Pulse of Gaia, il battito della Terra porta i Gorillaz a Madrid | Rolling Stone Italia
nella giungla dovrai stare

Pulse of Gaia, il battito della Terra porta i Gorillaz a Madrid

Il 20 settembre, nella capitale spagnola, nascerà il nuovo format internazionale di Zamna Group, e ospiterà l'unico live di Damon Albarn e Jamie Hewlett nell'Europa continentale. Ce lo siamo fatti raccontare dal CEO di Zamna, Enzo Mazza, l'italiano che ha messo Tulum sulla mappa

Pulse of Gaia, il battito della Terra porta i Gorillaz a Madrid

i Gorillaz

Foto: press

La seconda parte di questa storia comincia un pomeriggio ad Abu Dhabi. La prima, sulla Playa del Carmen della Riviera Maya nello Yucatán, Messico. Il punto di congiunzione è un cenote nella giungla, un po’ più a Sud rispetto alla Playa. Il posto si chiama Tulum: parecchie rovine Maya in giro, pochi turisti in circolazione. Il luogo non è sulle mappe, non ancora. A mettercelo ci penserà Zamna, festival di musica contemporanea sperimentale che prenderà, in breve tempo, il posto del fu BPM su Playa del Carmen, appuntamento fisso per gli amanti della musica elettronica nelle prime due settimane di gennaio.

È proprio Zamna (anche nella sua versione corporate, Zamna Group) che unisce gli Emirati Arabi Uniti alla Mesoamerica, anche se, in realtà, i primi sono più un accidente, almeno per ora. Zamna esiste dalla pandemia, suppergiù. Esiste soprattutto nel senso del farsi conosciuto, dell’imporsi sulla scena globale. Non si scappa da Zamna. Tulum, grazie al festival, è una meta da pellegrini. Cosa sacra e importante. Dopo questi primi però intensi anni, oggi da Zamna sta nascendo un nuovo format, festivaliero si intende, anche se, per ora, il primo appuntamento si concluderà nel giro di una serata.

Si chiama Pulse of Gaia, “pulsazione della Terra”. Sarebbe sbagliato vederlo come la forma itinerante di Zamna, perché radici nel mondo, be’, la creatura della giungla già le ha messe. Questa è un’altra cosa, una che incontreremo per la prima volta e che impareremo a conoscere a Madrid, il 20 settembre. Arriva dunque l’Europa, nuovo pallino nella nostra interpolazione. Una notte all’Università Autonoma de Madrid, trasformata in venue. Due palchi, in cartellone Thundercat, Maceo Plex e Kevin De Vries tra gli altri. Gli headliner sono il colpo da maestro, perché Pulse of Gaia nascerà sotto gli auspici delle stelle di Damon Albarn e Jamie Hewlett, che al termine di quattro speciali date a Londra – in cui suoneranno un album del gruppo per intero a serata, concludendo con un mystery show – arriveranno nella capitale spagnola per l’unica data dell’anno, e chissà fino a quanto, nell’Europa continentale dei Gorillaz. Per i curiosi ma anche per il contesto: Albarn e Hewlett eseguiranno, insieme a una band di supporto, Gorillaz il 29 agosto, Demon Days il 30, Plastic Beach il 2 settembre, e chiuderanno il 3 settembre con il concerto a sorpresa. E per Pulse of Gaia? Bisognerà esserci.

 

 
 
 
 
 
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A legare tutto insieme, ma senza il mistero di un’eminenza grigia, sta un imprenditore italiano classe ’79. Si chiama Enzo Mazza, e il suo è un talento proprio da far gola, ora che il pubblico ricerca le “esperienze”. Perché Mazza ha un fiuto innato per trasformare i luoghi in destinazioni (di culto, s’intende). Lo abbiamo incontrato, e ci siamo fatti raccontare tutta la strada, dalla giungla fino a qui.

Milanese, cresciuto negli anni d’oro di Ibiza, negli anni ’90 respira club culture di prima mano. Poi, primi Duemila, ritorno a Milano: real estate, ospitalità di lusso, business ben oliati. Mazza è un businessman (e ora CEO di Zamna Group) a cui non piace la stasi. Invece ha il gusto, questo sì, per la scommessa. Così nel 2006 stacca la spina: si trasferisce in Messico, ecco la Riviera Maya. A Playa del Carmen inizia come investitore immobiliare, compra terreni fronte mare, inventa beach club di alto livello, organizza matrimoni (anche tre al giorno in tre venue diverse). La creatura principale si chiama Blue Venado, e presto seguirà vita propria.

Ma dove c’è Mazza, prima o poi arriva la musica. I suoi locali diventano venue per il BPM Festival. In quegli anni non c’è appuntamento più prestigioso, o più cool. Fondato nel 2008, il BPM porta il meglio dell’elettronica mondiale in Messico nei giorni immediatamente dopo Capodanno. I locali di Mazza si distinguono presto per qualità di pubblico e selezione – ma anche perché, dice ridendo, sono quelli dove la festa continua più a lungo.

La stagione del BPM, per Mazza, si conclude nel 2015, quando si stacca dal festival per divergenze di obiettivi e opinioni. Non è un problema: è uno smanettone dell’imprenditoria, sa che i marchi funzionano e non fa passare molto tempo prima di studiarne un altro («ho sempre partecipato attivamente allo studio dei marchi e dei format», ci racconta, «raramente ho avuto soci nella mia carriera»). Quindi cambia ancora. Chissà se l’aveva già intuito, che stava per far nascere il mito di Tulum. Comunque, negli anni ha investito in alcuni terreni della zona, «circa 11 ettari». «Il pubblico del Nord America stava iniziando ad arrivare anche lì, era stato fidelizzato sia dalle nostre strutture che da quella parte di Messico in generale. Avevamo una clientela alto spendente, ma che in quel momento avrebbe pagato seicento dollari a notte per acqua e zanzariere, pure senza la camera di lusso».

Perciò sceglie la giungla, e un’area con parecchie rovine Maya. Non ci sono spiagge adatte al suo progetto nelle vicinanze, in più vuole segnare una cesura con il BPM. «Siamo partiti da un cenote, ovvero da un bacino nella giungla a gestione famigliare, usato come piscina pubblica, l’ingresso si pagava trenta pesos, che sono circa due euro». Il primo anno lo prende in affitto dal proprietario, discendente Maya locale. «Si chiamava Cenote de los Osos, cioè degli orsi, perché il soprannome del proprietario era Oso. C’erano due statue di orso nel cenote, sembravano due enormi Kung-Fu Panda». Ribattezza il luogo Zamna – dal nome di un dio Maya, protettore della sapienza, unico a essere stato prima uomo e poi divinità – e comincia a portare brand e DJ in fuga dal BPM.

La formula è chiara: niente turismo di massa strafatto e rumoroso, ma un pubblico di nicchia, disposto a pagare per un’esperienza nella natura. Nel giro di poco, il cenote si trasforma in una venue da 50.000 persone. «Un formato boutique nella curatela, ma con un vibe alto». Da un primo stage (la Isla) a molteplici, elaborate scenografie, e un cartellone scritto come manifesto contro la programmazione del BPM, «era il momento in cui si iniziava a scoprire la musica sciamanica». Il nome Zamna diventa un marchio globale e Tulum una meta fissa per i clubber internazionali di gennaio. Anche perché, nel frattempo, la tragica sparatoria avvenuta al BPM nel 2017 pone fine a un’era per Playa del Carmen. «È stata una disgrazia. Ho capito che dovevamo programmare il nostro festival negli stessi giorni di inizio gennaio del BPM, per risollevare la Riviera Maya, dare un segnale di speranza e sicurezza».

Poi arriva la pandemia. In un mondo che annulla ogni festival, Zamna è l’unico evento annunciato fino a dicembre 2020. La stampa internazionale li dipinge come “gli untori del pianeta”, ma per il Governo messicano è tutto sotto controllo, i permessi sono al loro posto. Alla fine, Mazza cede alle pressioni e cancella un mese prima. Però non si ferma: Organizza eventi privati, porta in pista pedane per venti persone così da parcellizzare il pubblico. Anche se il dancefloor ha le sue regole, e quello che succede a Tulum, rimane a Tulum. Lì arriva la svolta, la conferma che sta funzionando.

Tra il 2021 e il 2022 comincia a esportare Zamna fuori dal Messico: Barcellona, Miami, sponsor ufficiale dei Mondiali di calcio in Qatar. Ora Zamna è sia un festival che un brand turistico, favo d’oro capace di attirare migliaia di stranieri. Anche, per esempio, alle piramidi di Giza. «Il Governo egiziano è stato naturalmente entusiasta dei risultati, abbiamo registrato il 90% di internazionali tra i partecipanti all’evento di Giza. Ovvio che trovi interlocutori ben disposti, con numeri così, hai un impatto economico importante. Ora stiamo organizzando un prossima cosa a Luxor, per novembre». In Italia ci sono progetti, ma meglio interfacciarsi con le amministrazioni locali, riflette Mazza. «Siamo ancora abbastanza campanilisti. Però abbiamo invece una grande preparazione culturale, e questo mi interessa, nei miei eventi. Creare un’offerta culturale. Mai lo sballo e basta. Il mondo della notte ha tante sfumature quante sono le sue persone, ma io voglio parlare a una dimensione che unisca».

Insomma, Zamna è la storia di un successo. Eppure Mazza non è uno che riposa volentieri sui suoi allori. «Tutto ha un inizio e una fine. Le mode passano. Bisogna evolvere». Così, come Zamna Group, eccoci a Pulse of Gaia. Uno spin-off musicale multigenere, pensato per parlare a pubblici diversi, senza perdere la qualità e l’etica di produzione che hanno reso famoso Zamna. «Ecco, come dicevo, la cultura è fondamentale ma lo è anche il rapporto con la natura, perché c’è un’etica umana e ambientale nelle produzioni di Zamna. I marchi che creiamo, i format che creiamo devono essere veicoli per far passare messaggi più urgenti e importanti. La salvaguardia dell’ambiente lo è».

L’idea per Pulse of Gaia arriva un pomeriggio ad Abu Dhabi, durante una sessione di brainstorming. Gaia è la Terra, la pulsazione è quella della musica e del pianeta. Il format unisce i suoi show a momenti di attivismo e consapevolezza: conferenze, workshop, collaborazioni con associazioni e celebrity, per affrontare i temi legati alla sostenibilità ambientale. «Veniamo dalla giungla, Zamna viene dalla giungla. Sarebbe assurdo non lasciare alla natura un ruolo da protagonista». Zamna lo fa attraverso una fondazione in Messico e azioni di riforestazione, per esempio. «Il 20 settembre, a Madrid, lanceremo Pulse of Gaia come format. E poi lo porteremo in giro per il mondo, esattamente come facciamo con Zamna».

La prima pulsazione si farà sentire, anche perché «serve continuare a produrre eventi che abbiano senso», conclude Mazza, «non solo a livello di show, ma anche di contenuto». Madrid ne sarà la prova generale.

In fondo, la storia di Mazza e Zamna è questa: partire da un cenote abbandonato nella giungla e trasformarlo in un simbolo della club culture mondiale. Pulse of Gaia è il capitolo nuovo. Ci vediamo in Spagna.