L’intelligenza artificiale rimpiazzerà il tuo dj radiofonico preferito? | Rolling Stone Italia
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L’intelligenza artificiale rimpiazzerà il tuo dj radiofonico preferito?

Speaker che lanciano i pezzi, parlano di musica, interagiscono coi radioascoltatori 24 ore su 24. Ci sono già i primi esperimenti. «La gente capirà quant’è spaventoso quando inizierà a perdere il lavoro»

L’intelligenza artificiale rimpiazzerà il tuo dj radiofonico preferito?

DJ Tori

Col suo piercing al naso, le ciocche di capelli blu e i tatuaggi che le ricoprono le braccia, DJ Tori è, come dice il suo capo, «la fantasia maschile su come dovrebbe essere una ragazza rock». È quindi teoricamente la persona giusta per sparare Pearl Jam, Shinedown o Stabbing Westward durante i turni notturni e del weekend in una stazione radio hard rock di Hiawatha, Iowa. Ogni tanto, Tori sbaglia a pronunciare il nome dei Live, facendolo rimare con “give”, oppure legge “feat” invece di “featuring”. Ma gli ascoltatori e la sua stazione, KFMW Rock 108, lasciano correre. DJ Tori difficilmente verrà licenziata essendo una creata interamente dall’intelligenza artificiale.

L’IA continua a infiltrarsi nel mondo della musica: false foto di rocker ricoverati in ospedale intasano Facebook, band artificiali come i Velvet Sundown finiscono su Spotify, un’artista R&B generata al computer, Xania Monet, ha piazzato persino un brano in classifica. La prossima frontiera è la radio. A seconda della persona con cui se ne parla, la radio alimentata dall’IA darà nuova energia a un media in difficoltà o al contrario finirà per togliere posti di lavoro e rompere il legame di lunga data fra ascoltatori e dj. «L’unica cosa che non hanno ancora sistemato è la cadenza e il nostro modo di parlare», dice Frankie Ross, veterano della radio che conduce The Wave. «Ma l’IA migliora ogni giorno e quando avranno risolto anche questo problema, molte persone perderanno il lavoro nel lungo periodo. Potrebbe finire che tutti i dj in onda saranno IA».

Lanciata l’anno scorso, DJ Tori è solo uno dei tanti esempi del modo in cui l’IA sta iniziando a insinuarsi nella radio e nei servizi simili. Su Spotify, DJ X vaga tra le code dello streaming e compila playlist in base alle abitudini di ascolto. L’anno scorso, Will.i.am ha lanciato RAiDiO.FYI, app interattiva con 10 canali musicali e con conduttori IA in grado di “conversare” con gli ascoltatori su vari argomenti. «Non voglio rendere la radio obsoleta, perché c’è ancora bisogno della radio tradizionale», dice Will.i.am. «Abbiamo bisogno di esseri umani che raccontano storie umane. Abbiamo bisogno di improvvisazione e del botta e risposta coi radioascoltatori sugli avvenimenti del giorno. Ma serve anche il nuovo. Nella radio tradizionale, il conduttore può parlare con una persona alla volta. Nella nostra radio può avere 1000 conversazioni contemporaneamente».

Lo scorso mese, veterani dell’industria radiofonica hanno annunciato il lancio di SonicTrek.ai, dove versioni IA di esperti di genere musicale trasmetteranno e parleranno di classic rock, country, alternative rock o hit contemporanee, con playlist pensate per specifiche aree geografiche. Parleranno anche di meteo ed eventi locali. «Non stiamo cercando di ingannare la gente», spiega Mike Agovino, cofondatore di SonicTrek.ai. «Spieghiamo subito che è IA. Offriremo contenuti capaci di interagire con gli ascoltatori uno a uno, 24/7, 365 giorni l’anno, con resistenza illimitata. Non lo puoi fare con conduttori in carne ed ossa, non puoi interagire col pubblico tutto il giorno parlando di artisti, di epoche musicali, dei migliori album di sempre o di qualunque altra cosa. È un elemento che la radio ha perso».

Negli ultimi decenni, il mondo della radio, un tempo potentissimo, ha dovuto fare i conti con ricavi in calo, licenziamenti (in aziende leader negli States come iHeartRadio e Audacy) e l’avvento del voice tracking, coi dj di una città che pre-registrano segmenti per un’altra per far risparmiare denaro. L’arrivo dell’IA ha ulteriormente scosso la comunità radiofonica. Audacy, che possiede più di 200 stazioni negli Stati Uniti, ha chiesto a un numero imprecisato di dipendenti che vanno on air di firmare un contratto in cui concedono «a tempo indeterminato» il diritto di creare «una rappresentazione elettronica generata al computer o una replica digitale che sia chiaramente riconoscibile come la voce o l’immagine del dipendente». Audacy ha rifiutato di commentare, ma secondo una fonte «non è politica dell’azienda clonare o replicare la voce di un talent senza il suo permesso, non ha alcuna intenzione di farlo senza un permesso» (SAG-AFTRA, il sindacato che rappresenta dj, attori, cantanti, ballerini e altri professionisti dello spettacolo, non ha commentato).

«L’IA è ancora un giocattolo, ma sta diventando una minaccia», dice un dj veterano che, come molti altri contattati da Rolling Stone, ha parlato solo a condizione di restare anonimo per timore di ritorsioni. «Le persone capiranno quanto è spaventoso quando inizieranno a perdere il lavoro».

Alcuni anni fa Hudson Hott, all’epoca una dj di punta della stazione rock di Los Angeles Alt 98.7, ha ricevuto una lettera in cui le si proponeva di trasformare la sua personalità e i suoi tratti in una versione IA. Hott non ha risposto, altri lo hanno fatto intravedendo del potenziale. Il primo dj IA generalmente riconosciuto è arrivato due anni fa, quando Ashley Elzinga, conduttrice in una stazione di Traverse City, Michigan, è stata contattata per replicare la sua voce in IA per KBFF di Portland, Oregon. Ha accettato dopo aver ricevuto rassicurazioni che la tecnologia non l’avrebbe sostituita. «Era pensata per migliorare il nostro lavoro», dice.

Con l’aiuto di RadioGPT messa a punto da Futuri, una delle principali aziende di contenuti IA, Elzinga ha iniziato a leggere prompt e a rispondere a domande del software. «È stato piuttosto impegnativo», racconta. «Voleva sentire l’inflessione della voce e la mia personalità, e ha iniziato a generare una versione di me. Poi si è trattato di affinare ogni inflessione e il modo in cui pronuncio le parole. La mia prima reazione è stata: perché suona così? Mi hanno detto che è perché ho un accento del Michigan. Che shock».

Quando AI Ashley ha debutato nell’estate del 2023, durante uno show di metà giornata, con la Ashley reale e quella IA a volte in onda insieme, Elzinga dice di aver capito che avrebbe potuto uscirne male come pioniera. Non aveva tutti i torti. «Non puoi replicare il tocco umano e la spontaneità», dice Hott. «Quando lavoravo a Los Angeles e c’è stato un terremoto, ero in diretta, l’edificio tremava e io urlavo. Chi era in auto sentiva che stavamo vivendo la stessa esperienza nello stesso momento. In una situazione del genere AI Ashley continuerebbe a parlare tranquillamente». Ma quando AI Ashley ha regalato biglietti per un concerto di Portland, gli ascoltatori non hanno sollevato obiezioni. «Erano entusiasti, come se stessero parlando con una vera personalità radiofonica», dice Elzinga. «Lo trovavano figo».

AI Ashley

La stessa azienda che ha lavorato su AI Ashley ha contattato anche Russ Mottla, direttore dei programmi della KFMW Rock 108 in Iowa. «I primi tentativi di replicare una dj donna erano tremendi. Era robotica». Dopo alcune modifiche, DJ Tori – nome scelto da Mottla – è migliorata e ha debuttato l’anno scorso con curiosità su band e dischi, facendo anche battute ammiccanti. «È pronta per il prime time? No, ma ci ha dato la possibilità di parlare di qualcosa di cui tutti parlano: una dj IA con cui fare promo scherzando su di lei. Per il pubblico, incarniamo una nuova tendenza. Ad alcuni piace, ad altri no. Ma ci stiamo ritagliando una posizione». Un’armeria locale, Midwest Shooting, è diventata sponsor e ha persino ospitato un’apparizione di DJ Tori in negozio: una sua foto attaccata a un manichino. Mottla insiste: «Non stiamo nascondendo alcunché al pubblico, ci stiamo divertendo».

A sua difesa, chi ha adottato o sta sperimentando l’IA sostiene che si tratta di una soluzione per le emittenti che usano show pre-registrati o che non possono permettersi dj di notte. Prima che DJ Tori occupasse il suo slot, quella fascia oraria su Rock 108 aveva solo musica e pubblicità, senza dj. «Ci sono sempre meno turni fatti in diretta», dice Dennis Elsas, veterano della radio nell’area di New York, oggi conduttore su SiriusXM e WFUV. «Più spesso che no, le ore dopo mezzanotte sono pre-registrate».

Agovino di SonicTrek.ai insiste che l’obiettivo della sua società non è «sostituire il dj di punta», ma concentrarsi sulle stazioni locali dei mercati più piccoli che usano feed satellitari o voice tracking per riempire la programmazione. «Abbiamo progettato tutto questo come strategia per le stazioni che, per varie ragioni, si sono allontanate dalle trasmissioni dal vivo e dal radicamento locale». Ma un altro dj veterano, commentando anonimamente i piani di SonicTrek, dice che «le città più piccole usano già programmi in syndication o non hanno nuove persone per coprire i turni, quindi non è una novità. Ma con la tecnologia che migliora e gli standard che si abbassano, non siamo lontani dal vedere qualcosa del genere anche nelle grandi stazioni. È inquietante».

«Fanno bene ad essere spaventati», sentenzia Will.i.am riguardo a chi teme l’arrivo dell’IA in radio. «Perché se l’IA fa qualcosa che può fare anche un umano, perché quella cosa dovrebbe continuare a esistere? L’intelligenza artificiale dovrebbe essere utilizzata nella radio tradizionali solo quando non è possibile far fare qualcosa agli umani».

Altri nel settore ritengono che i timori sulla morte del dj umano siano decisamente prematuri. «Il pubblico è sensibile alle sfumature della personalità più di quanto si pensi», dice Paul Anderson, agente di Workhouse Media che rappresenta numerosi conduttori radio e podcaster. «Le persone sviluppano relazioni reali con le loro voci preferite. E quando passi ore bloccato nel traffico, ascoltandole, cogli tutte le sfumature. Crolla tutto quanto se le persone scoprono che a parlare è un bot che tenta di replicare una personalità conosciuta». Anche Mottla, il capo umano di DJ Tori, lo riconosce: «Posso capire i dirigenti nei loro uffici che sbavano per queste tecnologie, ma le persone si affezionano ai dj. E questa è una cosa che non puoi creare con l’IA».

Alcuni nel mondo delle radio hanno tirato un sospiro di sollievo quando quest’anno AI Ashley è stata rimossa dalla programmazione. Secondo Dylan Salisbury, direttore della programmazione di Portland che supervisionava il progetto, AI Ashley non aveva portato «ad aumenti o cali marcati» degli ascolti, ma dopo due anni era arrivato il momento di chiudere l’esperimento. «Credo che la cosa abbia fatto il suo corso. L’abbiamo mandata in onda, ce ne hanno dette di tutti i colori, abbiamo difeso ciò che stavamo facendo e abbiamo convinto i colleghi e le altre stazioni a provarci. Sono contento di averci provato. Ma non so se col tempo una dj IA potrà mai avere un posto stabile in radio. Viviamo in una società a cui l’intelligenza artificiale piace, ma non quando si tratta di relazioni umane».

D’altra parte, la tecnologia sta progredendo molto velocemente e le voci IA stanno diventando sempre più «verosimili», come dice Agovino. Questo vale anche per DJ Tori. «Ora suona molto meglio rispetto agli inizi», conclude Mottla. «Se in 24 mesi si può fare un progresso del genere, non riesco a immaginare come sarà tra due anni».

Da Rolling Stone US.

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