Materazi Future Club-Statuto Football Club 2-2 | Rolling Stone Italia
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Materazi Future Club-Statuto Football Club 2-2

Partita amichevole fra i tre ‘Punkinari’ narratori di storie di pallone e la band torinese che sta lavorando a un progetto dedicato al vecchio calcio, quello senza gli sponsor sulle maglie. Viva il senso di appartenenza a una squadra, nello sport come nella musica

Materazi Future Club-Statuto Football Club 2-2

W le figu: le formazioni dei Materazi Future Club e degli Statuto Football Club

Foto: Davide Dimitri/Slum Lab (1), Andrea Gallins (2). Artwork: Stefania Magli

Statuto Football Club contro Materazi Future Club. Una partita per mettere a confronto due modi diversi di portare il calcio nella musica. Da una parte Oskar Giammarinaro, che ormai 41 anni fa ha fondato la storica mod band torinese. Dall’altra Riccardo Montanari, Edoardo Piron e Marco Manini, poco più che trentenni con le loro storie di calcio in chiave elettronica. A incontrarsi in questa amichevole che promette spettacolo, giocata sul campo neutro delle pagine di Rolling Stone, sono anche due diverse generazioni di musicisti. Arbitra il signor Zoja di Milano, certamente non venduto, forse cornuto, chissà.

Niente monetina per il calcio d’inizio che viene affidato a Oskar, di gran lunga il giocatore con più presenze fra tutti quelli in campo. Gli Statuto giocano in maglia granata, omaggio al Torino di cui il cantante da sempre è tifoso. È proprio lui, durante questa prima fase di studio dell’avversario, a spiegare il senso di Statuto Football Club, l’album che stanno registrando e il tour che li vedrà impegnati in questa primavera-estate.

«È soprattutto una celebrazione del calcio che noi abbiamo sempre vissuto con maggior passione, e con la dedizione che oggi ci manca. Il calcio a misura d’uomo, quello della domenica pomeriggio, non schiavo della pay tv, senza sponsor sulle maglie e con i numeri da 1 a 11. Il calcio romantico, insomma. Ci saranno le sigle dei programmi sportivi più celebri, Tutto il calcio minuto per minuto, 90° minuto, Dribbling, Domenica Sprint, che era Stadium di Oscar Prudente, e una vecchia sigla della Domenica Sportiva: Dribbling di Piero Umiliani. Sono tutti brani immediatamente riconoscibili da chi era appassionato di calcio in quegli anni. Accanto a queste sigle abbiamo inciso e suoneremo dal vivo canzoni di calcio come La leva calcistica della classe ’68 di Francesco De Gregori, Una vita da mediano di Ligabue, La partita di pallone di Rita Pavone e Un’estate italiana di Gianna Nannini ed Edoardo Bennato, l’inno di Italia ’90».

Nonostante le giocate di classe di Oskar e dei suoi, i Materazi Future Club reggono bene in difesa e riconquistano il pallone, dicendo la loro sul calcio raccontato dal loro avversario. Grazie a una speciale deroga della federazione, i tre giocano con maglie diverse. Marco indossa quella rossonera del suo Milan, Edoardo quella giallorossa della Roma, la sua squadra del cuore nonostante una vita passata a Milano, e Riccardo quella dell’Inter campione d’Italia. «Mi ricordo di 90° minuto», dice Edoardo, «ero un bambino ma ho ben presente quel momento domenicale in cui stavo sul divano con mio papà a guardare gli highlights, come si dice oggi. La sigla di 90° è leggendaria, bellissima, musicalmente parlando ci sta che venga ripresa».

Marco invece parte in velocità sulla fascia e si rende pericoloso sottolineando affinità e divergenze tra la musica dei Materazi e quella celebrata dagli Statuto: «Tante situazioni, penso a un pezzo come quello di De Gregori, sono distanti da noi che trattiamo il calcio dalla metà degli anni 2000 in poi. C’è uno stacco di un po’ di anni, però siamo cresciuti recuperando certe cose tramite YouTube. Sono mondi diversi. Noi abbiamo vissuto l’ultima scia di un mondo calcistico in cui c’era ancora una percentuale di errore. Ora è tutto giusto».

Qual è, invece, la canzone del calcio che piace ai Materazi Future Club e che fa parte del loro mondo? «Piccola storia ultras degli Offlaga Disco Pax», rispondono loro. «Non è una canzone storica del calcio ma è più in linea con quello che facciamo, anche perché Max Collini è stato una grande fonte di ispirazione, oltre che un nostro collaboratore». Già presente nell’album d’esordio Formazione titolare, il fondatore degli Offlaga Disco Pax fa sentire la sua voce anche in Punkinari, il nuovo EP del trio, dove racconta la storia di Igor Simutenkov, meteora della Reggiana di metà anni ’90. «Il tema della panchina è nato un po’ durante il tour dell’anno scorso. Abbiamo girato tantissimo l’Italia, passando tanto anche dalla provincia, dove non ci sono grandi squadre da tifare, ma ci sono personaggi che, partiti da lì, sono magari arrivati in Serie A, ma in panchina. L’immaginario del panchinaro appartiene sicuramente di più al nostro progetto rispetto alle storie dei grandi bomber. L’avere tante potenzialità ma poi stare in panchina è una storia in cui ci riconosciamo un po’».

Il loro EP racconta tra le altre la storia di Christian Riganò. Muratore, calciatore, allenatore e poi di nuovo muratore. «È uno degli eroi di provincia che ci piace raccontare. Questo calcio romantico che in Serie A è quasi scomparso c’è ancora in Serie B. Ci piacerebbe fare qualcosa in futuro, magari un EP sui bomber della serie cadetta. Quando giriamo ci portano le magliette dei bomber locali. Lì non c’è niente da vincere, ma uno spirito più vero e partecipato».

E facendo appello alla panchina, da cui spesso arrivano anche i gol, i Materazi Future Club si portano in vantaggio. Statuto Football Club-Materazi Future Club 0-1.

Materazi Future Club. Foto: Davide Dimitri/Slum Lab

Gli Statuto mettono la palla al centro e si fanno sentire con Oskar che racconta i campioni che più lo hanno fatto sognare. «Nel calcio che ho vissuto da bambino c’era solo l’imbarazzo della scelta. Essendo del Toro nelle mie scelte c’è una certa partigianeria, quindi Pulici sopra tutti, ma anche Ferrini, Sandro Mazzola, Gianni Rivera, Gigi Riva, campioni con un carisma e una credibilità anche fuori dal campo come difficilmente si ritrova oggi. Campioni-bandiera come ci sono stati anche più tardi, come Totti, arrivato già molto dopo ma che ancora interpretava un riferimento per una città, per un popolo».

«La sensazione è che ci si adatti al mondo di oggi, è sempre più difficile rimanere in una certa squadra quando le proposte arrivano da società con grandi mezzi economici come Real e City», ragionano i Materazi Future Club. «Adesso i guadagni sono molto più alti, ma quando erano più bassi il giocatore teneva di più a mostrare la propria appartenenza. Quando un giocatore va in Arabia si dice: ma di fronte a quell’offerta come si fa a dire di no? Ok, ma quanti soldi gli servivano ancora? Cosa gli cambia nella vita avere qualche milione in più quando già ne ha tanti? Sarebbe meglio farsi una struttura come persona. Ma adesso ci sono valori diversi. È una cosa che si vede anche nella musica dei featuring: nemmeno nella musica moderna l’appartenenza è più così importante. Ci sono musicisti pronti a cambiare tutto per fare numeri in più, più ascolti, anche quando quello che fanno per ottenere questi ascolti non gli appartiene. Noi crediamo che le persone riconoscano la densità della coerenza, che però non paga più, non è più un valore riconosciuto».

Grazie alla loro giocata i Materazi Future Club si liberano del forcing degli Statuto, ma è ancora Oskar a riconquistare il pallone raccontando come vive la sua passione allo stadio Grande Torino, dove ogni domenica espone lo striscione dei Mods di Piazza Statuto. «Quando posso vado sempre allo stadio. Non vado più in curva Maratona, vado in curva Primavera perché, quando c’è stato il problema di fare la tessera del tifoso, tutti i gruppi di ultras che come me si rifiutavano di farla sono andati nell’altra curva. Il rischio era di non poter comprare il biglietto quando c’erano partite importanti, oltre a non avere il nostro posto fisso per lo striscione. Passata questa problematica assurda della tessera del tifoso, abbiamo continuato a rimanere lì. Io faccio parte di un gruppo organizzato, ma ho anche 60 anni, quindi certe cose non le vado più a fare di sicuro. Bisogna cercare di non essere ridicoli, e questo non è il mio momento, ma esprimo il mio massimo appoggio a tutti i ragazzi giovani che devono affrontare una repressione molto forte per potersi organizzare e seguire la propria squadra in trasferta. Essere ultras oggi è molto più difficile di quanto lo era per noi».

La passione di Oskar permette agli Statuto di segnare il gol del pareggio proprio allo scadere del primo tempo. Statuto Football Club-Materazi Future Club 1-1.

E i Materazi vanno allo stadio? Lo raccontano mentre rimettono la palla al centro per l’inizio del secondo tempo. L’unico è Marco, cresciuto vicino a San Siro. «Ma non ho mai fatto parte di un gruppo organizzato. Certe dinamiche delle curve mi danno fastidio, non mi sento molto affine: cantano fuori tempo, le metriche sono sbagliate e mi va in palla il cervello». Ma non è tutto qua. «La curva dell’Inter è finita nell’album di Kanye West! Di quella del Milan non mi piace lo schieramento politico, alcuni dei suoi membri sono anche legati a Salvini. Se non frequenti le curve, quello che ti arriva stando fuori è la frangia un po’ più fascistoide, quella che si fa sentire un po’ di più, più razzista. Mi sarebbe piaciuto vivere le curve degli anni ’70, era un mondo diverso. Andare allo stadio però mi piace perché in curva ci sono i ragazzini, i migranti, le famiglie con i bambini, i 60-70enni. Mi piace molto l’aspetto sociologico della curva. Andare allo stadio, cantare tutti insieme, è una cosa che ha sostituito la religione, che è scomparsa». Quando Edoardo va a Roma cerca di andare a vedere le partite ma, racconta, ha un approccio un po’ più borghese e va allo stadio da solo, mentre Riccardo, «cresciuto con l’immagine del motorino buttato giù dalla curva», è quello che segue meno il calcio allo stadio.

Allo stadio, ognuno ha la sua canzone del cuore. «Nella curva del Toro, ai tempi della Maratona, eravamo appassionati di musica funk-disco anni ’70, il che denunciava anche l’età di chi ideava i cori. Uno dei maggiori ideatori era Joe, uno dei fondatori degli ultras, che purtroppo da alcuni anni non è più con noi. Un coro pazzesco lo inventò nel 2005. C’era stato il nostro fallimento e non ci venne consentito di iscriverci alla Serie A. L’anno seguente ci sarebbero state le Olimpiadi a Torino e per contestare la nostra mancata iscrizione al campionato cantavamo sulla musica di Portobello: “Io boicottare vorrei/  Torino 2006. Senza il Toro in A / brucia la città / lallallallallallallallaaa”. Come gli era venuto in mente non lo so».

Di sicuro con questo colpo di genio Oskar porta in vantaggio i suoi. Statuto Football Club-Materazi Future Club 2-1.

Statuto. Foto: Andrea Gallins

Sotto di un gol, i Materazi Future Club si gettano alla ricerca del pareggio raccontando le canzoni da stadio che gli sono rimaste nel cuore. Marco non ha dimenticato la classicissima “Ohi ohi ohi / ohihohiohoiuoi / Pippo Inzaghi segna per noi” sulla musica di Buffalo Soldier di Bob Marley, ma il ricordo più bello è quello di Edoardo, che andò per la prima volta all’Olimpico con suo papà nella serata del famoso Roma-Juve 4-0, quella del 4 e a casa mimato da Totti. «Il coro sull’aria di Ricominciamo di Adriano Pappalardo per me è sempre legato a Roma-Juve di quella sera. A Roma c’è più musicalità e il coro fa così: “Io che porto nel cuore/ soltanto l’amore/ per quei due colori / tra gioie e dolori/ che vinca o che perda/ la Lazio è una merda / per questo cantiamo dài Roma ti aaaaaamooooo / ricominciamo!”.

E con questo coro e i ricordi che si porta dietro, i Materazi Future Club segnano il gol del pareggio. Statuto Football Club-Materazi Future Club 2-2.

Il triplice fischio dell’arbitro manda tutti sotto la doccia, non prima di un abbraccio scambiato nel nome della comune passione per il calcio, e ovviamente per la musica. Facci un gol, canzone degli Statuto dedicata a Paolo Pulici, è la sigla di Qui studio a voi stadio, storica trasmissione calcistica delle tv private lombarde su cui si sono formati migliaia di appassionati, compreso Riccardo dei Materazi Future Club. «Sai Oskar», dice rientrando negli spogliatoi, «la vostra canzone è quella che ho ascoltato di più in vita mia assieme alla sigla di Dragon Ball».

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