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Morgan risponde a Simonetta: «Mondo squallido dove i bravi soccombono e i dozzinali si auto battezzano ‘The King’»

Dopo la critica a ‘Bellissima’ e la risposta del produttore, il musicista rilascia una dichiarazione: «Dev’essere un compositore pazzesco perché manco John Lennon ha scritto le canzoni dei primi dieci in classifica contemporaneamente a suo tempo». E ancora: «Viviamo in un’industria discografica limitata e clientelista»

Foto: Virginia Bettoja/Sky

I Live di X Factor sono partiti col botto: durante la prima puntata è iniziato l’Annalisagate. Dopo che il concorrente Matteo Alieno si è esibito con la sua versione di Bellissima, Morgan aveva espresso il suo parere. «Non conoscevo il brano», e poi ancora: «La trovo di grande banalità dal punto di vista armonica. Quella canzone è armonicamente inesistente». Parole che hanno fatto arrabbiare Davide Simonetta, produttore e co-autore della canzone: «Mai un successo e spiega cose. Che mondo splendido». Finita? No.

Perché Morgan ha rilasciato questa dichiarazione a Rolling Stone:

«Allora, vorrei ragionare un po’ con chi ne avesse voglia e tempo sulla questione che hanno sollevato i miei sarcastici giudizi ad X Factor a proposito di una assegnazione a mio modesto parere discutibile, tanto è vero che ne farò un motivo di discussione. Sia lodato il dibattito, anzitutto, in una società che non lo conosce più, lo ha bandito, e quelle rare volte che lo pratica lo fa volgarmente o con violenza. Colpa di televisione e colpa di giornali sicuramente, luoghi dove compare oggi l’aggressività, il brutale. Il dibattito fino ad una ventina di anni fa era invece una dignitosa pratica degli esseri pensanti e parlanti, era un gioco di voci e opinioni discordanti in una luce dialettica, che non è di competizione ma semmai confronto inteso come manifestazione della libertà, la famosa libertà di pensiero e parola che oggi invocano gli arroganti e che i virtuosi ormai giustamente guardano con diffidenza poiché strumento meschino sventolato non da filosofi ma da opinionisti generici sommari ed incompetenti».

«Infatti in nome di questo diritto manomesso che, ad esempio, è invocato dai cosiddetti “critici”, assistiamo a innumerevoli deliranti analisi spacciate per “recensioni” di opere d’arte, dischi, film, su cui cani e porci danno giudizi, fiumi, oceani di vere puttanate che saturano tutte le testate nessuna esclusa, quelle in cui io mi trovo quotidianamente sommerso. Ne sono certo perché quando parlano di me ho la dimostrazione che tra offese, terminologia scorretta, informazioni false, forzature e infondatezza, tritano senza alcuna finezza il prodotto di impegno creativo di cui loro non si accorgono per deficit di sensibilità e io devo inghiottire, accettare passivamente un vilipendio continuato perché si trincerano dietro alla libertà di espressione e qualunque cosa io faccia e dica deve essere raccontata, giudicata recensita rivomitata deformata banalizzata per forza. E guai a dire loro qualcosa. Loro devono dire! E che dicano, restano fesserie».

«Anche il più pirla, il più ignorante oggi si spaccia per critico musicale e blatera, fa post, articoli, se ne vanno anche in giro in turnee, i più spudorati. Un mondo veramente squallido dove gli artisti bravi soccombono e i dozzinali si auto battezzano the king di turno. Ma poi io invece che ho 51 anni e faccio musica da 45 anni e come professionista da 35, perché io il primo album con una major l’ho fatto a 16 anni, io parlo di musica esprimo un’opinione con cognizione di causa, con proprietà di linguaggio e con argomentazioni che ha solo chi è padrone di una materia in modo specifico, e dico che una canzone di una ragazza uscita qualche anno fa da un qualche talent ha degli accordi banali e che è scadente che competa con musiche di altra portata, di Beatles e vera canzone d’autore, perché non ne ha i requisiti, allora io vengo insultato dal compilatore di questa canzonetta invisibile esercizio di industria del mercato più infimo usa e getta che si innalza ad autore il quale dice che io non posso parlare perché non ho scritto hit? Ma siamo totalmente andati fuori di testa?».

«E chi è questo genio che offende? Vai a scoprire che si vanta di aver scritto delle grandiose hit per tutti i beniamini del nostro firmamento pop. Ma guarda un po’ che strano! Ma proprio tutti, non li nomino ma andiamo da Mengoni a Blanco e compagnia cantante… caspita, deve essere un compositore pazzesco perché manco John Lennon ha scritto le canzoni dei primi dieci in classifica contemporaneamente a suo tempo. E manco Bowie e manco Springsteen, e nessun altro vero genio ha scritto le canzoni di sei, sette, otto concorrenti di uno stesso concorso come invece capita qui in Italia alla luce del sole dove ad esempio una volta di recente guardando il festival tra parentesi in grafica gli “autori” dei pezzi di Sanremo e uno sì e uno no erano firmati da un tal Faini che ogni tanto per confondere le acque silo scriveva Dardust ma è la stessa persona».

«Wow un altro Beethoven moderno evidentemente. Non sarà che forse ci sono delle lobby? O semplicemente un’industria discografica limitata e clientelista che proprio perché gestita da chi non distingue musica dal farci-toast commissiona la scrittura delle canzoni sempre agli stessi quattro, con tutta la gente che c’è in giro, ma quei quattro gli fan comodo perché magari si mette pure nel toast una fettina di ritorni di diritti editoriali, e poi come per magia diventano delle grandiose hit in un battibaleno pezzi che molto sinceramente non sanno di nulla ma vengono pompati in radio? No? Perché sapete, forse io non me ne intendo abbastanza ma qualcosina ho scritto e scrivo, non le chiamo hit ma canzoni e ad esempio si chiamano Altrove, Altre forme di vita, Discolabirinto, La crisi, e tante altre per citarne alcune che sicuramente un po’ di bella figura la fanno. Per non parlare di un testo improvvisato in diretta davanti a venti milioni di persone (altro che a tavolino, al bancone!) che è il picco di ascolti di tutta la storia di 70 edizioni di Festival e si chiama Le brutte intenzioni e manco me l’hanno fatta depositare alla SIAE, un’opera di spettacolo d’arte che ha intrattenuto tutta l’Italia è la sanno a memoria anche i microonde, cosa è una hit o un hot-dog?».

«Non so se siano hit o meno, perché il passo dalla parola hit a shit è breve quindi meglio non scomodarla, però direi che proprio sprovveduto non sono e che io a De Gregori o a Battiato non è che gli ho visto firmare pezzi di Raffaella Carrà, di Pippo Franco, di Al Bano, di Gigliola Cinquetti e tutti i cantanti di un’epoca contemporaneamente. Al massimo una volta, due, ti capita di scoprire che un pezzo di Patty Pravo lo ha scritto Fossati, bon, ma non è che Fossati poi scrive altri sette pezzi dello stesso Festival, e stiamo parlando di FOSSATI, non so se mi sono spiegato. Di un genio assoluto della canzone e delle parole».

«Quindi il signor Simonetta di cui non conosco il viso e nemmeno lo stile potrebbe evitare di fare la parte del leone quando leone non è ma è un imprenditore che cerca il danaro con le dita sulla master keyboard e ringrazia il cielo che sappia usare tre dita con la destra e una con la sinistra per fare il giro di DO, con chi molto umilmente si impegna senza far parte di gruppi privilegiati e pseudo fratellanze di produttori associati, a coltivare l’arte della musica e della poesia sotto gli occhi di tutti facendo libri concerti divulgazione televisiva, corsi universitari e conferenze davanti a migliaia di laureati e dischi quando c’è uno spazio tra le orde di preda(u)tori che occupano qualunque ufficio e corridoio di casa discografica».

«E colgo l’occasione per comunicare una notizia che mi riempie di gioia: nel prossimo disco di Patty Pravo ci sarà una canzone di cui ho scritto sia il testo che la musica, ne sono orgoglioso perché è una cantante immensa e forse dopo mezzo secolo di musica che consiglio di andarsi ad ascoltare me la merito una gratificazione come autore, no?».

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