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Nell’hip hop è scoppiata una guerra culturale

Le frasi dette da DaBaby su gay e malati di Aids non sono che la punta dell’iceberg. Il mondo del rap americano si divide fra chi vuole il cambiamento e chi ne è spaventato, e reagisce

Foto: Ysa Pérez per Rolling Stone US

DaBaby è sempre stato una specie di troll. Nel 2017 è apparso al South by Southwest di Austin con indosso un pannolone per prendere in giro il suo stesso personaggio. Quattro anni dopo, le sue trollate hanno però raggiunto livelli inquietanti.

Durante lo scorso weekend, DaBaby ha ospitato nel suo set al Rolling Loud di Miami il rapper canadese Tory Lanez, quello che Megan Thee Stallion ha accusato di averle sparato sul piede durante un litigio. Un’ordinanza restrittiva impedisce a Lanez di stare a meno di 100 metri da Megan e la scelta di DaBaby sembra un modo deliberato di umiliare la rapper di Houston. I due hanno litigato tempo fa per un post in cui si prendeva in giro Megan per lo sparo e che è stato retwittato da DaBaby (rappresentanti del Rolling Loud e di DaBaby non hanno risposto alla richiesta di un commento da parte di Rolling Stone).

DaBaby non si è limitato a ospitare Lanez, ha pure detto frasi omofobiche e contro chi ha HIV e AIDS. Non ha fatto marcia indietro nemmeno quando ha postato delle, dicamo così, scuse su Twitter. Ha poi cercato di neutralizzare le reazioni negative pubblicando il video di Giving What It’s Supposed to Give, dai temi curiosamente sintonizzati sulla polemica in corso. Nel video, DaBaby regge senza alcun senso apparente un cartello con su scritto “AIDS”. Alla fine del video appare la scritta arcobaleno “Non combattere l’odio con l’odio” accompagnata da un altro messaggio di scuse ambiguo: “Chiedo scusa per essere me stesso nello stesso modo in cui voi volete la libertà di essere voi stessi”.

Questi strani tentativi di ripulire la propria immagine sono giunti mentre artisti bianchi e mainstream come Dua Lipa ed Elton John si esprimevano contro le frasi dette al Rolling Loud. Brand come boohooMan hanno deciso di non lavorare più col rapper, il cui nome è sparito dalla line-up del Parklife Festival che si tiene nel Regno Unito.

La cosa curiosa di tutte queste polemiche è che DaBaby è sempre stato problematico. In primavera è uscito un video in cui colpisce una fan perché, dice lui, lo aveva a sua volta colpito col telefono sulla testa (lei dice che non aveva il telefono in mano in quel momento). La risposta del rapper sembrava uscita da Fox News. Prima ha detto che non si era accorto della presenza della fan, poi che avrebbe reagito alla stessa maniera se si fosse trattato di un fan di sesso maschile. Anche non considerando lo stupefacente livello di ottusità, non era era la prima volta che DaBaby veniva accusato di comportarsi in modo violento. All’inizio di quest’anno, è stato tirato in ballo in una causa dov’è accusato di aver aggredito un uomo che cercava di fermare le riprese di un video musicale non autorizzato nella sua proprietà.

Finora non c’erano state reazioni alla violenza e alla misoginia da parte di brand e musicisti che hanno collaborato con DaBaby. Se lo si conosce, non ci si stupisce che abbia detto quelle cose al Rolling Loud e la sua trasformazione in un attivista anti-cancel culture non è che la dimostrazione di quello che tanta gente, specialmente donne di colore, già sapevano di lui.

C’è chi dice che le uscite al Rolling Loud siano state pianificate appositamente per lanciare il video nuovo (il tempismo effettivamente è strano). È improbabile, ma se non altro questa teoria ha a che fare con una dinamica sempre più importante nell’hip hop americano. All’interno della cultura rap è in corso una guerra culturale. Gente come T.I. (che deve affrontare accuse di violenza sessuale), Boosie Badazz (notoriamente omofobo, transfobico e per sua stessa ammissione pedofilo) e Lanez è già corsa in soccorso di DaBaby. Nei social i loro fan si lamentano a gran voce dell’intolleranza nie confronti di misoginia e omofobia. Da sempre ossessionato dalla autenticità, l’hip hop sta mitizzando un’epoca in cui si potevano dire cose violente, misogine e omofone senza subire alcuna conseguenza.

Forse DaBaby ha sempre parlato a una fascia di popolazione incline a posizioni anti-woke. Le sue tante trollate dimostrano che non gli è mai fregato alcunché di quel che gli altri pensano. Vengono in mente i tweet di Megan Thee Stallion quando DaBaby ha difeso Lanez: «Mi danno sostegno in privato, ma dicono cose diverse in pubblico… gli uomini del mondo della musica sono strani». Il punto è che per uno come DaBaby esprimersi pubblicamente a favore di una donna a cui un altro rapper ha sparato è pessima pubblicità, giacché il suo pubblico è composto da maschi spaventati dal cambiamento.

In definitiva, DaBaby e i suoi supporter hanno scelto di stare dalla parte sbagliata della storia. Il tempo non è dalla loro parte. La cultura nel suo complesso sta cambiando per abbracciare i concetti di equità e uguaglianza, piaccia o meno ai complici di sistemi oppressivi. Dato il numero di uomini problematici che si sentono al sicuro nel mondo dell’hip hop, è più importante che mai che gli artisti sulla bocca di tutti non rimangano in silenzio. Checché ne dicano i critici della cancel culture, la trasformazione dell’hip hop non ha nulla a che fare con la sensibilità dei millennial, ma con la scelta di esimere i rapper dall’essere responsabili di quel che dicono e fanno. L’hip hop è figlio del pensiero radicale. La vera minaccia sono sempre stati e sono ancora i rapper che flirtano con ideologie culturali di destra.

Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.

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