È arrivato Progtober, il mese in cui gli Yes fanno tutto Fragile in concerto, i Genesis e Steve Hackett celebrano il mezzo secolo di The Lamb Lies Down on Broadway, i Musical Box sono ancora in giro col cantante Denis Gagné che si trasforma in Peter Gabriel con tanto di costume di Foxtrot e reverse mohawk in testa, Geddy Lee e Alex Lifeson annunciano un tour per il cinquantesimo anniversario dei Rush dedicato alla memoria di Neil Peart.
Potete godervi il Progtober a casa vostra mettendo su classici come Close to the Edge e 2112 oppure guardando su Netflix la nuova stagione della serie di Ryan Murphy e Ian Brennan Monster. Al centro c’è la vicenda di Ed Gein, il serial killer che ha ispirato film come Psycho, Il silenzio degli innocenti e Non aprite quella porta. L’ottavo e ultimo episodio contiene un fantastico momento prog.
Succede quando Gein (Charlie Hunnam) è ricoverato al Mendota Mental Health Institute di Madison, Wisconsin. È il 1984 ed è malato di cancro ai polmoni (arrestato nel 1957, era stato accusato di omicidio di primo grado, ma giudicato non colpevole per infermità mentale e condannato a trascorrere il resto della vita in un manicomio). Nella serie, Gein ha appena aiutato gli agenti dell’FBI a catturare Ted Bundy (un dettaglio curioso, ma inventato di sana pianta) e passa buona parte del tempo leggendo libri sulla morte, guardando gli altri pazienti che giocano a ping pong e fissando MTV ipnotizzato sul divano. In tv ci sono i Kiss che urlano «I want my MTV!». Anche Gein vuole MTV. L’infermiera gli dice: «Spegni quella spazzatura. Quella MTV ti farà bollire il cervello, Ed!» (direi che è un po’ tardi, signora, ma ok).
Il riff d’apertura di Trevor Rabin riempie la stanza e parte il classicissimo video di Owner of a Lonely Heart diretto da Storm Thorgerson. Gein chiude gli occhi e all’improvviso viene spinto per l’ospedale sulla sedia a rotelle, mentre il personale balla al ritmo della hit del 1983. Lo accompagnano i serial killer che, secondo la serie, si sono ispirati a lui: Charles Manson, Ed Kemper, Jerry Brudos, Richard Speck. «Spero di bruciare all’inferno con te un giorno», gli dice Kemper. Quando Gein si ricongiunge alla madre, è chiaro che è nell’aldilà. Alla fine dell’episodio muore per insufficienza respiratoria.
Murphy ha sempre usato la musica in modo geniale, basti pensare ai Milli Vanilli in Monsters: La storia di Lyle ed Erik Menendez, ma questa scena è spettacolare: un assassino sul letto di morte davanti alla tv raggiunge i cancelli del paradiso mentre Jon Anderson canta “vivi sempre senza mai pensare al futuro”. Prima o poi dobbiamo andarcene tutti. Morire con l’accompagnamento di un pezzo che Trevor Rabin ha scritto seduto sul water non è poi tanto male.
Quand’è uscita nell’ottobre del 1983 (un altro Progtober), Owner of a Lonely Heart è arrivata al numero numero uno in classifica, primo pezzo degli Yes a farcela. Ha ridato vita a una band che all’epoca era considerata un reperto prog degli anni ’70. «È stato l’evento più straordinario della mia vita», ha detto Jon Anderson nel 2016. «Suonavamo di fronte a migliaia di persone in tutto il mondo. Momenti del genere non si dimenticano. Era un po’ come nel periodo di Close to the Edge e Fragile. Non si dimentica quel senso incredibile di cameratismo, armonia e amicizia».
Illustrare la storia delle varie line-up degli Yes richiederebbe ore, molto più tempo di quello necessario per ascoltare i dischi fondamentali del progressive uno dopo l’altro. Basti dire che oggi Anderson è in tour da solo, separato dagli Yes (composti da Steve Howe alla chitarra, Jon Davison alla voce, Billy Sherwood al basso, Jay Schellen alla batteria e Geoff Downes alle tastiere). L’ultima volta che Anderson e Howe si sono esibiti insieme era il 2017, quando sono entrati nella Rock and Roll Hall of Fame insieme a Rabin, al tastierista Rick Wakeman e al compianto batterista Alan White. Indovinate cos’hanno suonato.
Curiosamente, quella sera Howe era al basso. È stata l’ultima volta che ha fatto quel pezzo dal vivo e le probabilità che lo rifaccia sono scarse. Per Howe, Progtober non significa Owner of a Lonely Heart. È però uno degli autori di Heat of the Moment degli Asia e chissà che Murphy non la stia tenendo da parte per la prossima stagione di Monster, che sarà dedicata a Lizzie Borden. Immaginate la scena: Lizzie massacra la famiglia mentre John Wetton canta “non ho mai voluto essere cattivo con te”. Sarebbe davvero prog-tastico.











