È una storia che sembra famigliare e lo è in modo inquietante: lavoratori rastrellati dalle autorità che si occupano d’immigrazione, caricati su un aereo, portati in un centro di espulsione e, infine, in Messico. Ancora più inquietanti sono l’anno in cui accade – il 1948, nella contea di Fresno, California – e il finale tragico: l’aereo si schianta uccidendo tutti i passeggeri, compresi i 28 lavoratori.
Un mese dopo il fatto, Woody Guthrie lo immortala in un abbozzo di una canzone poi diventata alla fine degli anni ’50 Deportee (Plane Wreck at Los Gatos) con la musica del folksinger del Colorado Martin Hoffman. Deportee è stata poi interpretata da Pete Seeger, Bruce Springsteen, Dolly Parton, Joan Baez, Ani DiFranco, oltre che dall’amico di Guthrie Cisco Houston e dal figlio Arlo Guthrie. La versione dei Byrds fa parte della lista stilata da Rolling Stone delle 100 migliori canzoni di protesta di tutti i tempi. La versione originale di Guthrie, però, era andata perduta. Almeno fino a ora.
La registrazione di Deportee (Woody’s Home Tape), da poco riscoperta e restaurata, sarà infatti inclusa accolta Woody at Home – Volumes 1 + 2, che contiene registrazioni inedite del folksinger e che uscirà il 14 agosto.
Come tante altre canzoni di protesta, Deportee nasce prendendo spunto dai notiziari. All’epoca Guthrie vive a Long Island e viene a sapere dell’incidente aereo dalla radio o dai giornali. Il New York Times riporta all’epoca che tra i morti, alcuni sono «entrati illegalmente negli Stati Uniti» e altri sono «rimasti in California oltre la durata del loro contratto di lavoro». Come ha fatto notare lo stesso Guthrie, solo i membri dell’equipaggio sono stati identificati. I lavoratori sono stati definiti «deportati messicani», come se non avessero identità, e sepolti in una fossa comune in California.
Guthrie scrive il testo il mese dopo. Come ha detto sua nipote Anna Canoni, che oggi guida la Woody Guthrie Publications, «dopo aver letto l’articolo che menzionava solo i quattro americani morti, Woody l’ha scritta non voglio dire per rabbia o frustrazione, ma per ricordare quei 28 messicani senza nome e far capire più in generale come gli Stati Uniti trattano gli stranieri».
Nella registrazione si sente Guthrie recitare il testo con un semplice accompagnamento di chitarra suonata in stile fingerpicking, senza la melodia più elaborata che Hoffman ha aggiunto in seguito. A rendere ancora più potente questa versione, Guthrie adotta una prospettiva in prima persona (“Non ho un nome mentre viaggio su questo grande aeroplano / Chiamami solo deportato”) e non la terza persona emersa successivamente (“Non avrete un nome quando salirete su quel grande aereo / Vi chiameranno solo deportati”).
Deportee (Plane Wreck at Los Gatos) è probabilmente la più celebre tra le canzoni che Guthrie non ha mai rifinito. Quando ha inciso il nastro nella casa di famiglia a Brooklyn stava già affrontando i primi sintomi di quella che sarebbe poi stata diagnosticata come malattia di Huntington. È stato poi ricoverato in un ospedale del New Jersey, dove ha ricevuto le visite di un giovane Bob Dylan, un momento raccontato anche nel film A Complete Unknown.
Woody at Home contiene quasi due dozzine di registrazioni inedite, tra cui una This Land Is Your Land con strofe aggiuntive, e versioni casalinghe di Pastures of Plenty e Jesus Christ. Ma per la sua triste attualità, Deportee è il brano più struggente e allo stesso tempo inquietante della raccolta. Come dice Canoni, «mio nonno ha scritto che una canzone non è altro che una conversazione che puoi ripetere più volte. E questa è una conversazione che bisogna fare ancora, e ancora, e ancora».








