A maggio Al Jardine ha incontrato per l’ultima volta Brian Wilson, che per per decenni è stato suo compagno nei Beach Boys. Il musicista scomparso l’altro ieri lo aspettava sul retro di casa sua. «Mi guarda e mi fa: “Tu hai fondato il gruppo”», ricorda Jardine ridendo. «È stata la prima cosa che m’ha detto, manco m’ha dato il tempo di salutarlo. Gli ho risposto: “Sì, ma tu hai partecipato, anche tu ne facevi parte”. Non che avesse tutti i torti. Quando ci siamo incontrati per caso al college, all’epoca, sono io che gli ho detto: “Ehi Brian, dobbiamo formare una band, dobbiamo mettere su un gruppo”. E lui se lo ricordava».
Per Jardine, il fatto che Wilson abbia riconosciuto il suo ruolo nella nascita della band ha rappresentato una sorta di chiusura del cerchio. «Mi son detto: wow, vedi che qualcosa a che fare ce l’avevo anch’io, è un onore».
Wilson era malato, ma i due non pensavano che quello sarebbe stato il loro ultimo incontro. «Ero convinto che si sarebbe ripreso. È vero che aveva problemi coi livelli di ossigeno nel sangue, ma stava migliorando». Alla fine, dice Jardine, «è come se si fosse spento… Se n’è andato serenamente nel sonno e di questo sono grato».
Nel 2006 Jardine si è esibito con Wilson e la sua band solista impegnati a portare in giro Pet Sounds. I due hanno ripreso a suonare regolarmente assieme nel 2012. «Ricordo il primo concerto alla UCLA, mi hanno fatto una standing ovation solo perché ero salito sul palco. È stato quasi come essere tornati ai tempi dei Beach Boys. In un certo senso abbiamo ripreso esattamente da dove avevamo lasciato».
L’ultimo concerto di Wilson è stato nel 2022. Jardine ricorda che la salute dell’amico stava declinando. «Nell’ultimo tour non era certo espansivo. Non aveva più lo stesso slancio. Stava chino sul pianoforte, non era coinvolto fino in fondo. Si capiva che c’era qualcosa che non andava». Secondo Jardine, è successo dopo che Wilson s’è preso il Covid. «Quella è stata la fine, non è mai più tornato come prima».
Jardine sta lavorando a un tour coi membri della band solista di Wilson. Sperava anzi che l’amico potesse salire sul palco almeno per un concerto. Nel tour si sentiranno sia le grandi hit dei Beach Boys, sia brani meno noti tratti degli album successivi, tra cui il bizzarro The Beach Boys Love You del 1977. «Speravo che fosse lì per dare la sua approvazione».
Wilson, dice l’amico, non era “solo” un genio. Era oltre. «Ha inventato i Beach Boys, ha ideato uno stile musicale, era in grado di mettere assieme otto note in modo diverso. Poteva fare qualunque cosa e ogni volta era una gioia sentire i suoi arrangiamenti, anche se si trattava di pezzi semplici come Surfer Girl. Autore, arrangiatore, produttore, cantante: era tutte queste cose assieme. Ci ha lasciato un repertorio imbattibile che possiamo continuare a registrare, cantare e suonare per il resto della vita».