Lady Gaga cancella R Kelly. È la scelta giusta? | Rolling Stone Italia
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Lady Gaga cancella R Kelly. È la scelta giusta?

Il duetto scompare anche dalle versioni in vinile e cd di 'Artpop'. Dovremmo essere in grado di distinguere l’opera dal suo autore. Se non siamo in grado di farlo, possiamo semplicemente ignorare quell’opera

Lady Gaga cancella R Kelly. È la scelta giusta?

Lady Gaga e R Kelly nel 2013 agli American Music Awards

Foto: Getty

Il futuro non è scritto, diceva Joe Strummer dei Clash. Per il passato ci stiamo attrezzando. L’11 novembre usciranno nuove edizioni in cd e vinile di Artpop, l’album del 2013 di Lady Gaga. Non conterranno Do What U Want, il secondo singolo tratto dal disco, un duetto con R Kelly scritto con DJ Snake, Tchami e DJ White Shadow. Nel ritornello, Gaga cantava in modo appassionato «fa’ quel che vuoi del mio corpo». Era una frase dal chiaro sottinteso sessuale, un’impressione rafforzata dall’immagine delle chiappe della cantante incorniciate da un tanga e piazzate sul copertina del singolo. Era in realtà anche una dichiarazione di resa vagamente masochistica alla curiosità morbosa della stampa: «scrivi quel che vuoi, di’ quel che vuoi su di me». Era una canzone controversa, così come lo era il video mai reso pubblico diretto dal fotografo Terry Richardson dove Gaga si toccava e dimenava coperta da ritagli di giornale e dove R Kelly e le sue sexy infermiere abusavano di lei, mentre si trovava sotto anestesia, in sala operatoria.

Nel frattempo, fra il 2018 e il 2019, il documentario della BBC Sex, Girls & Videotapes e la docuserie Surviving R Kelly hanno raccontato al pubblico il lato oscuro della vita del cantante di I Believe I Can Fly, accusato di pedo-pornografia e adescamento di minori. R Kelly si è sempre dichiarato innocente. Prima che fosse anche solo processato, l’ondata di indignazione ha travolto anche Lady Gaga per la scelta di rimanere in silenzio. Almeno fino al 10 gennaio 2019 quando la cantante ha annunciato via Twitter la decisione di eliminare Do What U Want dalla versione streaming dell’album. «Sto al 1000% con queste donne (le accusatrici, nda), credo in quel che dicono, so che soffrono e sono fermamente convinta che le loro voci vadano ascoltate e prese sul serio. Ciò di cui è accusato R Kelly è orribile e indifendibile».

Come se non fosse un’artista nel pieno diritto di scrivere di qualunque argomento e da qualunque punto di vista, come se non fosse una pop star che può sbagliare il tono di voce, Gaga chiedeva scusa per quella canzone scritta quando lei, a sua volta vittima di abusi sessuali, non aveva ancora elaborato il trauma. Da gesto pop provocante, Do What U Want era diventata nella lettura ex post di Gaga un errore ‘giovanile’, un tentativo maldestro di suonare ribelle, qualcosa di cui vergognarsi. «Mi spiace», scriveva, «sia per la scarsa capacità di giudizio, sia per non essermi espressa prima».

E quindi, d’ora in poi chi comprerà Artpop e lo ascolterà su Spotify non troverà Do What U Want. L’idea di emendare le creazioni artistiche da aspetti sgradevoli o ripugnanti è per lo meno discutibile. Un album è il prodotto delle circostanze in cui viene concepito e realizzato, nel bene e nel male. Manipolare un’opera artistica del passato secondo le informazioni che abbiamo oggi o per ragioni di tipo etico non ci rende migliori, finisce per nascondere la vulnerabilità e la fallibilità umana che sono parti integranti di ogni creazione artistica – a volte, sono quel che le rende interessanti, stimolanti, divisive.

I dischi e le scelte personali degli artisti che amiamo e che abbiamo amato in passato sono spesso al di sotto degli standard etici odierni. Cercare di cambiarle ci fa fare un piccolo passo in direzione del mondo immaginato da George Orwell in 1984.

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