano d’accordo. Lui mi rapì perché qualcuno non stava badando a me. Ricordo un ago. Ricordo una puntura. E ricordo di aver subito un abuso sessuale da parte di quest’uomo e di aver visto qualcosa di terribile accadere a mia madre quando venne e riprendermi. Non conosco tutti i dettagli. Ma ho avuto le reazioni fisiche tipiche dell’aver subito tutto ciò. Ho avuto problemi alle gambe e altro ai muscoli, che furono danneggiati all’epoca. Ho sepolto tutto e in qualche modo sono diventato uomo, perché il solo modo per affrontarlo era seppellire lo schifo. L’ho sepolto per sopravvivere, ma non l’ho mai accettato. Ho avuto molti pensieri violenti e offensivi nei confronti delle donne, per aver visto mia madre con quest’uomo. Avevo 2 anni, ero molto suggestionabile. Mi feci l’idea che quello fosse il modo di trattare una donna. Ho assorbito una marea di visioni distorte con le quali ho dovuto vivere la mia vita. Non importa cosa cercassi di essere, c’era sempre quest’altro problema che mi diceva come stavano le cose, a causa di ciò che avevo subito. Omofobo? Credo di avere un problema se mio padre ha abusato di me quando avevo 2 anni».

Le cose poi non migliorarono quando la madre sposò un’altra persona: «Questa persona tentò di controllarmi e di impartirmi la disciplina per via dei problemi che aveva avuto nella sua infanzia. In seguito mia madre ebbe una figlia e il mio patrigno la molestò per circa vent’anni. Ci picchiava. Mi picchiava continuamente. Io credevo che fossero cose normali. Io non ero al corrente che mia sorella fosse stata molestata sino allo scorso anno. Da allora stiamo lavorando a ricostruire le nostre vite e sostenendoci a vicenda. Ora mia sorella lavora con me. È molto felice ed è veramente bello vederla così e che andiamo d’accordo. Mio padre ha tentato di separarci. E in alcuni momenti delle nostre vite gli è riuscito molto bene».

A tutto ciò si aggiunse una diagnosi di bipolarismo, curata incautamente col litio, che contribuì ulteriormente a spiegare la ragione di tutti quei comportamenti nocivi. «Ci sono molte ragioni per cui ne parlo pubblicamente. Tutti vogliono sapere perché Axl è cosi incasinato e da dove vengono tutti quei problemi. Ci sono buone probabilità che rendendo tutto pubblico io possa essere attaccato. Penseranno che stia seguendo una moda. Probabilmente ci sono persone che stanno seguendo una moda, ma credo sia arrivato il momento. Le cose stanno cambiando e stanno emergendo. Bada bene, le mie non sono giustificazioni, ognuno è responsabile di ciò che fa. Cerco solo di mostrare cosa sta dietro».

Insomma, in fin dei conti Axl faceva parte appieno di quella Generazione X che aveva eletto Kurt Cobain come proprio simbolo. Se tuttavia in quest’ultimo prevaleva il tratto depressivo, Axl aveva imparato a mostrare solo il lato rabbioso. Metaforicamente, Kurt rappresentava il down e Axl l’up. Due facce della stessa, dolorosa, medaglia.

Fu solo in quel momento che l’attenzione dei meno superficiali tra gli addetti ai lavori e di una piccola parte dei fan iniziò a focalizzarsi sui testi delle canzoni dei Gunners, tralasciando per un attimo il baraccone decadente nel quale Rose sembrava sempre più annaspare. D’altra parte, il cliché dell’epoca voleva che gli artisti tormentati e dai testi significativi fossero quelli della musica proveniente da Seattle e dintorni. I Guns erano solo degli sbruffoni, misogini e superficiali, che non avevano inventato nulla, ed erano saliti dalla parte più edonistica del rock, quella senza ideali né contenuti di rilievo.

Dopo quelle dichiarazioni, chi cercò di andare oltre l’immagine stereotipata, in particolare, ebbe uno scossone soprattutto sul brano di chiusura di Use Your Illusion 2, My World:

You want to step into my world?
It’s a socio-psychotic state of bliss
You’ve been delayed in the real world
How many times have you hit and missed?
Your CAT scan shows disfiguration I wanna laugh myself to death
With a misfired synapse, with a bent configuration I’ll hold the line while you gasp for breath
You wanna talk to me? (So talk to me)
You wanna talk to me? (So talk to me)
You wanna talk to me? (So talk to me)
You wanna talk to me? (You can’t talk to me)
You wanna talk to me? (Don’t understand your sex)
You wanna talk to me? (You ain’t been mindfucked yet)
Let’s do it
Let’s do it
Let’s do it
Oh, my distorted smile
Guess what I’m doin’ now, uh

Il pezzo, messo non a caso in conclusione di un’opera tanto magniloquente e dalle mille chiavi di lettura, risultava sconvolgente nella sua drammatica onestà, e sembrava presagire la terribile piega che tutto avrebbe preso da lì a poco: band smembrata pezzo dopo pezzo fino a rimanerne l’unico membro originale, e un disco, Chinese Democracy, annunciato dalla metà degli anni ’90 e pubblicato quasi quindici anni dopo.

A fare più notizia, però, furono ancora i comportamenti di Axl, capace di sparire per mesi, facendo perdere le proprie tracce per poi riapparire ogni volta completamente cambiato nelle fattezze. Quello che in prima analisi poteva sembrare un comportamento simile a quello di Jim Morrison, che aveva cercato scientificamente di sparire dai radar della notorietà e di cancellare la propria immagine di sex symbol per mostrare al mondo di essere in primis un poeta, piano piano assunse connotati più sinistri. Segno che aver finalmente riconosciuto quale fosse il problema di per sé non avrebbe potuto risolverlo.

Solo pochi anni dopo il clamoroso successo del tour di Use Your Illusion, dunque, non vi era più traccia dell’animale da palcoscenico che in shorts e magliette provocatorie aveva incantato (e spaventato) ogni angolo del pianeta. Per anni, Axl rimase sostanzialmente chiuso nella propria residenza di Palm Beach, circondato dalle poche persone di cui si fidava e sempre più vittima dei propri demoni.

A farne le spese fu soprattutto quello che molti credevano essere il più grande gruppo rock americano dai tempi degli Aerosmith. Dopo aver licenziato tutti i compagni, Axl si perse nella composizione del fantomatico Chinese Democracy, l’album che nella sua mente avrebbe mostrato finalmente al mondo tutto il suo potenziale di autore. Il processo si rivelò lungo e pieno di interruzioni, con un via vai di musicisti di ogni estrazione che, poco dopo il loro ingresso, finivano per avere problemi col leader.

Eppure, tanto Axl che chi ancora lo frequentava comprendeva che, se mai ci fosse stata la possibilità di un miglioramento, quella poteva giungere solo dalla musica. Ormai invischiato nella realizzazione del disco in modo simile a quello che aveva visto protagonista Brian Wilson dei Beach Boys con Smile, Axl decise quindi di tornare a esibirsi dal vivo a quasi dieci anni dall’ultima volta. Quella fu la svolta della sua esistenza. Aiutato dalla terapia, da una cerchia di persone che si prendevano cura di lui e da un’età che inevitabilmente non era più quella di un tempo, negli anni Rose riuscì piano a piano a risalire, eliminando uno a uno anche quei comportamenti che in passato ne avevano limitato le potenzialità.

Quando, nella celebre intervista di dieci anni prima, gli era stato chiesto che influenza avrebbe potuto avere il fatto di aver iniziato ad affrontare i propri problemi, Axl rispose sicuro: «Credo che il prossimo disco ufficiale dei Guns N’ Roses, o la prossima cosa che farò, quantomeno presenterà dei grossi cambiamenti che la gente non si aspetta e mostrerà una crescita. Non voglio essere il disadattato ventitreenne che ero. Non voglio più essere quella persona». Ecco, Chinese Democracy, seppure da molti nemmeno considerato un album dei Guns per via della mancanza degli altri membri originali, rappresentò proprio quello.

La stabilità che la nuova formazione era riuscita a raggiungere dimostrava poi quanto Axl avesse imparato a mantenere rapporti costruttivi, in cui sentirsi parte di un gruppo e non un elemento isolato. A dimostrazione di ciò, quasi dieci anni dopo l’uscita dell’album nel 2008, i rapporti con i suoi vecchi compagni cominciarono a migliorare a tal punto da consentire la reunion più insperata di sempre.

Nell’estate del 2016, a più di vent’anni di distanza dall’ultima volta, Axl Rose, Slash e Duff McKagan si presentarono di nuovo sullo stesso palco. Forse non per pura coincidenza, i primi tre nuovi brani della band furono ripresi proprio dalle sessioni di registrazione di Chinese Democracy. Ora che a suonarli erano i suoi vecchi amici, Axl, mai apparso così in pace con se stesso, era davvero riuscito a chiudere un cerchio e a fare pace col ventitreenne disadattato che era stato.

Tratto da I folli del rock. Storie di geni tormentati, sostanze e sregolatezza di Luca Garrò (Diarkos).

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