Non abbiamo mai avuto così bisogno di Mariah Carey e Céline Dion | Rolling Stone Italia
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Non abbiamo mai avuto così bisogno di Mariah Carey e Céline Dion

La strana resurrezione di queste due icone pop e il primo posto in classifica di ‘All I Want For Christmas Is You’ ci dicono una cosa: continuiamo a desiderare dive eccentriche

Non abbiamo mai avuto così bisogno di Mariah Carey e Céline Dion

Mariah Carey e Céline Dion

Rob Latour/Shutterstock; Samir Hussein/Redferns/Getty Images; Shutterstock

C’era una volta un mondo in cui Céline Dion non doveva supplicare i rapper di non tatuarsi la sua faccia sul corpo. Ma come cantava una volta, quei giorni sono passati. Quando Drake ha annunciato che aveva intenzione di tatuarsi il volto dell’icona canadese sulla gabbia toracica, dove ha già i ritratti di Aaliyah, Rihanna, Sade, Denzel e Beatles, Céline l’ha supplicato: “Per favore, Drake, ti adoro… possiamo cantare insieme. Posso parlare con tua madre. Quello che vuoi, ma per favore”. Oh, il prezzo di essere una leggenda. Un giorno sei in cima al Titanic ululando My Heart Will Go On accompagnata da cornamuse celtiche; il successivo usi le maniere forti con il tizio che ha scritto God’s Plan.

È un altro strano momento dell’incredibile resurrezione di Céline, quasi quattro anni dopo la tragica morte del marito e manager René Angélil. Come Mariah Carey, Céline è una diva old school ancora sulla cresta dell’onda. Il suo nuovo album, Courage, come Caution di Mariah, rappresenta un ritorno potente.

Nessuna delle due, però, centra una hit da anni. Fino alla settimana scorsa, l’ultima volta che una delle due aveva sfondato il tetto della Top 40 era nel 2013, con il duetto #Beautiful di Mariah e Miguel dal superbo I Am Mariah… The Elusive Chanteuse. Oggi, come saprete tutti, Mariah è al numero uno con il brano natalizio del 1994 All I Want For Christmas Is You, l’unica canzone degli ultimi 30 anni a essere diventata un vero classico delle feste (per trovarne un altro bisogna tornare indietro fino agli anni ’80, con George Michael, Paul McCartney e i Band Aid). Quella di Mariah è la canzone pop al numero uno più “anziana” della storia e la prima canzone di natale dai tempi di The Chipmunk Song del 1960. Il risultato dice molto dell’epoca in cui viviamo: gli Stati Uniti hanno improvvisamente abbracciato la tradizione britannica della canzone di Natale. Ma è anche un segno di quanto desideriamo la saggezza di queste dive eccentriche.

In realtà, nessuna delle due ha davvero bisogno di nuove hit. La radio fa un gran lavoro di editing del loro catalogo, facendo sparire le canzoni brutte e continuando a passare le migliori. Più restano lontane dalla trappola dell’hitmaking, più migliorano. Più tempo fanno passare tra un album e l’altro, più somigliano a vere star. Invecchiano bene perché sono ancora capaci di regalarci incredibili acuti vocali e una carica egomaniaca superiore a quella di ogni altra giovane diva. Nessuna delle due è mai sembrata un’adulta sana e coi piedi per terra, rendiamo grazie alle divinità del pop.

Come il leggendario conterraneo Leonard Cohen, Céline è a suo agio perché non è mai sembrata giovane. Da quando, ragazzina prodigio, si è trasformata in star globale del pop, Céline ha sempre avuto un’energia particolare, come una zia pazza. Chi dimenticherà mai la sua immortale versione di You Shook Me All Night Long degli AC/DC al concerto di Las Vegas del 2002, con tanto di facce da air guitar che John Mayer avrà studiato fotogramma per fotogramma? La sua nuova fase, però, è ancora più interessante e commovente: una vedova di mezza età pronta a lasciarsi andare e riprendere a vivere. In Courage si fa scappare la sua prima parolaccia, quando dice: “This shit is perfect!”.

L’ascesa di Mariah a un livello superiore di celebrità si può riassumere in sole quattro parole: “I”, “don’t”, “know”, “her”. È dai tempi del tradimento dell’apostolo Pietro che non si vedeva qualcosa come l’amnesia strategica di Mariah a proposito dell’argomento Jennifer Lopez. Una mossa classica, come la débâcle televisiva a Natale di qualche anno fa, quando si rifiutò di fare il lipsync. Ogni anno che passa il suo fascino brilla di più ed è per questo che il mondo ha finalmente capito la grandezza di Glitter, il suo straordinario fiasco cinematografico del 2001.

Con Courage, invece, Céline ha dato la sua versione di The Emancipation of Mimi o di My Love is Your Love di Whitney: un album adulto inciso da una diva che ne ha passatedi tutti i colori, ma anche una collezione di canzoni incredibilmente personali che suonano diverse da tutto quel che ha fatto in passato e probabilmente anche da quel che farà in futuro. Sono passati sei anni dal suo ultimo album pop cantato in inglese e in tutto questo tempo il mondo è diventato sempre più strano (per esempio, molta gente adesso pronuncia il nome “Céline” con l’accento sulla e. Non pensate che tutte le lettere di Céline meriterebbero di essere accentate?).

La cosa più strana, però, è che tutti adesso venerano due dive che per anni sono state tra le figure più divisive della musica. È il momento giusto, insomma, perché si godano il ruolo che Whitney non ha potuto interpretare, regnando senza rinunciare a nessuna delle loro stranezze e imperfezioni. Le mode vanno e vengono. Queste due donne restano.

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